Sicilia, viaggio e gusto: un trinomio tutt’altro che recente, ma rinfrescato e rivissuto dall’idea di un bartender locale, che guarda al passato per lanciare la miscelazione dell’isola nel futuro. Grand Tour Gin, dalla radiosa Taormina, si promette di conquistare l’Italia, e magari andare anche oltre.
A passeggiare per il centro di Taormina insieme a Christian Sciglio, sul Corso Umberto che da Porta Catania arriva fino alla salita per il Teatro Greco, si potrebbe impiegare un mezzo pomeriggio, con tutte le persone con cui si ferma a chiacchierare e scambiare saluti. Christian è nipote, figlio, fratello di questo spicchio di Mediterraneo leggendario, palcoscenico di vicende classiche e contemporanee che lui stesso conosce, celebra e adesso ha deciso di omaggiare. Già co-proprietario del Morgana, uno dei poli della vita notturna locale, Sciglio ha infatti lanciato la sua personale avventura di produzione: Grand Tour Gin, un sincero inno alla storia e alla materia prima di Taormina e della Sicilia tutta, con cui tornare ai fasti di secoli scorsi.
Erano tempi di ricerca culturale, umana e perché edonistica: una dolce vita itinerante che a queste latitudini vide un fiorire senza paragoni. Il Grand Tour fu al tempo stesso strumento e fuga, per i ricchi(ssimi) d’Europa che potevano dedicarsi al viaggio nel senso più profondo: quello della scoperta e dell’esperienza. L’Italia, con Venezia, Roma e il Sud fu meta per antonomasia, e Trinacria si rivelò luogo d’ispirazione per una lista senza fine di artisti, intellettuali, pensatori (Goethe, su tutti, si fece portavoce delle bellezze nostrane). Grand Tour Gin si pone lo stesso obiettivo, rispolverandolo e reinventandolo in chiave moderna: con l’eccellenza delle materie prime e la dinamicità della miscelazione odierna.
Macerazione e distillazione si susseguono, già di per sé soluzione innovativa: la prima permette al liquido di arricchirsi a pieno, la seconda separa le essenze più distintive. Ognuna delle componenti di Grand Tour Gin ha il timbro dell’isola, una carta d’identità che parla siculo e guarda al mare: la mela cola dell’Etna (un antico frutto endemico piccolo e molto saporito), il cappero di Salina, il pomodorino Pachino dalla provincia di Siracusa, e poi ancora l’ortica, le foglie di ulivo, la scorza del limone verdello. Ne deriva un prodotto insolito: pungente e lungo al naso, decisamente di carattere e peso, quasi viscoso al sorso.
La Sicilia sarà dunque la prima, naturale tappa dell’itinerario Grand Tour, che ha istituito un vero e proprio programma di ambassade disseminato per la regione: bartender che condividono la passione per il bello e per il nuovo, pronti a proporre la filosofia di Sciglio per conquistare l’isola: Isole Eolie (Therasia Resort con Pietro Guarrella), Taormina (San Domenico Palace a Four Season Hotel con Jury Romano e Dario Sgroi, Belmond Villa San’Andrea con Pietro Privitera, Circe con Damiano Cisca), Catania (Oxidiana con Francesco Giuffrida, Circus con Giovanni Torre, YOI food attitude con Giovanni Arcade, Santeria con Salvo Marletta), Cefalù (Neo con Jalel), (Palermo, Villa Igea a Rocco Forte Hotel con Vincenzo Ciaccio, Sartoria con il trio Ivan Geraci, Matteo Bonandrini, Fabrizio Candino), Messina (Marina del Nettuno con Christian Costantino), Capo D’Orlando con Massimo Vigorita, Ragusa Ibla (Officina 31 con Giuseppe Assenza), Ortigia (Barcollo con Andrea Franzò). Tappe da sogno e di sapore, per l’esperienza del viaggio vero, che potrà un giorno arrivare anche oltreconfine.
La miscelazione (gin tonic a parte, dove una tonica il più neutra possibile sarebbe la soluzione ideale) è una scommessa intrigante, per la quale sono stati chiamati nomi di riferimento del panorama nazionale, che in qualche caso hanno deciso di rispondere alla chiamata di casa. Dario Ponticello, Head Mixologist al Morgana e taorminese con il certificato, è infatti il Brand Ambassador di Grand Tour Gin; e soprattutto Paolo Viola, già noto a Milano e altrove (da poco entrato a far parte del team Diageo) è il Brand Manager. Grand Tour Gin si esalta in un Martini che non necessità neanche di garnish, data l’oleosità intrinseca delle erbe aromatiche, ribilancia un Negroni con un vermouth rotondo, e più in generale si presta alla sperimentazione. Come d’altronde i pellegrini del Grand Tour non vedevano l’ora di fare.