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Troppi interessi, molto diversi tra di loro, hanno messo in crisi il Consorzio dell’Asti docg da cui le società Gancia e Martini & Rossi (gruppo Bacardi) hanno deciso di uscire a far data dal 31 dicembre 2009 per intraprendere in modo autonomo un piano per lo sviluppo del prodotto Asti in Italia e nel mondo. Le due Case spumantiere, che avevano contribuito a fondare il Consorzio 77 anni fa, rappresentano attorno al 30% della produzione


Ecco il testo del comunicato congiunto delle due case piemontesi: “Martini & Rossi e F.lli Gancia, due storiche aziende titolari di una lunga tradizione nella valorizzazione dell’Asti spumante Docg. in Italia e nel mondo, ribadiscono la propria volontà di garantire all’Asti spumante, uno dei cardini del made in Italy, l’eccellenza d’immagine e la crescita di consumi di qualità che gli competono. Per poter facilitare e realizzare questo progetto, Martini & Rossi e f.lli Gancia hanno deciso di uscire dal Consorzio dell’Asti Docg a far data dal 31 dicembre 2009, intraprendendo in modo autonomo un piano per lo sviluppo del prodotto Asti spumante in Italia e nel mondo e alla tutela della filiera produttiva che ne costituisce l’origine e l’asse portante valorizzandone il suo territorio unico e distintivo”.

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Il consorzio, dopo aver appreso con rammarico dell’intenzione delle Aziende Martini & Rossi Spa e F.lli Gancia & C. Spa di rassegnare le dimissioni, ha ribadito: “Preferiremmo continuare insieme a sviluppare delle strategie di sviluppo per l’Asti nel mondo. Tuttavia il Consorzio conserva la piena rappresentatività di una larghissima parte della produzione e dei vigneti e pertanto continuerà ad interpretare il proprio ruolo di tutela della qualità, protezione e sviluppo della denominazione e del suo territorio, … la nostra prima preoccupazione va nella direzione di consolidare e portare… che possano migliorare sostanzialmente la conoscenza e l’immagine dell’Asti docg (per l’80% venduto all’estero)… L’Asti docg è diventato grande, fino a superare i 90 milioni di bottiglie, grazie allo spirito di collaborazione, inaugurato fin dagli anni ’70, con l’istituzione dell’accordo annuale interprofessionale che ha garantito l’intera filiera. Crediamo che questo sia il miglior modo per tutelare il lavoro di migliaia di famiglie delle province di Asti, Alessandria e Cuneo, che traggono sostentamento dalla coltivazione di uva per la denominazione Asti DOCG.»

All’origine delle divisioni, le critiche alla gestione dello stesso Consorzio, i costi troppo elevati per aderire, ma soprattutto i dissensi sulle campagne promozionali (molti soci hanno avanzato forti dubbi sull’uso dei 40 milioni di euro per le campagne promozionali, 27 dei quali ancora congelati) e l’impossibilità di far convivere sotto lo stesso tetto aziende con strategie commerciali opposte: ci sono aziende che svendono l’Asti nei discount ed altre che invece vorrebbero collocarlo sul mercato come un prodotto di prestigio. La prima azienda a rompere con il Consorzio dell’Asti è stata Fontanafredda che ha tutt’ora un progetto qualitativo molto elevato: vende infatti l’Asti a 15 euro la bottiglia.

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Nel Consorzio rimangono altri marchi significativi: in prima fila il colosso Campari (con il Mondoro, Riccadonna e Cinzano), la Bosca, la Sant’Orsola e una ventina di cantine sociali e singoli vinificatori, ma indubbiamente il Consorzio perde il suo ruolo di elemento unificante di tutto il mondo della trasformazione e di interlocutore privilegiato per il mondo della produzione astigiana .”I produttori seguono con apprensione la vicenda – ha dichiarato il responsabile del comparto vitivinicolo e vice Presidente della Cia regionale Dino Scanavino- . Il Consorzio è sempre stato un punto di riferimento per l’accordo interprofessionale che fino ad ora ha garantito non solo l’unità e l’equilibrio tra le componenti della filiera, ma anche lo sviluppo del comparto dell’Asti. Con la doppia uscita di scena si apre una fase di pesante incertezza. Andarsene è sempre un errore. Auspico che gli interessi dei viticoltori siano tutelati”.

+info: www.piemonte.cia.it/ciapiemonte/svl/documentiRead?doc_id=23953&tpl_id=7

I NUMERI DELL’ASTI DOCG
…Vendite 2008: sono calate del 4% a 75.4 milioni di bottiglie, pari a 565mila ettolitri di vino, il secondo miglior risultato di sempre, dopo il record del 2007 (591mila hl per 78.8 milioni di bottiglie).
…Vendite in Italia: nel 2008 sono scese del 13% a 13.6 milioni di bottiglie, a fronte di un calo del 2% delle vendite all’estero.
…Export: ormai l’82% delle spedizioni partono per l’estero. Asti Docg è una delle denominazioni più internazionali del vino italiano. L’Asti rappresenta il 36% del totale esportazioni di spumanti italiani
…Principali mercati: la Germania è il primo mercato per l’Asti, con 17 milioni di bottiglie, davanti all’Italia (tra i 13 e i 14 milioni), agli USA (ca. 10 m.ni bottiglie, ma in forte calo), alla Russia (8,6 m.ni bottiglie) e Gran Bretagna ( 5,6 m. bottiglie, in forte calo)
(+info: inumeridelvino.it/2009/12/produzione-e-vendita-di-asti-docg-aggiornamento-2008.html)

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