C’era una volta il mondo del bere forte, e oggi non c’è più. Eclissato da una cultura che demonizza l’alcol nelle sue forme più oltranziste, fino ad arrivare ai media che non gradiscono la parola “forte”, ha avuto la capacità di evolversi nel “bere generoso” andando ben oltre il compiacimento della moda semantica e delle paranoie che distinguono la nostra società. Questo mondo – che annovera le acquaviti, i liquori e alcune tipologie di vini – ha saputo innovarsi in un modo sorprendente negli ultimi lustri vincendo di fatto le resistenze opposte dal salutismo e dalla guerra indiscriminata agli alcolici, per quanto oggi registri una nuova recrudescenza.
Negli ultimi anni la naturale tendenza al miglioramento della qualità della vita si è fatta più potente e ha volto la prua alla ricerca di stili più rilassati e tranquilli, di un benessere frutto di un equilibrio interno alla persona e nel rapporto tra essa e l’ambiente, di un edonismo morbido con conseguente forte penalizzazione degli atteggiamenti aggressivi. In campo alimentare è migliorata la consapevolezza tra alimentazione e salute, sono state via via abbandonate regole troppo rigide, è aumentata la ricerca dell’equilibrio tra piacere e benessere con progressiva valorizzazione della componente culturale (apprezzamento di prodotti tradizionali propri e di altre popolazioni, della competenza in campo alimentare e soprattutto del bere, del valore della convivialità).
In questo contesto è variata la relazione con i prodotti: è stata favorita la qualità intrinseca rispetto all’immagine, si è esasperata la ricerca di prodotti capaci di produrre emozioni autentiche, è stato enfatizzato l’atteggiamento positivo nei confronti dei prodotti facili da reperire e da usare, nonché dotati della possibilità di permettere un transfert di cultura.
La nuova filosofia ha cambiato i connotati del benessere che ha assunto come valori il tempo dedicato a se stessi, la libertà (intesa come libera scelta di fare quello che si vuole abbattendo dogmi e contratti sociali, possibilmente senza entrare in conflitto con l’ambiente), la relazione con gli altri come fonte di approvvigionamento di affetto, calore e intimità.
Il cambio di filosofia ha avuto un fortissimo riflesso sulle attese sensoriali dei prodotti. A livello generale è aumentata la richiesta di tre caratteristiche:
- potenza: il passaggio dal light alla consistenza, allo spessore, alla struttura ben percepibile;
- perfezione: la ricerca di un nuovo equilibrio nella vita si è riflesso sulle caratteristiche dei prodotti premiando quelli di perfetta coerenza sinestesica (la risultante della percezione di stimoli diversi sia attraverso lo stesso canale sensoriale che attraverso canali differenti), assoluti nella franchezza e decisi nell’autenticità;
- profondità: il transito dal semplice/superficiale al complesso/profondo, con maggiore articolazione dei profumi e degli aromi. Volendo utilizzare una metafora musicale potremmo dire che, pur restando sempre nell’area della qualità, si è passati dal quartetto d’archi all’orchestra.
Volendo entrare più nello specifico possiamo dire che l’evoluzione delle attese sensoriali ha generato movimenti transitivi dall’austero al suadente, dal soffuso all’aroma deciso.
In questo contesto la grappa potrebbe segnare una nuova ripresa dentro e fuori dei confini italiani, ma è condizione essenziale adottare un nuovo paradigma comunicativo. E, soprattutto, occorre fare comunicazione.
Fonte: www.grappanews.com