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IL GRUPPO TCHIBO, PRINCIPALE PRODUTTORE DI CAFFÈ IN GERMANIA, DOPO I DELUDENTI RISULTATI DEL 2007, AVVIA UN PROGRAMMA DI RIVITALIZZAZIONE


Il gruppo Tchibo è il primo torrefattore in Germania ed è considerato il quinto più grande torrefattore nel mondo. E’ inoltre molto conosciuto in Germania ed in molti altri paesi europei per la sua articolata catena di coffee shop dove vengono venduti anche prodotti non alimentari a rotazione settimanale. Nel 2007 i ricavi netti sono calati a 3,6 miliardi di euro contro 3,9 dell’anno precedente, mentre l’EBIT è sceso a 110 mio euro contro i 166 dell’anno precedente. Il management ha avviato dei piani di razionalizzazione e rivitalizzazione che però stentano a decollare.

Tchibo è stata fondata nel 1949 ad Amburgo da Carl Tchilling-Hiryan e Max Herz e mantiene ancora la sua sede nella città del Nord. Tchibo è l’acronimo di Tchilling e Bohnen (fagioli, il che significa chicchi di caffè). Oltre a produrre caffè tostato, il gruppo tedesco ha sviluppato una grande catena di coffee shop, allargata ad altri prodotti non alimentari, che, con circa 1.000 unità di rivendite, rappresenta la più importante catena di coffee shop in Europa. Negli anni Novanta Tchibo ha cominciato a espandersi verso i paesi al di fuori della Germania, ed attualmente ha negozi in Svizzera, Austria, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e Turchia. Le sue marche di caffè sono vendute anche nei supermercati in Romania, Ungheria, Ucraina, Russia e Polonia.

A seguito del rallentamento delle vendite e dei profitti la società ha presentato a fine 2007 un piano di ri-orientamento per recuperare al più presto i suoi tradizionali punti di forza e di sviluppo. Per il calo delle vendite e dei profitti della Tchibo, i manager del gruppo tedesco, hanno dato la colpa ai discounter che con la loro aggressività sui prezzi hanno influito negativamente sulle vendite della loro catena di negozi, particolarmente per gli articoli non alimentari. Ma, secondo alcuni analisti, nonostante la razionalizzazione della gestione e la ristrutturazione della rete di negozi, il gruppo tedesco deve ancora lottare molto per cercare di rivitalizzare il proprio business.

Se si considera però che anche i discounter tedeschi hanno accusato cali di vendita sui prodotti non alimentari, la causa del calo di fatturato delle vendite Tchibo andrebbe ricercata altrove. In realtà da alcune parti si sollevano dubbi sul fatto che il modello Tchibo di combinare un’offerta di caffè con prodotti non alimentari possa essere ancora adatto per il 21.mo secolo. Forse potrebbe ottenere migliori risultati se il gruppo separasse i due business affrontandoli con politiche specifiche e su misura. Tchibo, in ogni caso sta cercando di rafforzarsi nei paesi dell’Est Europa, dove intende aprire 400 nuovi negozi nei prossimi 5 anni e ciò rappresenterebbe l’allargamento della rete esistente per oltre un terzo.

Fonte: www.datamonitor.com/industries/news/article/?pid=FAAAFEF1-D948-4053-9712-54106064BAAD&type=ExpertView
www.tchibo.com

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