Una guerra nel cuore dell’Europa, dopo l’attacco del 24 febbraio della Russia sull’Ucraina. Un conflitto che oltre alle preoccupazioni per la popolazione, si parla di circa 100.000 persone fuggite dalle loro case in Ucraina e diverse migliaia hanno lasciato il Paese come ha riferito l’Onu, porta inevitabilmente delle conseguenze economiche. Ora si guarda con attenzione alle prossime mosse di Vladmir Putin che sta puntando diritto verso la capitale Kiev per rovesciare il governo ucraino di Zelensky, ma anche al pacchetto di sanzioni senza precedenti che dovrebbero arrivare dopo i lavori del vertice straordinario dell’Unione Europea di ieri sera che colpiranno il 70% del mercato russo.
Secondo il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, si tratta di sanzioni massicce e mirate con l’obiettivo di indebolire la capacità di modernizzazione della Russia e bloccare l’accesso delle banche russe ai mercati finanziari europei, congelando gli attivi del paese in Europa. Sul tavolo dei ventisette leader europei sanzioni rilevanti che non dovrebbero toccare il gas russo, che rappresenta circa il 40% delle importazioni di gas per l’Europa con paesi dipendenti come Italia e Germania. Eviatata almeno per il momento anche l’uscita della Russia dallo Swift, il sistema internazionale di transazioni finanziarie. Ha parlato di sanzioni nel corso di un discorso alla nazione anche il presidente statunitense Joe Biden. Annunciati nuovi limiti alle esportazioni verso la Russia, con l’obiettivo di massimizzare l’impatto sulla Russia nel lungo periodo. L’impatto per l’economia statunitense e degli alleati sarà limitato, mentre sono è in arrivo il bando dell’export tecnologico. Nella blacklist altre quattro banche statali russe, con un impatto stimato in 3 trilioni di dollari. Nella giornata di ieri le borse europee hanno subito pesanti perdite sui mercati europei. In chiusura di seduta Milano ha registrato un -4,14% a 24.880 punti, seguito da Francoforte che ha perso il 3,98%, Parigi il 3,83% e Londra il 4%.
Tra le conseguenze dell’attacco della Russia all’Ucraina i prezzi del grano che sono cresciuti del 5,7% in un solo giorno raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9.34 dollari a bushel secondo l’analisi alla chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago, il punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole. C’è il rischio reale di speculazioni e carestie, l’aumento delle quotazioni delle materie prime secondo la Coldiretti, ha interessato anche i prodotti base per l’alimentazione degli animali negli allevamenti come la soia che ha raggiunto il massimo dal 2012 e mais che è al massimo da otto mesi. L’Ucraina ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo) mentre la Russia è il principale esportatore di grano a livello mondiale.
Preoccupa il fatto che le tensioni tra i due Paesi possano frenare le spedizioni dalla Russia e bloccare le spedizioni ucraine dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali con il rischio di inflazioni su beni di consumo primario. Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano. L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati.
Fari puntati anche sul settore vinicolo, visto che secondo i dati Istat elaborati da Federvini, la Russia rappresenta il decimo mercato del vino italiano, con un import di vini del belpaese nei primi 11 mesi 2021, a 152,3 milioni di euro, +20,7% sul 2020. L’Ucraina invece ha registrato importazioni per 57,4 milioni di euro. Numeri importanti senza contare il dato di dicembre, che visto il fine anno con i consumi di vini spumante rappresenta un dato significativamente importante. Incertezze sul comparto dell’export del vino italiano che destano non poche preoccupazioni, come riportato dalla testata WineNews nelle dichiarazioni di Vittorio Cino, direttore generale Federvini. “Sono mercati, in particolare la Russia, importanti e cresciuti negli ultimi anni. A fine anno ci sarà stato un interscambio, in termini di export di vini italiani, di 250 milioni di euro, due terzi dalla Russia e un terzo in Ucraina. Mercati significativi soprattutto per gli spumanti, che in Russia è uno dei prodotti di maggior successo”.