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Nel mercato del beverage l’orzo è più noto come il cereale da cui si ricava il malto per la produzione delle birre. ma è anche diffuso nella versione di orzo tostato (macinato o solubile) per la preparazione della omonima bevanda calda.

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Nella versione tostata l’orzo si è particolarmente diffuso nel periodo autarchico, precedente la Seconda guerra mondiale, come surrogato del caffè. Più in generale l’orzo tostato, in quanto non contiene caffeina, è un prodotto adatto ad essere consumato da chi desidera evitare l’effetto eccitante del caffè. Nel dopoguerra l’orzo si è affermato come modificatore del latte destinato alla colazione dei bambini ma nel proseguo si è avuta una estensione del target di consumo coinvolgendo anche un pubblico più adulto ed anziano, consolidando una posizione interessante all’interno del più ampio mercato dei preparati per bevande calde.

Ricco di antiossidanti l’orzo tostato è caratterizzato da proprietà antinfiammatorie e antisettiche, il caffè d’orzo è ideale come digestivo postprandiale. Infine, apporta un contributo importante di niacina, potassio e fosforo. Grazie all’assenza di caffeina e alla bassa acidità, il caffè d’orzo emerge come un’opzione ben tollerata per chi soffre di gastrite. E per motivi analoghi costituisce una scelta sicura per le donne in gravidanza e per chi soffre di pressione alta.

I NUMERI DEL MERCATO DELL’ORZO TOSTATO IN ITALIA

Categoria Vendite 2023 (Mni kg) Var. % Vendite in Volume Valori 2023 (Mni €) Var. % Vendite in Valore
Tot Orzo Tost. 5.73 -4,6% 60.5 7,4%
Orzo Solubile 3.16 -1,4% 39.8 9,3%
Orzo Macinato 2.41 -8,5% 9.2 2,8%
Orzo  Porzion. 0.16 +2,3% 11.5 8,4%

Fonte: Elaborazioni Coffitalia di Beverfood.com su dati IRI Italia

Secondo i dati IRI/Circana, le vendite di orzo e tostati naturali nei punti della distribuzione moderna (iper + super + superettes + discount) nell’anno terminante a dicembre 2023 sono state pari a 5,73 milioni di kg (in calo del 4,6% nella GDO) per un valore corrispondente di 60,5 milioni di € (in crescita del 7,4%). Il forte aumento dei prezzi ha frenato i volumi, ma il valore del mercato è cresciuto. Grazie alla sua maggiore praticità d’impiego, prevale la versione solubile (66% del totale valore), mentre il macinato vale solo il 15%, superato ora dal porzionato in cialde e capsule (19% del totale valore). Il prezzo medio si è ora portato a 10,5 €/kg con valori più elevati per il solubile.

Tenuto conto anche delle vendite nel retail tradizionale e delle vendite nell’Horeca (dove è diffusa anche la versione orzo & ginseng), il mercato totale può essere stimato sommariamente intorno a 8 milioni di kg per un valore intorno agli 85 milioni di €. Il prodotto è diffuso anche in versione “Orzo & Cacao” e “Orzo & Caffè” oltre che nella versione funzionale “Orzo & Ginseng” e “Cappuccino d’orzo”.

IL QUADRO COMPETITIVO

Leader di mercato è il brand Orzoro del gruppo Nestlé. Il lancio di Orzoro sul mercato risale al 1940 a cura della ditta “Ursina Franck”, industria di succedanei del caffè, che poi nel 1971 si fuse con il gruppo Nestlé; successivamente il marchio è stato ribattezzato come Nestlé Orzoro. Ma il gruppo produttivo più importante in Italia è Crastan, con ben due stabilimenti in Toscana, che produce sia a proprio marchio (Crastan, Orzo Pupo, …) sia a marchio di terzi (gruppi GDO e altre aziende). Crastan fa ora parte del gruppo bresciano Prontofoods. Il terzo marchio più importante del mercato è Orzobimbo, a suo tempo lanciato dalla Star, e ora in mano al gruppo Nutrition & Santé.

Fonte: Annuario settoriale  Coffitalia di Beverfood.com

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