Ha preso il via il ciclo di convegni che IEM – International Exhibition Management – ha organizzato in tre città italiane con lo scopo di incontrare le aziende del settore vitivinicolo e analizzare le dinamiche dell’export negli Stati Uniti, Paese che ancora oggi rappresenta il principale mercato per la produzione made in Italy. Il primo appuntamento, organizzato in collaborazione con il Consorzio Piemonte Land of Perfection, si è svolto presso la Vignaioli Piemontesi: un’occasione per riflettere sull’andamento di uno dei comparti di eccellenza del nostro Paese, ma soprattutto per approfondire con le oltre 50 aziende piemontesi presenti lo sviluppo del mercato americano e gli strumenti esistenti a supporto dell’export e della promozione dei propri prodotti nel Nuovo Continente.
Primi fra tutti i fondi della Comunità Europea OCM Vino, su cui si è concentrato l’intervento di Moreno Soster, Assessorato Agricoltura della Regione Piemonte. Ma anche i tour Simply Italian Great Wines, organizzati da IEM e accreditati presso gli operatori internazionali del settore come le più autorevoli ed efficaci occasioni per mettere in contatto aziende produttrici con addetti ed esperti locali secondo una formula di seminari e walk around tasting che ha decisamente incrementato non solo l’offerta dei prodotti italiani sui vari mercati, ma anche la domanda stessa.
“A differenza dei mercati asiatici, un mondo ancora da scoprire per il vino piemontese” – dice Andrea Ferrero, presidente Piemonte Land of Perfection – “i consumatori americani da anni conoscono, amano e bevono i nostri vini. Gli Stati Uniti restano uno dei mercati più importanti per l’export del vino italiano fuori dall’Europa. E’ importante dunque non andare in ordine sparso e capire come muoversi. Con Piemonte Land, per la prima volta, ci presentiamo uniti. Ma non basta: al mondo del vino servono, ora, ricerche di mercato e dati di marketing per capire quali strategie mettere in campo. Le risorse a disposizione dei singoli Consorzi non sono sufficienti a compiere questo tipo di analisi: occorre uno sforzo in più da parte degli enti e maggiori risorse da investire”.
L’appello lanciato da Ferrero trova riscontro nella relazione presentata nel corso del convegno da Geralyn Brostrom, esperta del mercato vinicolo USA e autrice del volume The Business of Wine: “Gli Stati Uniti sono un Paese complesso e frammentato. Dai tempi del Proibizionismo la regolamentazione per la produzione e vendita di alcolici è molto rigida. In aggiunta, ogni Stato possiede leggi e normative differenti, che talvolta vincolano la distribuzione del vino. Per le aziende straniere che si affacciano al mercato americano solo comprendendo le dinamiche e studiando in modo approfondito il territorio è possibile operare con successo, scegliendo con attenzione il partner locale”. Negli USA si è assistito a una costante crescita del consumo di vino negli ultimi 20 anni, dai circa 16 milioni di ettolitri nel 1991 agli oltre 30 milioni stimati per il 2016. Un dato nettamente in controtendenza rispetto ad altri mercati come Francia e Italia, caratterizzati in passato da elevati consumi, ora invece in calo. Gli USA assorbono circa il 13% del consumo globale di vino. Su 230 milioni di adulti, il 44% beve vino e il 25% (ossia circa 57 milioni di persone) lo consuma regolarmente. Si tratta soprattutto dei cosiddetti “baby boomer” – di età compresa tra i 49 e 67 – e dei “millennial” – tra i 21 e i 36 anni – che rappresentano la fascia in prospettiva più interessante per la continuità di crescita futura.
Sebbene gli USA siano la quarta nazione produttrice di vino, almeno un quarto del prodotto venduto nel Paese è importato. “Come detto” – precisa la Brostrom “il primato spetta all’Italia, soprattutto grazie al vino bianco, tra cui spiccano Pinot Grigio e Prosecco”. Nel corso del suo intervento la Brostrom ha inoltre evidenziato le tipologie di aziende che meglio di altre riescono a sfruttare le opportunità del mercato. “In un momento in cui le aziende cercano di superare la crisi puntando all’export” – precisa – “se da un lato le grandi possono assicurarsi la distribuzione per i grandi volumi prodotti e quelle di nicchia puntano su un prodotto esclusivo, per tutte le altre – di dimensione medio/piccola – è fondamentale raggrupparsi in reti d’impresa per affrontare il mercato americano così frammentato ma soprattutto per sfruttare gli strumenti a disposizione, quali appunto OCM o Simply Italian Great Wines”.
+info: Ufficio stampa IEM –