Da Pisa a Londra, da Londra all’Italia e ora chissà… Il barman toscano Leonardo Filippini ha lasciato Londra, ma soprattutto ha lasciato il celebre “Hotel Savoy” ed è in cerca adesso di una nuova avventura.
Bartender al “Beaufort Bar” dell'”Hotel Savoy” per tre anni (2017-2020), in piena emergenza Coronavirus il 27enne Leonardo Filippini ha dovuto dire “Goodbye” al Regno Unito ed è tornato nella sua Pisa in attesa di riprendere, post-Covid, il suo importante percorso di crescita personale e professionale. Proprio come da lui stesso raccontato in esclusiva a Beverfood.com, per una bella chiacchierata tra passato, presente e futuro, bilanci e nuove ambizioni, mixology italiana e londinese, e molto altro ancora…
Leonardo, partiamo dal principio: come inizia la tua storia nel mondo del bar?
“Sono entrato nel mondo del bar e della vita notturna a soli 15-16 anni. Ho iniziato come deejay, vista la mia grande passione per la musica, ma il mio primo vero lavoro dietro al bancone è arrivato al ‘Baribaldi’, locale nel centro della mia Pisa. Avevo voglia di misurarmi con una nuova esperienza all’estero, così dopo quasi un anno sono volato in Thailandia e ho frequentato la European Bartender School. È stata una bella avventura e, una volta tornato, il passo Londra è stato immediato. Era il novembre 2016, ho cominciato a lavorare per il ristorante stellato “Sketch” come Barback e, dopo circa dieci mesi, il 4 settembre 2017 mi sono spostato con lo stesso ruolo al Beaufort Bar del Savoy, uno dei più grandi hotel al mondo”.
Portaci, almeno virtualmente, dentro le mura dell'”Hotel Savoy”: in cosa si distingueva il tuo “Beaufort Bar” dagli altri bar presenti nella struttura?
“Innanzitutto, dentro il Savoy ci sono tre bar: l’American Bar, uno dei più longevi del mondo, il Beaufort Bar e un altro bar più piccolo chiamato Simpson’s. Il primo è il cocktail bar dell’hotel, ovvero l’hotel bar storico, col suo stile classico-moderno e i suoi circa 100 anni di vita, mentre il secondo ha una storia più recente visto che è nato appena dieci anni fa, a tema art déco. Il Simpson’s, cocktail bar dell’omonimo e famosissimo ristorante, si contraddistingue invece specialmente per la sua ampia selezione di gin”.
Cosa ha significato per te lavorare per un marchio così prestigioso?
“Molto, moltissimo. Diciamo che al Savoy ho rimesso la testa a posto (ride, ndr). Ho fatto vissuto tre anni ad altissimo livello, con una costante formazione umana oltre che professionale. Per questo dico che il Beaufort Bar è stata un’autentica palestra di vita, mi ha fatto benissimo… Quando sono entrato – come tanti – pensavo di sapere già tutto, ma una volta varcata quella soglia mi sono accorto infatti di non sapere nulla. Il servizio per il cliente, continui corsi di aggiornamento… Ho imparato più in questi tre anni che in tutto il resto della mia vita”.
Poi, cos’è successo?
“L’emergenza Coronavirus ha messo ovviamente in crisi tutto il settore, spiazzando un po’ tutti, e io ho deciso così di lasciare Londra e tornare in Italia. Pianificavo comunque di restare nel Regno Unito proprio fino ai 27-28 anni, perché sono una persona dinamica e ambiziosa. Non voglio fermarmi, ma continuare a crescere in Italia e all’estero”.
Il “Savoy” è ormai il passato, il futuro dove ti porterà?
“Oggi ci sono tante possibilità in ballo e sto facendo le mie valutazioni, tra Toscana, Italia più in generale ed estero. Posso dirvi che mi piacerebbe molto tornare a lavorare in una realtà legata allo street bar, seppur all’avanguardia, per applicare proprio quel bagaglio tecnico che mi porto dietro dalla città della mixology per eccellenza. Io resto positivo e non vedo l’ora di ripartire”.
Ma Londra è un capitolo chiuso?
“No, non escludo affatto un ritorno a Londra, perché non chiudo mai le porte a nessuno… Spero di poter trovare una bella realtà se un giorno dovessi tornare. Parliamo di una città sempre in movimento, con continue nuove aperture e nuove opportunità. Ma non è questo il momento di rientrare a Londra per me, magari fra qualche anno…”.
Tra gli obiettivi a breve termine, oltre a un nuovo impiego di alto livello, cosa ci mettiamo?
“Riprendere anche il discorso competition, appena ripartiranno ovviamente. Avevo tanti progetti e stavo spingendo molto da questo punto di vista. Quest’anno puntavo infatti a vincere la Tio Pepe Challenge e ad arrivare in finale UK alla Bacardi Legacy, così come con Patron. Adesso purtroppo è tutto fermo, ma tornare a competere sulla scena internazionale è sicuramente uno dei miei obiettivi appena riprenderà la tanto attesa normalità”.