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Crak Brewery

ha fatto incetta di medaglia Birra dell’Anno 2018 ed è stato premiato anche come migliore birrificio d’Italia, guadagnando un ottimo numero di medaglie e tre birre prime in classifica. Il birrificio di Campodarsego (PD), una realtà giovane ma in continua ascesa, è stato incoronato da Lorenzo “Kuaska” Dabove, beer taster di fama internazionale, durante la cerimonia di premiazione avvenuta sabato 17 febbraio.

 

Marco Ruffa di CrAk Brewery vincitori Birra dell'Anno 2018

 

Stravincono la Mundaka per le Session IPA, nata dalla fusione di luppoli americani ed europei, e la NeIPA DDH Amarillo per le New England IPA, un vero e proprio “succo di luppolo” con un double dry hopping di Amarillo. Conosciuto per essere tra i birrifici portanti nella scena brassicola per l’uso attento e originale del luppolo nelle sue produzioni, questa volta Crak si guadagna anche un podio nelle alte fermentazioni dal possente grado alcolico di ispirazione angloamericana, con la Cantina BV05, un English Barley Wine invecchiato 18 mesi in barrique di vino rosso, Borgo delle Casette, un blend di Cabernet Sauvignon con saldo di Franc e Carmenere, con fermentazione, maturazione e affinamento in botti di quercia per 18-24 mesi. Birra dell’Anno, ospitato dal Beer Attraction (17-20 febbraio, Fiera di Rimini), è giunto quest’anno alla tredicesima edizione ed ha decretato non solo il miglior birrificio d’Italia ma ha anche premiato le eccellenze nelle produzioni nazionali, distinte in ben 41 sezioni diverse. Il concorso, organizzato dall’associazione di categoria Unionbirrai, con il supporto di Italian Exhibition Group – Fiera di Rimini, si attesta come la più importante competizione italiana nel panorama della birra artigianale e si è avvalso di una giuria internazionale, composta da 84 esperti di settore e degustatori provenienti da tutto il mondo. I giudici, che si sono riuniti a Rimini per due intere giornate, hanno passato in rassegna ben 1650 birre partecipanti, circa il 20% in più della scorsa edizione, provenienti da 279 produttori in gara.

 

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I tre giovani soci di Crak Brewery – Marco Ruffa, Anthony Pravato e Claudio Franzolin – hanno mostrato un’enorme soddisfazione per il premio ottenuto, consacrazione di un lavoro fatto di passione e competenza. “Non ce l’aspettavamo, siamo veramente contenti – hanno dichiarato subito dopo la premiazione – Sicuramente il nostro è stato un lavoro incentrato sulla qualità. Anno dopo anno, giorno dopo giorno, abbiamo puntato a migliorare la nostra produzione. Sicuramente per il nostro team questo premio rappresenta una grossa spinta emotiva e soprattutto una bella soddisfazione”. A proposito del lavoro sulla qualità delle birre prodotte, Crak Brewery ha recentemente fatto un grande passo, che sarà anche uno dei progetti portanti per il futuro dell’attività: “Abbiamo investito sulle lattine, contenitori perfetti per mantenere le nostre birre luppolate. Siamo i primi in Italia ad avere un macchinario per inlattinare e nel 2018 sicuramente vorremmo puntare su questo”. La Mundaka ha vinto “alla prima cotta, nonostante la ricetta sia cambiata da Pale Ale a Session IPA”, mentre la English Barley Wine, la Cantina BV05, fa parte di “un progetto che portiamo avanti da quando abbiamo aperto il birrificio. Le birre barricate hanno bisogno di tempo, non bisogna avere fretta, escono un poco alla volta. Su di essa abbiamo lavorato molto e siamo davvero felici del risultato”.

 

 

“Quello di Crak Brewery è davvero un bel progetto – ha dichiarato Alessio Selvaggio, Presidente di Unionbirrai – e rappresenta il segnale che un giovane birrificio come il loro abbia saputo fare bene, organizzandosi in maniera adeguata per quelle che sono le esigenze del mercato di oggi”. Per il Presidente di Unionbirrai questa edizione di Birra dell’Anno ha consacrato molti birrifici storici, che hanno ottenuto buoni risultati, mentre “l’aspetto più singolare è rappresentato dalla buona percentuale di birrifici giovani che riescono a imporsi in diversi stili, sapendo partire con il piede giusto e realizzando grandi birre”. Con la chiusura della XIII edizione di Birra dell’Anno è anche tempo di tirare le somme: “Quest’anno – ha continuato Selvaggio – il concorso ha visto un aumento sensibile delle birre iscritte. Questo è sintomo che l’attendibilità che ha il concorso stesso continua a costituire l’arma vincente per la credibilità dei risultati”. Tanti fattori costituiscono il consenso della manifestazione, dalle persone che lavorano per far sì che tutto sia perfetto, fino alle continue migliorie apportate, anno dopo anno: “Per questa edizione – ha continuato Selvaggio – abbiamo aumentato le categorie di stili a cui poter partecipare, per soddisfare la gamma d’interesse dei birrai italiani, aggiungendone 11 rispetto allo scorso anno. Gli Unionbirrai Beer Taster, ovvero le persone che formiamo con una cultura professionale sulla degustazione della birra artigianale, sono stati fondamentali, con il loro lavoro svolto in maniera rapida e puntuale. Abbiamo inoltre creato ulteriori sinergie con i giudici esteri, che vengono praticamente da tutto il pianeta. Anno dopo anno puntiamo a migliorare il concorso, che sta ricevendo sempre più consensi e interesse”.

 

+INFO:

www.unionbirrai.it

 

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