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Il Club del Buttafuoco Storico compie 26 anni, tra novità e radici


Un quarto di secolo. Più uno. Il Club del Buttafuoco Storico festeggia in grande il suo ventiseiesimo compleanno, tornando finalmente in presenza a parlare della sua storia e delle sue novità.



Il 7 febbraio del 1996 si riunivano i magnifici undici: Bruno Barbieri, Davide Brambilla, Giuseppe Calvi, Valter Calvi, Claudio Colombi, Ambrogio Fiamberti, Stefano Magrotti, Franco Pellegrini, Andrea Picchioni, Umberto Quaquarini e Paolo Verdi, gli alfieri dell’Oltrepò Pavese che decisero di unire le forze per tornare a valorizzare il loro territorio e i prodotti da questo offerti. Fu un impegno di studio e ricerca, sotto il vessillo oggi inconfondibile del veliero che naviga col vento in poppa, per ricreare un vino che aveva fatto la storia e che oggi è tornato a giocare un ruolo da protagonista nel panorama enologico nazionale: sono diventati diciassette i viticoltori associati, e nella serata di celebrazione, al T4 Bistrot di Milano, sono stati presentati i due nuovi membri del Club.

La bottiglia celebrativa dei 25 anni del Club del Buttafuoco Storico

Si tratta dell’Azienda Bruno Verdi di Paolo Verdi, in realtà già tra i fondatori del Club a suo tempo, e rientrato dopo aver destinato una vigna al Buttafuoco Storico; e della Società Agricola Quarti Due. È un messaggio di consolidamento e lavoro per progredire, come quantità (al momento 90mila bottiglie l’anno) ma soprattutto come qualità e presenza, di un prodotto che, come descritto dal presentatore Gerry Scotti (produttore e ambasciatore del Buttafuoco Storico), “ha davanti a sé la strada e le potenzialità per crescere e continuare a regalarsi soddisfazione”. Soprattutto grazie alla fortissima tipicità, che si ritrova immediatamente nell’uvaggio: 50% Croatina, 25% Barbera e il resto composto da Uva Rara e Ughetta di Canneto.

Gerry Scotti (dx) con il presidente del Club, Davide Calvi

Storicità e futuro, che si ritrovano nella cena degustazione, che si discosta dai tradizionali abbinamenti con prodotti locali. Lo chef Nicolas Baglione propone cinque piatti, abbinati a diverse annate di Buttafuoco Storico, ciascuna a suo modo esaltata dalle proposte gastronomiche che marcano una chiara linea umami, come descritto dallo stesso chef. Acidità, sapidità e picchi di intensità che vanno a incastrarsi con le ruvidità del Buttafuoco Storico, esempio di carattere, struttura, frutto: sono ricette orientaleggianti e d’impatto sensoriale, figlie dell’esperienza internazionale del cuoco e della voglia di riscattare la contemporaneità del Club.

Ingresso con insalatina di puntarelle e fegatini di pollo, con tartufo nero pregiato, abbinata all’annata 2017, decisa e persistente. Più complesso il gioco di contrasto tra la tartare di bufala con burro al gorgonzola stravecchio (dolce e piccante al tempo stesso) e l’annata 2012. Il primo è un risotto cacio e pepe cotto nel brodo di ricciola con tartare di gambero rosso del Mozambico, lime e the macha, forse un po’ indietro di cottura e mantecatura, di aromaticità interessante, con l’annata 2007 che si evolve egregiamente dopo pochi minuti nel calice. Poi una bavetta di Black Angus con cime di rapa al tamarindo e colatura di peperone e miele, godibile, abbinata alla potente con annata 2001. Chiusura con cioccolato fondente belga con “non mousse” e tre consistenze di passion fruit, accompagnato dal Buttafuoco Storico Chinato.

C’è infatti aria nuova anche sul fronte della produzione: due linee di sviluppo introdotte nel 2022, che vertono su proposte storiche e preziose. Due grappe (una bianca e una invecchiata) e appunto l’eccellente Buttafuoco Chinato Storico, forte di sette mesi di affinamento, superbo esempio di bevuta tradizionale con note mentolate e tostate che si intersecano amabilmente. Un compleanno che sa di promessa, dandosi appuntamento al 2023 con fiducia e voglia di fare ancora meglio.

I membri del Club del Buttafuoco Storico

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