L’edizione 2015 del dc campus, l’annuale appuntamento che Dalla Corte macchine espresso rivolge ai baristi e agli operatori del mondo del caffè di ogni parte del globo, è stata davvero speciale. Ha mantenuto le parole d’ordine live/learn/share, ma è andata oltre il confronto tra concorrenti in vista delle finali mondiali, per affrontare una presa di contatto più ampia e globale con il mondo del caffè e la realtà che lo circonda.
L’appuntamento non è stato presso lo stabilimento di via Candiani a Milano, ma letteralmente dall’altra parte del mondo: in Indonesia, a Medan, capoluogo della provincia settentrionale di Sumatra. Tra il 23 e il 24 aprile oltre cinquanta partecipanti si sono ritrovati al Danau Toba Hotel, nel cuore della città che ospita uno dei simboli dell’Orang Utan Coffee Project, realizzato dalla fondazione svizzera Pan Eco al fine di salvaguardare gli animali e il territorio dalla progressiva opera di deforestazione realizzata per fare spazio alla coltivazione delle palme da olio e agli insediamenti urbani. Un alleato prezioso per la conservazione della foresta tropicale di Sumatra, dunque dei pochi orangutan sopravvissuti, è stato individuato nell’agricoltura sostenibile e biologica di un caffè arabica di qualità che contribuisce al mantenimento della foresta primaria. Dalla Corte ha dato il suo contributo alla realizzazione di questo importante progetto, realizzando l’Orang Utan Coffee Lab, un centro di formazione e di supporto per gli agricoltori coinvolti nel progetto di produzione di caffè biologico. Ed è da qui che ha preso il via l’avventura del “dc campus goes to Sumatra”, sotto gli occhi vigili di Regina Frey, co-fondatrice del progetto che segue con grande partecipazione, e di Diana Kosmanto, guida e organizzatrice infaticabile.
Oranghi salvati e cupping
Sabato 25 aprile si parte alla volta dell’Orangutan Medical Quarantine, a pochi chilometri da Medan. Qui si trovano numerosi orangutan che sono stati salvati dal fuoco e dalle conseguenze della deforestazione, che priva gli animali dell’habitat naturale, impedendo loro di vivere sugli alberi e costringendoli a terra, dove cadono più facilmente vittime dei predatori. Con naso e bocca coperti da mascherine, li abbiamo visti ospitati in ampie gabbie dove vengono curati e recuperati alla socialità e alla vita sugli alberi. L’obiettivo per la maggior parte di essi è la messa in libertà nel loro ambiente naturale, una volta recuperate energie, capacità e sicurezza. Ai più sfortunati, a chi ha subìto un trauma profondo, viene dato un supporto personale, con tutor che li guidano al recupero del movimento e danno loro quel “calore” del quale sono stati privati prematuramente e troppo a lungo. Con gli occhi pieni delle immagini dei giochi e dei movimenti appena visti, si prende la via alla volta dell’Orangutan Coffee Lab, un centro di formazione e di supporto per gli agricoltori coinvolti nel progetto di produzione del caffè biologico che Dalla Corte ha attrezzato con una macchina Evolution a tre gruppi, una “mini” e due grinder dc one. Oltre alle apparecchiature, fornisce formazione e consulenza ai produttori con i suoi dc coffee pro: è un modo molto pratico di aiutare questa realtà a crescere e affrontare il mercato internazionale, al quale il caffè di Sumatra si può rivolgere grazie alla sua alta qualità in tazza. Qui si svolgono sessioni di cupping di caffè di diverse varietà e provenienze del nuovo raccolto, che è avvenuto tra marzo e aprile, scoprendo le differenze che diverse condizioni, come l’altitudine o il posizionamento vicino alla foresta o tra alberi da frutto, conferiscono al gusto del prodotto finito.
Il fascino della foresta
Si parte alla volta di Butik Lawang, nel cuore dell’Isola. Lungo il percorso di circa tre ore, colpisce la presenza di immense distese di palme da olio, cresciute a discapito di numerosi ettari di foreste tropicali, con la perdita dell’habitat naturale per molte specie animali e la riduzione della biodiversità. Sotto di esse il terreno è particolarmente arido e non dà spazio ad alte colture. Il paesaggio cambia decisamente quando si raggiunge l’Ecolodge di Bukit Lawang. È una vera esplosione di piante e fiori, di colori ed anche dei suoni dei suoi abitanti: tanti uccelli, insetti ed altre presenze che via via si faranno notare. A cominciare dalle scimmiette che fanno oscillare in modo notevole i rami spostandosi tra gli alberi. Ma più tardi sarà un coccodrillo ad attraversare la strada! È una terra rigogliosa, piena d’acqua, fauna, flora…. un posto fuori dal comune. Il rispetto per l’ambiente, la riduzione degli sprechi e il riciclo sono protagonisti, a cominciare da singolari “lampade” fatte con bottiglie di plastica. Nel pomeriggio si svolge il primo workshop articolato in tre grandi tematiche: le tecniche di brewing, la latte art e il coffee in good spirits; riscuotono particolare successo i primi due, molto seguiti. In serata, si gode il fresco in riva al fiume, al suono della chitarra. L’indomani è la giornata dell’auspicato faccia-faccia con gli abitanti della foresta, in cui ci si addentra in piccoli gruppi, al seguito di guide esperte che mostrano ogni dettaglio: gli alberi incisi dai quali gocciola il caucciù, gli alberi del cacao con i frutti in via di maturazione, le liane che aiutano le scimmie nei loro spostamenti, nidi di termiti di cui gli orsi – che hanno lasciato sui tronchi i segni del loro arrivo – sono ghiotti. Finalmente tra i rami qualcosa si muove: tutti i nasi sono in su, quando si intravvede la sagoma rossiccia di un orango. È un esplodere di scatti fotografici e di stupore. Passa anche una mamma col suo piccolo; in alcuni momenti sono molto vicini. Sono più disinvolte e si avvicinano senza timore le scimmiette …. con il dorso grigio e la pancia bianca, protagoniste di foto e selfie. L’occhio ha ormai imparato a riconoscere i movimenti e, camminando nella foresta, proseguono gli avvistamenti, sempre accompagnati da entusiasmo e sorpresa. Al rientro si avrebbe voglia di ripetere un tour davvero magico! Il meritato riposo, quindi di nuovo alle prese con workshop alla macchina espresso o con V60 ed altri metodi, ibrik compreso. Si ascolta, si partecipa, si prova, al ritmo ben noto a chi frequenta il dc campus: “live/learn/share”.
Fratelli elefanti
Martedì 28 si apre con una mattinata di relax. A pranzo con le immancabili portate a base di riso bianco, verdure, pollo, uova, “nuvole croccanti”, salse e tanta frutta, quindi si parte alla volta di Tangkahan. Di nuovo è lo spettacolo triste delle palme a dominare la scena; si incontra anche un’area da poco fatta bruciare per fare spazio alla monocoltura e tanti camion carichi di grappoli di frutti della palma, che, una volta colti, devono essere immediatamente portati allo stabilimento per la lavorazione. Il cuore si allarga quando la monotonia della palma lascia di nuovo il posto alla ricchezza di forme e colori della foresta, al cui interno si insinua un reticolo infinito di fiumi. Ed è uno di questi ad attendere la comitiva al suo arrivo: una chiatta trasporta una decina di persone fino alla metà circa del canale; dopo di che è il momento di immergersi fino al ginocchio e camminare nell’acqua fresca del fiume per raggiungere la riva. Questo nuovo Jungle Lodge ha un’impostazione più “selvaggia” del precedente. Le camere sono spartane e si cura con particolare attenzione la giusta disposizione della rete che si apre sul letto e protegge il sonno da insetti e animali. Il mercoledì si apre con una colazione gustosa e insolita: una nutriente crepes di banane. Quindi si riprende la via del fiume per attraversarlo e dirigersi verso la zona in cui si trovano gli elefanti. Sono anch’essi animali che hanno rischiato di essere uccisi nel corso del disboscamento, che oggi vivono a strettissimo contatto con chi li ha salvati. Gli amici dalla memoria lunga sono più che mai collaborativi: la mattina si apre con un buon bagno al quale segue la “strigliata” alla quale sono invitati a contribuire i visitatori ai quali viene consegnata una spazzola, infine “colazione”: le proboscidi prelevano dalle mani frutti e pezzi di bambù. Foto di rito, quindi alcuni fortunati sono selezionati per un tour di un’ora circa a dorso di elefante. Concluso il pranzo si raccolgono i bagagli (le capienti sacche nere numerate fornite alla partenza stanno mostrando la propria praticità e resistenza) e si torna al “via”, a Medan.
Sulle vie del caffè
A Sumatra un viaggio di centro chilometri si può svolgere in più ore, a causa del traffico delle grandi città o del cattivo stato delle strade, lo abbiamo già verificato. I circa 500 odierni – è il 30 aprile – richiederanno molto tempo. Raggiunto l’aeroporto si vola fino a Lhokseunawe quindi, suddivisi in equipaggi di 4-5 persone ci si distribuisce in 12 fuoristrada per arrivare a Takengon, nella parte settentrionale dell’isola. Si giunge che è ormai pomeriggio inoltrato, mentre è in corso un grande incendio che interessa alcune case in legno, di cui non si salverà alcunché: il giorno dopo raccoglieremo dei soldi per contribuire alla ricostruzione. La struttura che ci ospita, l’Hotel Mahara, ha un’architettura singolare: si sviluppa su pianta rettangolare e l’area comune dei tre piani sui quali si aprono le stanze, si affaccia su uno specchio d’acqua posto a piano terreno, senza alcuna copertura. All’ultimo piano, l’ampia sala colazioni, la sera diventa il dc bar, dove i campioni di coffee in good spirits danno prova della propria bravura, dispensando piacevoli drink. Sabato 1 maggio, un breve spostamento permette di raggiungere la “hulling” station, dove il caffè giunge spolpato e lavato, dopo una breve fermentazione e una prima asciugatura (giunge con un’umidità del 36% circa). Rimane steso al sole fino a quando scende al 13% circa, quindi viene effettuato lo sgusciamento, che toglie il pergamino e la pellicola argentea. Segue una cernita densimetrica, in base al peso dei chicchi, infine il caffè viene posto nei sacchi (seguiranno altri controlli). Durante la visita, giungono al centro di raccolta “sidecar” con sacchi di caffè portati dai singoli farmer. Ma è a WinBersih, che raggiungiamo dopo un nuovo spostamento in auto, a 1300 metri che il caffè diventa Orang Utan Coffee. Qui si trovano i primi “orangutan farmers” certificati nel 2014, tali in quanto seguono un protocollo dettagliato che indica le cure da dedicare al caffè da coltivare con metodo organico, e al contempo richiede il rispetto della foresta, indispensabile per la crescita della coffea e per il mantenimento il salute di un ambiente unico. Qui mediamente lavorano 5 persone (una famiglia) per ettaro; la cura delle piante è costante e prevede il taglio dei rami che crescono verticalmente, affinché non venga sottratto nutrimento agli altri: questo conferisce un’insolita forma “cadente”.
Le piante vivono circa 25 anni e le giovani vengono messe a dimora accanto alle più vecchie affinché, quando queste ultime giungeranno alla fine del loro ciclo di vita, non si debba attendere la crescita delle nuove. La raccolta è effettuata manualmente con il picking, cogliendo le ciliege mature una ad una: un braccialetto rosso al braccio dei lavoranti aiuta a individuare il giusto grado di maturazione. Il caffè raccolto viene portato alla stazione di lavaggio e controllato: se ben raccolto può diventare Orang Utan coffee. Quindi si procede alla spolpatura, al lavaggio e a una fermentazione di circa 10 ore in sacchi con poca acqua. Muniti di appositi sacchi ci uniamo al lavoro di raccolta (quanto siamo lenti rispetto a chi ha mano ed occhio esperto!) e seguiamo ogni fase della lavorazione. A pranzo ci attende il primo piatto di pasta del nostro viaggio: dopo giornate di riso è un sogno! Durante la pausa un gruppo di bambini diventa oggetto di attenzione e di gioco: sorridono, replicando lo sguardo luminoso che sempre abbiamo trovato sui visi di grandi e bambini, uomini e donne. Tornati a Takengon ci si riunisce per una sessione di cupping con cinque caffè di diversa provenienza: l’Orangutan si distingue per il buon corpo e un’acidità piacevole che si stempera in una nota dolce finale. La nuova giornata si apre con un lungo viaggio su strade dissestate che – come già ieri – si immergono nella foresta, facendo dimenticare il triste spettacolo delle palme. Ci dirigiamo all’Umami Isaq, di nuovo a 1300 metri, ma posto a oriente, vicino al mare. La piantagione è piccola – poco più di un ettaro – e molto isolata; qui il raccolto è ormai giunto alla fine. Ci uniamo nuovamente al picking e alle successive lavorazioni del caffè. Tornando alle auto, colpisce il panorama verdissimo, attraversato da tanti rigagnoli d’acqua e suddiviso in piccoli appezzamenti di terreno dalle forme precise, in cui si coltiva il riso. A Takengon una nuova sosta per porre la prima pietra di quello che diventerà un laboratorio di studio e lavorazione del caffè, con annesse camere per ricevere gli ospiti.
Un’avventura fantastica
Al risveglio a Takengon il 3 maggio c’è una sola grande consapevolezza: il tour tra le meraviglie dell’Orang Utan Project è ormai concluso. È una giornata di viaggio piena a riportarci a Medan dove, dall’indomani, prenderà il via il susseguirsi delle partenze per i diversi luoghi di destinazione. Non è facile lasciarsi dopo un’esperienza così intensa e una convivenza piacevole e costruttiva. Sacche in spalla ci si allontana con la certezza di avere vissuto un’esperienza unica e la speranza di potersi ritrovare per un nuovo dc campus in terra di Sumatra.
+info: – www.dallacorte.com/
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO E ALTRE NEWS DALLA CORTE
dc campus goes to Sumatra – an Unforgettable Educational Experience
The 2015 edition of the dc campus, the annual event organised by Dalla Corte and destined to baristas and coffee professionals from all over the world, proved special. It certainly maintained its live/learn/share motto and trained competitors for the future world finals, but also gave its participants the chance to get in a wider, deeper contact with the world of coffee. In fact, this year’s edition did not take place in via Candiani, Milan, but literally at the other part of the world – in Medan, Indonesia, capital of the North Sumatra province. On April 23 and 24, over fifty participants met at the Danau Toba Hotel, in the heart of the city. Here, the Swiss organization PanEco started the Orang Utan Coffee Project to preserve land and animals from increasing deforestation caused by oil palm cultivations and urban settlements. In fact, sustainable, organic Arabica coffee growing has been recognised as a valid means for maintaining the primary forest and therefore the tropical flora/fauna. Dalla Corte joined the project by creating the Orang Utan Coffee Lab, a training and support centre for the farmers involved in organic coffee farming. Moreover, here is where the “dc campus goes to Sumatra” started, carefully supervised by Regina Frey, co-founder of the project, and Diana Kosmanto, tireless guide and organizer.
Rescued Orang-Utans and Cupping Sessions
On Saturday, 25 April we leave for the Orang-utan Medical Quarantine, a few km away from Medan. The Centre hosts several orang-utans rescued from fires and deforestation, which deprive animals of their natural habitat, preventing them from living on trees and thus forcing them to live on the ground, where they are more exposed to predators. We are asked to put masks on our faces and then start the tour of the Centre, where orang-utans live in wide cages. Here, they are healed and reintroduced to sociality and to life on trees. Most of them will be released into their natural habitat once their energies and skills are back. The unluckiest – those who have suffered more severe traumas – are given personal support by tutors who guide them in improving their movements and give them the warmth they were deprived of too early and for too long. With this touching experience in our minds, we leave for the Orang Utan Coffee Lab, a training and support centre for organic coffee farmers that Dalla Corte equipped with a three-group Evolution machine, a mini espresso machine and two dc one grinders. Besides, Dalla Corte has been providing coffee producers with advice and training by means of its dc coffee pros – it is an extremely pragmatic way to help farmers grow and cope with the international market (since the high-quality Sumatran coffee can certainly access such market). Moreover, here is where many cupping sessions take place, during which xperts can taste the fresh crop (coffee picked between March and April) of many coffee varieties and origins, and spot the differences in final taste caused by different growing conditions, such as altitude or place of cultivation (next to the forest or among fruit trees, for example).
A Fascinating Forest
We leave for Butik Lawang, in the heart of the Island. During our three-hour journey, we are struck by the immense oil palm stretches replacing the tropical forest, where the natural habitat of many animal species has been destroyed and biodiversity considerably reduced. The soil beneath the palms is particularly dry and is not suitable for any other cultivation. The landscape changes dramatically as soon as we get to the Ecolodge in Bukit Lawang – it is an explosion of plants and flowers, colours and sounds. There are many birds, insects and other presences, such as the monkeys that make the branches swing wildly when moving from one tree to another. Later, we even see a crocodile crossing the street! It is a luxuriant land, rich in water, fauna and flora… a unique place indeed. Respect for the environment, waste reduction and recycling are the main topics here – even the lamps are made with plastic bottles! In the afternoon, we attend the first workshop, which covers three big topics: brewing techniques, latte art and coffee in good spirits; the first two are especially successful. At night, we enjoy some fresh air and the sound of a guitar at the riverbanks. On the next day, we meet the forest inhabitants. We enter the forest in small groups and follow expert guides, who make us notice every single detail we pass by: rubber dripping from cut trees, cocoas trees with their ripening fruits, lianas helping monkeys in their movements, termites nests that are bears’ favourite food. Finally, something moves among the branches. We all look up and barely see the reddish shape of an orang-utan. It is an explosion of photo-shoots and amazement. An orang-utan mum and her baby pass by and get very close for a moment. Monkeys – more cheeky and fearless – get closer and become ideal photo-shooting subjects. We have learnt how to recognize the animals’ movements, so we walk through the forest and keep spotting them with wonder and enthusiasm. As we go back, we all think we would love to make such a magic tour again and again! After a well-deserved rest, we attend a workshop focusing on the espresso, V60 and other brewing methods, such as Ibrik. We listen, participate and try, keeping in mind the well-known motto “live/learn/share”.
Brother Elephants
Tuesday, 28 April starts with a relaxing morning. We have lunch with the usual courses based on white rice, vegetables, chicken, eggs, sauces and fruit, then leave for Tangkahan. Again, the trip is characterised by the sad landscape of the palm trees; we also travel through an area that has recently been burned to make room for monocultures and see trucks carrying palm fruits to the processing plant. We sigh with relief when the monotony of palm trees gives way to the richness of shapes and colours of the forest, criss-crossed by an infinite network of rivers. We get to a river. Here, a barge carries us halfway across it, and then we have to get off and walk to reach the opposite bank, with the fresh water up to our knees. This new Jungle Lodge is certainly wilder than the previous one. Rooms are basic and the net protecting our sleep from insects and other animals is accurately positioned over our beds. Wednesday starts with a tasty, unusual breakfast: a nutritious banana crepe. We reach the river, cross it and head to the elephants’ area. Just like orang-utans’, elephants’ lives are put at risk by deforestation as well, so now they are living very close to the people who rescued them. Elephants prove very collaborative: the morning starts with a good bath, followed by currying – we are given a brush and invited to join this morning habit. Finally, it is breakfast time and we feed these huge animals with fruit and bamboo. We take many pictures, then some lucky people have the chance of going on a brief tour on the elephants’ backs. After lunch, we gather our baggage (the capacious, numbered black sacks the organisation provided us with at our departure start to show their resistance and usefulness) and go back to Medan.
Coffee Roads
As we have already experienced, a 100 km journey in Sumatra can take many hours, due to the traffic of the big cities or to the bad road conditions. Today, April 30, our 500 km journey takes very long. We get to the airport and fly to Lhokseunawe. Here, we divide in groups of 4-5 people and travel in jeeps to get to Takengon, in the northern part of the Island. We arrive in late afternoon and find some wooden houses on fire. Nothing will be preserved: the following day, we decide to collect some money to contribute to their reconstruction. The building hosting us, Hotel Mahara, has a peculiar architecture: it has a rectangular base and three floors overlooking an uncovered pool on the ground. At night, the wide breakfast room on the top floor turns into a dc bar, where coffee in good spirits champions prepare tasty drinks, showing their skills. On Saturday 1 May, a quick journey takes us to a hulling station. Here, the incoming coffee has already been pulped and washed, briefly fermented and dried (reaching a moisture of 36%). It is laid in the sun until its moisture has reached the 13%, then its parchment and silver skin are removed. Later, it is graded by means of gravity separators and bagged (other inspections will follow). During our visit, some farmers arrive at the station on sidecars carrying many coffee bags. But it is only in WinBersih – a place at 1300 metres asl – that coffee becomes the actual Orang Utan Coffee. Here, we find the first “Orang Utan farmers” (certified in 2014), who follow a detailed protocol that specifies the necessary precautions in organic coffee farming and requires farmers to respect the forest, which proves indispensable for coffee growing and for preserving this unique environment. An average of 5 people (a family) per hectare work here; the care of plants is constant and requires vertical branches to be cut off, so that no nourishment is taken away from the other branches: this gives the coffee plant an unusual “downward” shape. Plants live for approximately 25 years and the younger ones are bedded out next to the older ones, so that when the older reach the end of their life cycles, the younger will be there, ready to replace them. Ripe cherries are picked manually, one by one: a red bracelet on the pickers’ wrist helps them spot the right ripening degree. Cherries are then carried to the washing station, where they are checked: if they were picked accurately, they can become Orang Utan coffee. Coffee is then pulped, washed and fermented for 10 hours in bags with a small amount of water. We get some bags and start picking the cherries ourselves (how slow we are, if compared to expert pickers!) and follow each processing stage. At lunch, we eat the first pasta dish of our tour: what a relief, after all the rice we have eaten up to now! During the break, a group of children catches our attention and we start playing with them. They smile and look at us with their bright eyes, just like all the children and adults, men and women we have met in these days. Once we are back in Takengon, we meet for a cupping session focussing on five coffees from different origins: Orang Utan coffee stands out for its body and pleasant acidity, which is tempered by a final sweet note. The next day starts with a long journey on the uneven roads that cross the forest. We head to Umami Isaq, at 1300 metres asl, in the eastern part of the Island, close to the sea. The plantation is small – it is slightly over one hectare wide – and very isolated; here the crop is about to finish. We join the picking and the following coffee processing. When we go back to our cars, we are struck by the bright green landscape – it is crossed by many runlets and divided into small, geometrical patches where rice is grown. We stop in Takengon again to set the foundation stone of a future lab destined to coffee studying and processing and of an attached guest-room building.
An Amazing Adventure
We wake up in Takengon on May 3 with this awareness: our tour among the wonders of the Orang Utan Project is ending. We travel to Medan, where we will part tomorrow. It is not easy to say goodbye after such an intense experience and a pleasant, productive coexistence. With the sacks on our backs, we leave with the awareness that we have lived a unique experience and the hope we will have the chance to meet again in a new dc campus in Sumatra.
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