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Il Gin come passione e fenomeno social: intervista a “Il Gingegnere” Lorenzo Borgianni


Ingegneria ambientale, civile, edile, meccanica, navale… Sono tante, e ben diverse tra loro, le branche interne dell’ingegneria. Ma sapevate che esiste anche quella del gin?

C’è chi lavora con la scienza, chi con la matematica, chi con la fisica, chi con la natura e chi con la tecnologia, ma esiste pure chi fa proprio del celebre distillato a base di ginepro una delle sue ragioni di vita. Parliamo de “Il Gingegnere” Lorenzo Borgianni, barman AIBES e fenomeno social che in appena due anni è diventato uno dei volti più importanti d’Italia nel mondo del gin. Un vero e proprio influencer, oltre che taster, che ha scelto di raccontare in esclusiva la sua storia ai microfoni di Beverfood.com.

Lorenzo, prima di tutto le presentazioni…
“Mi chiamo Lorenzo Borgianni e sono un barman da circa dodici anni. Ho fatto un corso AIBES al Café de Paris, a Firenze, con la leggenda del Negroni Luca Picchi. Ero appena uscito dalla scuola superiore, ma avevo già deciso cosa fare da grande. Ero affascinato, più che dalla creazione del singolo drink, dalle storie che si celano dietro al mondo del bar e alle sue materie prime. Appena conseguito il diploma di barman, il passaggio da studente a lavoratore per fortuna è stato breve, visto che ho subito iniziato a misurarmi col bancone dell’albergo di famiglia, lo storico Hotel Cisterna di San Gimignano, dove lavoro tuttora”.

Come nasce invece la tua specifica passione per il gin?
“Il gin è sempre stato il mio distillato preferito, senza alcun dubbio. La passione vera e propria è esplosa però una decina di anni fa, in una vacanza tra Ibiza e Formentera che mi ha letteralmente illuminato sulla smisurata infinità di gin esistenti rispetto a un contesto come quello italiano, che – almeno nelle mie zone – all’epoca era ancora molto indietro. Ricordo che il Gin Tonic era già una filosofia di vita per gli spagnoli, un drink semplice ma con tanto cinema e tanta scena dietro, oltre a numerose differenze tra un gin e l’altro. Tornato in Italia, ho cominciato così ad acquistare bottiglie su bottiglie, da ogni dove, intraprendendo un lungo e piacevole viaggio che in tutti questi anni mi ha permesso di scoprire un universo di sapori, aromi, botaniche, territori, realtà…”.

Da lì, l’idea di raccontare la tua esperienza in un blog.
“Esatto. Il blog è nato due anni fa per condividere con gli altri questa mia grande passione. Diciamo anche che d’inverno ho molto tempo libero, dato che a San Gimignano il lavoro è prevalentemente stagionale, quindi una sera mi sono detto: ‘Perché non provare a fare il Gin Blogger’? Nel mio locale non posso sbizzarrirmi con cocktail o prodotti più avanzati, parliamo di una realtà assai legata al turismo in cui i clienti mi chiedono quasi sempre le stesse cose… Per questo ho aperto il blog, per prendermi una soddisfazione personale che non potevo ritagliarmi dietro al bancone e per confrontarmi anche con altri appassionati come me. E direi che i risultati, a posteriori, mi hanno dato ragione”.

La mossa giusta al momento giusto.
“È vero, ho avuto la fortuna di ritrovarmi nel periodo del boom dei gin artigianali. Dopo il successo all’estero, anche in Italia l’amore per questo spirit ha sviluppato una cultura e una consapevolezza importantissima tra tanti distillatori. Dal fare una recensione ogni tanto, prettamente come hobby, adesso son passato così a farne quasi una al giorno. Tra il blog e la pagina Instagram mi sono costruito praticamente un secondo lavoro: pensate che mi arrivano a casa 3-4 bottiglie nuove a settimana! La qualità comunque è sempre medio-alta nel nostro Paese, raramente ho trovato un prodotto che non mi piacesse affatto. Il mio compito? Raccontare una bottiglia al meglio, con più onestà possibile”.

Cosa cerchi, in particolare, all’interno di una bottiglia di gin?
“Un racconto che esploda tra naso e papille gustative. Il gin è indubbiamente il distillato più territoriale: oltre al ginepro, che ovviamente deve essere sempre presente e – ci tengo a dirlo – anche preponderante, è caratterizzabile a proprio piacimento con le botaniche che rispecchiano una regione. Io cerco una storia all’interno della bottiglia, cerco che un determinato territorio mi venga raccontato proprio attraverso i profumi e le botaniche del gin. Dal ginepro, quindi, a tutte le altre sfumature più locali”.

Ci siamo tenuti la domanda più importante per chiudere in bellezza: togliamoci il dente, qual è il tuo gin preferito?
“Non dovrei dirlo, anche perché lavoro con tantissimi produttori di alto livello, ma su Instagram me lo chiedono sempre… Vi rispondo sinceramente: sarà che sono toscano, sarà che ho toccato con mano la distilleria e conosciuto personalmente il mastro-distillatore Stefano Cicalese, ma quello di Peter in Florence è davvero un progetto interessante. Parliamo, d’altronde, della prima distilleria in Italia creata per produrre esclusivamente gin e di un prodotto top che ormai è sulla cresta dell’onda da almeno due-tre anni. Ho un legame affettivo che mi lega a Peter in Florence, un gin che non mi stanca mai e che potrei bere in continuazione. A voi le conclusioni… (ride, ndr)“.

Visita qui il profilo Instagram de “Il Gingegnere”!

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