Niente scommesse in ballo, come invece era costretto a tenere a mente il leggendario Phileas Fogg, nato dalla penna di Jules Verne che immaginò un giro del mondo in 80 giorni. Passione e sete di scoperta sono invece le motivazioni di Raffaello Polchi, mente e cuore delle Officine Riunite Milanesi, e Giorgio Santambrogio, manager del locale, che in estate si è recato nella maggior parte dei 50 Best Bars del mondo (Sud America escluso). Da lì è nata l’idea di ospitare alle Officine, con cadenza regolare, i bartenders di questi locali iconici.
Roma, Singapore (“Ci sono stato due volte…”), New York. La tappa iniziale aveva già fatto il botto, quando ad affiancare il resident Claudio Pitta era stato Cristian Silenzi, junior manager del Savoy di Londra, quest’anno scalzato dal trono della lista,e il bis non è stato da meno: Giovanni Allario e Juliette Larrouy de Le Syndicat Cocktail Club di Parigi, al 24° posto della classifica stilata ogni anno da una giuria di esperti. Il duo francese ha portato a Milano il credo del proprio bar, costruito su una fortissima identità territoriale; dal X arrondissement alla Darsena, sulle ali di prodotti esclusivamente francesi, nel bicchiere come nei finger food appaiati.
Questa la drink list creata per l’occasione:
Peach don’t kill my vibe
Ciroc Vodka
Rinquiquin
Saint Germain
Tonica ai fiori di sambuco
Punch des arts
Eau de vie di pera Williams
Oleo Saccharum all’acido citrico
The Rooibos
Requiem for a drink
Whisky
Cap Corse Grand Reserve
Quinne Rosso
Liquore alla Genziana
Picon
Infuso Sous Vide ai funghi shitake
Cafe Germain
Blanche de Normandie
Rinquinquin
Limone
Sciroppo di the alla pesca e pepe sichuan
Spuma di Saint Germain
Sur la butte je flambe
Sauvignon blanc
Cap Corse Grande Reserve bianco
Noilly Prat dry
Cordiale alla lavanda e verbena
Pittura di assenzio
Grani di caffè
Soluzione salina
Se in origine le intenzioni di Polchi erano ben lungi dall’aprire un cocktail bar, oggi le Officine si confermano uno dei locali più eclettici di Milano, fatto di luci soffuse, ritratti originali alle pareti e divani in pelle, poggiati sullo stesso pavimento che prima ricopriva, ovviamente, una rimessa per motociclette, grande passione del patron che ancora coltiva nella tenda di fronte all’ingresso. E più che Fogg, Santambrogio si è divertito come Passepartout, il maggiordomo co-protagonista del libro: “Quest’esperienza ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti, di avere un contatto con la mixology e la filosofia del bere all’estero. In Italia abbiamo ancora del lavoro da fare, ma c’è un bel movimento“. Il calendario futuro è ancora da definire, ma gli impegni si stanno delineando e dureranno per tutto il 2019, con il supporto di Diageo.
+info: www.officineriunitemilanesi.it
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