Nelle nove province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia la vendemmia è un rito che, per il vitigno Glera (quello del Prosecco), coinvolge più di diecimila viticoltori in oltre 27 mila ettari di filari. Sulle pianure del Prosecco Doc la vendemmia è alle battute finali. Sulle colline di Conegliano, Valdobbiadene e Asolo-Montello (le zone pregiate delle due Docg, Denominazione di origine controllata è garantita) servirà ancora qualche giorno. L’uva è perfetta, sana. È tanta, almeno il 10% in più dell’anno scorso. E anche il grado alcolico è superiore
Nel 2014 sono state prodotti 306 milioni di bottiglie Doc, 72 milioni Docg da Conegliano-Valdobbiadene, 3 milioni Docg da Asolo-Montello: totale 381 milioni. Per un valore di 2 miliardi di euro. Quest’anno sono previsti 400 milioni di bottiglie Doc, 80 Docg Conegliano-Valdobbiadene, 5 Docg da Asolo-Montello: totale 485 milioni di bottiglie. La domanda cresce a un ritmo superiore al 20% l’anno, soprattutto dall’estero, Stati Uniti, Gran Bretagna (+75% nel 2014) e Germania in testa.
«Negli anni Settanta – racconta Zaia, governatore del Veneto – ci si fermava a 5 milioni di bottiglie, il vino era spesso giallognolo e impresentabile, sulle colline trevigiane c’erano soprattutto i rossi internazionali, Cabernet e Merlot. Poi migliaia di piccoli viticoltori, con un ettaro, o anche meno, di terra disponibile ci hanno creduto. Nel 2009, l’anno della svolta con la creazione della più grande Doc del mondo, i milioni di bottiglie erano 160. Abbiamo già battuto per quantità lo Champagne, possiamo crescere ancora, ma non all’infinito: diciamo fino al punto di vendere tutto facendoci pagare tanto. Modello Champagne». Sabato scorso c’è stato un vertice per l’ultimo sogno dei vignaioli: far diventare patrimonio dell’Unesco le colline del Prosecco, come già sono riusciti ad ottenere in Piemonte, tra Langhe, Roero e Monferrato. «A maggio arriverà qui la commissione», annuncia Zaia.
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