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E’ uno dei volti giovani e freschi del mondo del vino Ilaria Cappuccini, meglio conosciuta su Instagram come Just.SayWine, un profilo da oltre 168.000 followers. Riminese classe ’96, la sua passione per il mondo del vino e della cucina si è manifestata fin da bambina in famiglia, nel classico pranzo domenica in famiglia, un momento di convivialità che ha sempre rappresentato per lei un’ispirazione. A Beverfood.com la food talent di Capital Innova ha raccontato il suo impegno nel settore del vino e della comunicazione digitale, continuando a portare avanti con successo le sue due grandi passioni: il vino e la sostenibilità, partendo dalla formazione, messa in pratica poi con esperienze sul campo.

Ilaria, che tipo di formazione hai effettuato?

Dopo aver completato il liceo, ho deciso di seguire il mio sogno iscrivendomi alla scuola di arti culinarie Cordon Bleu di Firenze. Qui ho affinato le mie competenze culinarie e ho avuto l’opportunità di fare esperienza in diversi ristoranti di alto livello, tra cui due stellati: l’Atman dello chef Corelli a Lamporecchio e il Guido dello chef Giampaolo Raschi a Miramare. Parallelamente, ho intrapreso un percorso accademico laureandomi e proseguendo con un Master in Food & Wine Business presso la Luiss Business School di Roma. Una formazione mi ha permesso di sviluppare una visione completa del settore enogastronomico, unendo conoscenze pratiche e teoriche.

Dopo gli studi, come hai mosso i primi passi nel mondo del vino?

Ho iniziato a collaborare con Winesoundtrack, un podcast dedicato al mondo del vino. Durante un tour tra le cantine dell’Emilia-Romagna e delle Marche, sono rimasta affascinata dall’universo vinicolo, un interesse che mi ha spinto a iscrivermi al corso da sommelier AIS, conseguendo l’attestato di sommelier di terzo livello. Nel 2021, ho intrapreso anche un Master in Digital Marketing presso la scuola Digital Coach. In quel periodo ho decido di aprire il profilo Instagram just.saywine, un progetto dedicato a raccontare la bellezza e le storie dei piccoli produttori vinicoli italiani attraverso foto, video e reel che mirano a coinvolgere il pubblico in modo accessibile e diretto.

Che tipo di impatto hai avuto con Just.SayWine?

Ci ho messo tutto l’entusiasmo e la passione necessaria, ma sin da subito avevo ben chiara la missione: rendere il mondo del vino e del cibo accessibile anche ai consumatori meno esperti. Un approccio innovativo con un linguaggio semplice, per cercare di abbattere le barriere di un settore spesso percepito come elitario. Il mio obiettivo è creare curiosità e interesse, introducendo le persone a questi mondi con contenuti brevi e coinvolgenti. Sono stata tra i primi a utilizzare i reel, che hanno generato visualizzazioni e condivisioni super.

Su cosa ti stai concentrando ora?

In questo momento mi sto concentrando soprattutto sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani, spesso poco conosciuti, e sull’importanza di un consumo consapevole. Sono convinta che la comunicazione sia la chiave per coinvolgere le nuove generazioni, che oggi tendono a consumare meno vino a favore di cocktail e bevande a basso contenuto alcolico. Nonostante questo cambiamento, io continuo a vedere l’opportunità nel creare un ponte tra tradizione e modernità, adattando il linguaggio del vino ai tempi moderni.

Che cosa fa la differenza nella comunicazione del mondo del vino?

Non è tanto il produttore o la zona, ma è linguaggio che tu utilizzi che consente di arrivare al consumatore finale in maniera diretta. Chiaramente ci sono delle zone più conosciute come Toscana o Veneto che arrivano in maniera più immediata, ma ripeto, è il modo in cui si comunica che fa la differenza.

I trend più in voga?

Vedo che stanno tirando molto i vini che esprimono freschezza e bevibilità. Nel comparto del vino rosso vanno forte tipologie di vino snello e beverino, mentre sono in crisi quei grandi rossi corposi con una gradazione importante. Sui bianchi stiamo assistendo a un’inversione di rotta, non devono essere dei vini per forza d’annata, ma piacciono anche prodotti da evoluzione. In generale le bollicine piacciono sempre, in questo momento stiamo assistendo a un successo della tipologia del non dosato.

Il segreto per avvicinare i ragazzi al vino?

Per stimolare maggiormente l’interesse penso sia importante parlare maggiormente dell’abbinamento cibo vino, anche in una logica che guarda all’enoturismo, raccontando storia, aneddoti e sviluppi della cantina. Sono elementi che avvicinano il consumatore al vino,

Si beve meno tra i giovani o sono cambiate le abitudini di consumo?

A mio avviso sono cambiate le abitudini di consumo, si beve meno vino forse si, ma tra i giovani stanno spopolando superalcolici, amari e cocktail. La miscelazione sta sviluppando progetti interessanti di comunicazione, grazie anche a brand importanti che sono bravi a mettere in campo idee nuove coinvolgenti.

Il tuo pensiero sul low alcol?

E’ un fenomeno che arriva dall’estero, che sta avendo presa soprattutto su un consumatore giovane. Non sono contraria a priori, trovo che queste bevande possano andare incontro a chi non può bere per questioni personali o fisiche, ma apprezzano farsi un calice. Credo che sia una valida alternativa con delle potenzialità di mercato, anche se manca la componente di struttura e di calore data dall’alcol.

Nel 2021 hai dato vita a un’altra iniziativa ambiziosa Blueat, di cosa si tratta?

Blueat è una pescheria sostenibile, una società benefit che affronta il problema delle specie aliene invasive nei mari italiani. Con il nostro team abbiamo creato una filiera alimentare dedicata alla lavorazione e al commercio di queste specie, trasformando una minaccia ecologica in una risorsa economica. Tra i nostri prodotti spiccano polpette, sughi e maionese a base di granchio blu, una specie invasiva particolarmente diffusa nel Delta del Po. Collaboriamo con importanti catene della Gdo, lavorando fino a sette tonnellate di granchio al giorno per soddisfare la crescente domanda, soprattutto all’estero.

Vino e cibo ti hanno consentito di ricevere premi importanti?

Di recente ho ricevuto il Premio Speciale “Eccellenza Italiana Allievo d’Arte e Mestiere”, un riconoscimento dedicato ai giovani talenti che si sono distinti nel racconto innovativo delle realtà enogastronomiche italiane e dell’artigianato. Un premio che mi è stato conferito a Parma durante le celebrazioni per i 20 anni della scuola ALMA, in collaborazione con la Fondazione Cologni Mestieri d’Arte.

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1 Commento

  1. Un buon bicchiere di vino, vuoi mettere?
    Ma un bicchiere di vino casereccio, senza chimica aggiunta e correzioni di colore, sapore, acidità…naturale e variabile…è tutt’altra esperienza!

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