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In calo i CONSUMI UE di bevande analcoliche nel 2013


Secondo i dati di Canadean, uno dei più quotati istituti internazionali di studi e ricerche, diffusi dall’Union of European Soft Drinks Association, nel 2013 il consumo complessivo di bevande analcoliche (Acque Confezionate, Bibite, Succhi e Nettari e Diluitable) nell’Unione Europea è ammontato a 120 miliardi di litri, con una diminuzione dell’1.33% rispetto al 2012. Il consumo pro capite medio è ora stimato in 232,6 litri/anno a livello UE, in diminuzione dell’1,7% rispetto al precedente esercizio

Quasi tutti i mercati, a livello delle grandi categorie di prodotti, appaiono in una fase di maturità, con consumi stabili o in lento declino, fenomeno questo che si è accentuato negli ultimi anni a causa di situazioni economiche difficili e di evoluzioni climatiche non positive. La maggior perdita dei volumi si registra nel settore dei succhi e nettari con un calo di oltre il 4% rispetto al 2012 e di oltre l’11% rispetto al 2009. Presumibilmente l’affermazione di bevande frutta naturali a più basso tenore di frutta (rientranti nella categoria delle bibite lisce) ha eroso i consumi dei classici succhi e nettari.

Il consumo di acque confezionate, che da tempo hanno guadagnato la leadership nel settore delle bevande analcoliche, ha tenuto meglio del consumo delle bibite (solo 0,76% in meno rispetto al 2012 per le acque confezionate, contro un calo delle bibite dell’1,62% rispetto al 2012). Nell’ambito della categoria bibite soffrono maggiormente quelle gasate mentre tengono meglio quelle naturali (tè freddo e bevande frutta naturali a basso tenore di frutta). Le bibite low calory hanno già raggiunto il 18% del totale consumi di bibite. L’unico segmento in effervescenza nel settore delle bibite gassate è quello degli energy drink. A parte vanno infine considerate i cd diluitable, cioè le bevande ottenute attraverso la diluizione di preparati (sciroppi, concentrati, ecc), che rappresentano un mercato dimensionalmente piccolo in molti mercati geografici ma con valori molto significativi sul mercato britannico e su quello francese.

A cura di Marco Emanuele Muraca

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