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Innalzamento dal 12 al 20 per cento di succo nelle bevande analcoliche che richiamano il nome di frutto (aranciate, limonate, …)


“L’innalzamento del limite minimo di succo naturale contenuto nelle bevande analcoliche che richiamano il nome di un frutto, da me fortemente voluto e contenuto nel decreto legge varato ieri dal Consiglio dei Ministri, rappresenta un risultato importante per i consumatori e per il mondo dell’agricoltura. Questa misura, infatti, imporrà ai produttori di aumentare dal 12 al 20% la quantità di succo naturale contenuto in tutte le bevande analcoliche vendute in Italia, che richiamano nel nome o nella descrizione un frutto. Si tratta di una misura che certamente avrà ricadute molto positive per i nostri produttori, soprattutto quelli di agrumi, ma rappresenta anche un importante passo avanti nell’ottica della tutela dei consumatori perché mette a loro disposizione un prodotto più ricco di frutta”. Lo ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania commentando il contenuto del decreto legge recante “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute” approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.

Ben cinquantamila chili di vitamina C in piu’ all’anno contro l’influenza saranno “bevute” dai 23 milioni di italiani che consumano bibite grazie all’aumento del 20 per cento del contenuto minimo di frutta previsto dalla nuova norma.
E’ quanto stima la Coldiretti nel commentare positivamente l’ approvazione della miniriforma della Sanita’ da parte del Consiglio dei Ministri su proposta dal Ministro della Salute Renato Balduzzi. Come richiesto da anni dalla Coldiretti, il provvedimento praticamente raddoppia il contenuto di frutta nelle bibite fissato fino ad ora al 12 per cento, con la presenza di circa duecento milioni di chili di arance in piu’.

“Finalmente si inverte una tendenza e si inizia a dire basta alle aranciate senza arance che ingannano i consumatori costretti a pagare l’acqua come la frutta e che stanno facendo sparire il frutteto italiano, con gravi perdite economiche ed occupazionali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che la norma “concorre a migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione e a ridurre così le spese sanitarie dovute alle malattie, dall’influenza all’obesità”. “Non va peraltro dimenticato – afferma Marini – l’impatto economico sulle imprese agricole poiché l’aumento della percentuale di frutta nelle bibite potrebbe salvare oltre diecimila ettari di agrumeti italiani con una estensione equivalente a circa ventimila campi da calcio, situati soprattutto in regioni come la Sicilia e la Calabria”.

Consumare piu’ frutta significa ridurre le malattie collegate direttamente all’obesità che sono responsabili – continua la Coldiretti, sulla base dei dati della Commissione europea – del 7 per cento dei costi sanitari dell’Unione europea, questo perché l’aumento di peso è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro. In Italia ci sono – conclude la Coldiretti – un milione di persone non mangiano mai frutta, soprattutto tra i piu’ giovani.

Questo non impedisce agli operatori di continuare a produrre le cosiddette bibite di fantasia con percentuali inferiori di succo di frutta purché nel nome e nella descrizione non si faccia nessun riferimento al frutto. Altro aspetto da sottolineare è che la norma non impatta in nessun modo sui succhi o i nettari di frutta che hanno una loro precisa definizione codificata in ambito comunitario e che hanno percentuali di frutta significativamente più alte. I succhi di frutta, infatti, sono derivati al 100% da frutta, sia nel caso dei prodotti freschi che di quelli ricostituiti da prodotto concentrato. La nuova direttiva comunitaria prevede, inoltre, per questa tipologia il divieto di aggiungere zuccheri. Per quanto riguarda invece i nettari, nel caso italiano i più presenti sul mercato sono quelli definiti “succo e polpa”, la percentuale di succo e/o purea di frutta presente nella bevanda varia a seconda della tipologia di frutto utilizzato e può andare dal 25 al 50%.

Fonte: www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5392 www.coldiretti.it

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