Progresso tecnico, valori di rispetto dell’uomo ed ecosostenibilità: sonoqueste le grandi direttrici attraverso cui si muove lo sviluppo dellatecnologia del packaging presentata a IPACK-IMA, triennale dedicata alle macchine, tecnologie e materiali per il processing, packaging, material handling e package printing, inprogramma a fieramilano dal 28febbraio al 3 marzo 2012. Il progresso del packaging consente moltedelle opportunità presenti nel nostro quotidiano, legate alla conservazione eal trasporto del cibo, dei medicinali e di tanti altri prodotti che necessitano di particolari protezioni. Ma la tecnologia del packaging trova applicazione anche in ambienti estremi, come nell’ambito delle spedizioni spaziali: è per questo che l’astronauta Paolo Nespoli sarà ospite della conferenza introduttiva di IPACK-IMA: vice comandante di una spedizione di 159 giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale e primo astronauta italiano a compiere una missione di lunga durata nello spazio, Nespoli ha offerto il suo contributo alla discussione intorno a un settore, quello sull’imballaggio, che rappresenta una delle più alte espressioni di tecnologia e ricerca industriale e di cui l’Italia detiene una posizione importante a livello mondiale.
Proprio le tecnologie di imballaggio sono infatti alla base anche delle missioni spaziali, poiché tutti i materiali che vengono portati in orbita sono imballati per resistere alle sollecitazioni del lancio e conservarsi per mesi all’interno della stazione spaziale: dal cibo al materiale tecnico, dagli effetti personali degli astronauti ai rifiuti prodotti dalla vita in orbita, tutto nello spazio è infatti confezionato per rendere confortevole per l’uomo e per l’ambiente circostante l’attività di una spedizione spaziale. L’ambiente dello spazio raccontato da Nespoli diventa così un tema di discussione per comprendere come rendere sempre più efficienti, sicuri ed ecosostenibili gli imballi dedicati alla vita (terrestre) di tutti i giorni, guardando a prospettive di sviluppo che valorizzino sempre di più il rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Dalla vita nello spazio, infatti, si può imparare una lezione di civile convivenza a cui guardare quando si investe in tecnologia: “La Stazione Spaziale è un ecosistema in costante equilibrio – spiega Nespoli – dove una serie di macchine sostituiscono la natura. L’acqua è ripulita e riciclata, e la poca che non si riesce a ripulire abbastanza per essere bevuta, viene trasformata in idrogeno e ossigeno che vengono riutilizzati”. Il rispetto di se stessi e del prossimo diventa il principale fondamento che ispira la vita degli astronauti e la genesi delle tecnologie ospitate a bordo. Infatti: “La Stazione è un ambiente isolato e confinato, due condizioni problematiche che attaccano pesantemente lo spirito umano e la sensazione dello stare bene ed essere a proprio agio”.
Ogni attività della vita cambia in funzione della particolare condizione dell’astronauta e la tecnologia dell’imballo diventa la risposta a molte esigenze. Nulla può essere avanzato, una volta aperto, per evitare la nascita di batteri all’interno del cibo rimasto. In particolare, spiega Nespoli “i cibi sono di tre tipi: termostabilizzati e confezionati in scatolette o “bustine” (pane/tortillas, lasagne, tortellini, spezzatino, bistecche, carote, budini), liofilizzati (pasta, riso, zucchine, pollo, pesche, fragole), o secchi (salame, gallette, frutta secca, cioccolato, biscotti). Prima di essere consumati i primi vengono scaldati in una specie di scaldavivande elettrico, i secondi vengono reidratati con acqua calda o fredda e i terzi vengono spacchettati e consumati come sono. In tutto ci sono circa un’ottantina di prodotti diversi che vengono messi a disposizione in un menù che si ripete ogni 15 giorni”.
Sicurezza e resistenza sono le caratteristiche degli imballi “spaziali”: non solo il cibo, ma anche tutti gli oggetti per la cura della persona (personal care) degli astronauti vengono infatti ospitati a bordo della Stazione Spaziale all’interno di speciali confezioni in grado di resistere alle sollecitazioni estreme del lancio in orbita. L’imballaggio esterno è normalmente composto da due blocchi di materiale speciale espanso che viene sagomato all’interno secondo la forma dell’oggetto contenuto e all’esterno secondo la forma del contenitore dove verrà alloggiato. Ognuno dei pezzi è inventariato, provvisto di velcro e di solito legato da una cinghia in modo che l’imballaggio resti chiuso in assenza di peso, anche quando il contenuto viene rimosso. I materiali dell’imballaggio devono essere ignifughi (o coperti da una fodera ignifuga), antistatici, e non rilasciano sostanze tossiche se scaldati. Devono poi essere i più leggeri possibili e possibilmente si devono poter collassare o tagliare senza sgretolarsi.
Molte di queste caratteristiche costituiscono importanti punti di arrivo per la tecnologia degli imballaggi presentata a IPACK-IMA, ma le esigenze suggerite dalla vita spaziale diventano al contempo anche una sfida per lo sviluppo di tecnologie in grado di rispondere meglio anche alle attività svolte sulla Terra. Sono infatti numerose le situazioni “estreme” presenti anche sul nostro pianeta a cui la tecnologia del packaging può offrire risposta: ambienti dai climi inospitali o difficilmente raggiungibili, o altre situazioni che richiedono particolari condizioni di conservazione di generi di prima necessità. Ma gli obiettivi cui deve guardare lo sviluppo tecnologico non possono essere pienamente raggiunti se nuove tecniche non sono ispirate al rispetto dell’uomo: è questo il messaggio che Paolo Nespoli porta a IPACK-IMA e che gli organizzatori della manifestazione intendono fare proprio attraverso numerosi appuntamenti dedicati alle riflessioni sui temi della sicurezza e della sostenibilità ambientale dell’industria del packaging. Perché lo sviluppo tecnologico può certamente guardare alla sfida dello spazio, ma deve anche saper tenere i piedi ben piantati nelle risposte alle esigenze della Terra e dell’uomo che la abita.
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