Il 2022 irlandese inizia subito con una novità destinata a far discutere nel mondo delle bevande alcoliche. Come misura per la lotta contro l’alcolismo, il Governo ha introdotto infatti un prezzo minimo per la vendita di vino, birra, whisky e tutte le altre categorie merceologiche legate all’alcol.
7,40 euro per una bottiglia di vino, 1,70 per una lattina di birra, ben 20,70 per i superalcolici da 40% vol. alc. come vodka o gin, mentre il più caro (e anche il più apprezzato localmente) sarà il whisky con una spesa di 22 euro per una bottiglia da 700 ml. “Questa misura è progettata per ridurre malattie gravi e decessi dovuti al consumo di alcol”, ha dichiarato il Ministro della salute dell’Irlanda Stephen Donnelly in una nota ufficiale. “L’abbiamo adottata anche per ridurre la pressione sui nostri servizi sanitari da condizioni legate all’alcol”, ha spiegato. Secondo i servizi sanitari irlandesi, nel 2019 le persone dai 15 anni in su hanno bevuto d’altronde l’equivalente di 40 bottiglie di vodka, bottiglie 113 di vino e 436 pinte di birra. Davvero troppe secondo Dublino, che ha deciso quindi di imporre un prezzo minimo per la vendita degli alcolici aprendo inevitabilmente un dibattito tanto a livello locale quanto a livello internazionale.
Se è vero che da una parte questo provvedimento inciderà ben poco sulla vita effettiva degli irlandesi (il PIL pro capite medio è di circa 80.000 dollari all’anno, oltre il doppio rispetto a quello italiano) e che l’Irlanda è uno dei pochi Paesi che è cresciuto economicamente durante la pandemia grazie alla legge che detassa le multinazionali (oggi vi si trovano, non a caso, svariate sedi europee di grosse aziende globali che operano in campo medico, farmaceutico e tecnologico come Google), dall’altra le regole del mercato libero europeo potrebbero consentire ai privati di acquistare online le medesime bottiglie da Francia o altri Paesi dell’UE senza pagare il prezzo minimo richiesto in Irlanda.
Questa nuova misura favorisce o meno i consumatori e i produttori irlandesi? Le polemiche non mancano e, anche se da molti il prezzo minimo è stato benvista, l’impressione è quella che per cambiare il trend legato al grande consumo di alcol serva adottare al contempo campagne educative più ampie fin dall’istruzione scolastica.