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Con una produzione record di 1,8 milioni di tonnellate nel 2013/14 la Spagna sta dilagando quest’anno sui mercati internazionali dell’olio d’oliva. Lo rileva l’Ismea sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi ai primi sei mesi di quest’anno. Anche l’Italia, primo mercato a livello mondiale, ha acquistato da Madrid un quantitativo quattro volte superiore a quello del primo semestre 2013, coprendo, con i soli arrivi dalla Spagna, l’88% delle importazioni nazionali.Complessivamente, tra gennaio e giugno 2014, l’Italia ha acquistato dall’estero 330 mila tonnellate di oli (oltre il 40% in più su base annua), toccando uno dei livelli più elevati degli ultimi 15 anni. Con 687 milioni di euro la spesa è però aumentata a un tasso più contenuto, attorno al +12%.

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I bassi prezzi degli oli iberici, in calo su base annua del 25% nel segmento dell’extra e del 30% in quello del lampante, hanno quindi attutito l’impatto del boom delle importazioni dalla Spagna, se non altro in termini economici. Da rilevare – spiega ancora l’Ismea – che grazie al buon andamento delle esportazioni, che hanno superato le 212 mila tonnellate (+12,5% sul primo semestre 2013), per un controvalore di 688 milioni di euro (+2%), la bilancia commerciale italiana resta in attivo, anche se più vicina al pareggio, con un surplus di 618 mila euro. Sul fronte delle esportazioni a crescere sono soprattutto le vendite di oli di oliva vergini ed extravergini, in particolare nei mercati nordamericani, con progressi del 19 e del 6 per cento rispettivamente in volume e valore. Al contrario, segna una battuta d’arresto l’export di oli italiani in Cina, mentre aumentano le spedizioni in Giappone, in Russia e nei Paesi scandinavi. I dati sul commercio con l’estero, conclude l’Ismea, riflettono uno scenario internazionale dominato dalla superproduzione iberica. Un quadro destinato però a mutare con la nuova campagna, in previsione di un forte calo produttivo in Spagna e di una situazione tutt’altro che favorevole anche in Italia.

 

+info: www.ismea.it

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