L’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), dopo aver esaminato la comunicazione commerciale “Birra Theresianer”, rilevata sul sito Internet www.theresianer.com nel mese di ottobre 2010, ha ritenuto che essa sia contraria all’art. 22 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. In particolare sono stati ritenuti non conformi al Codice i messaggi che, elencando i diversi elementi presenti nella bevanda, tra cui i minerali e le vitamine, attribuivano qualità salutistiche e nutrizionali alla birra non rispondenti al vero.
Di seguito le motivazioni del pronunciamento: ”Il messaggio, presente nel sito Internet dell’inserzionista, nella pagina “I numeri della birra”, mostra un calice di Lager da 0.2 lt e ne riferisce il profilo nutrizionale, elencando i diversi elementi presenti nella bevanda, tra cui si evidenziano i minerali e le vitamine. Si sottolinea inoltre il significato e l’azione positiva per l’organismo umano dei diversi componenti minerali e vitaminici …. con una terminologia di divulgazione scientifica.Tale costruzione comunicazionale, ad avviso dell’organo di controllo, contrasta con la lettera e lo spirito dell’art. 22 del Codice, in particolare laddove la norma stabilisce che “la comunicazione commerciale relativa alle bevande alcoliche non deve indurre il pubblico a ritenere che il consumo delle bevande alcoliche contribuisca alla lucidità mentale e all’efficienza fisica…”.
“Non vi è infatti dubbio – prosegue la nota dell’IAP – che quello dell’alcol sia un tema estremamente delicato, per le implicazioni sociali ed individuali che comporta, e tale da richiedere un’attenzione particolare verso le molteplici forme nelle quali si può tradurre. Non trova pertanto giustificazione la sottolineatura dei profili “nutrizionali” di una bevanda alcolica, per di più attuata con riferimento ad elementi, quali vitamine e minerali, presenti in quantità così limitate da essere di fatto prive di un effettivo rilievo. La costruzione del messaggio artatamente sottolinea la presenza di tali elementi nel prodotto, che vengono tra l’altro indicati in grassetto, e misurati in “mg” o “mcg” anziché in “g” come gli altri componenti …, anche al fine di sottoporre al consumatore un dato numerico di maggiore impatto. Il messaggio pertanto risulta parziale e fuorviante per il pubblico dei consumatori, che sono indotti a ritenere che la bevanda alcolica pubblicizzata presenti in fondo un profilo nutrizionale e persino salutistico …, quando invece la presenza di elementi come vitamine e minerali è assolutamente trascurabile e tale da non provocare alcun benefico effetto. Si consideri infatti che la vitamina B2, ad esempio, è presente in 200 ml di birra in una quantità pari a meno del 4% della RDA …, la vitamina B6 per l’1%, la niacina per il 10%, i folati per il 4%. Situazione non dissimile per il minerali, tra i quali il calcio è presente in quantità pari allo 0,25% della RDA.
L’IAP così conclude: “Peraltro non si può prescindere, nella valutazione del messaggio, di considerare il Regolamento CE n. 1924/2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, riguardo alla correttezza o scorrettezza della comunicazione commerciale rivolta al pubblico. In particolare, il Regolamento espressamente vieta per le “bevande contenenti più dell’1,2% in volume di alcol di recare indicazioni sulla salute”, ed ammette quelle nutrizionali solo se “riguardanti un basso tenore alcolico o la riduzione del contenuto alcolico oppure la riduzione nel contenuto energetico”. In ogni caso, giova ancora ricordare….che le indicazioni di carattere nutrizionale relative a vitamine e minerali sono consentite solamente quando il contenuto in vitamine e minerali del prodotto, per 100 g o 100 ml, sia pari ad almeno il 15% della RDA (nel qual caso il prodotto può essere presentato come “fonte di…”) o del 30% (nel qual caso il prodotto può essere presentato come “ricco di…”). Ciò conferma la fondatezza del contestato profilo ingannevole dell’indicazione del contenuto di quantità di vitamine o minerali inferiori al richiamato limite, che molti consumatori non saranno in grado di contestualizzare rispetto al proprio fabbisogno giornaliero, e quindi di valutare correttamente per quanto attiene all’effettiva rilevanza nutrizionale”
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