La stretta di Pasqua sul virus è stata ufficializzata venerdi 12 marzo dal Decreto Legge del Governo Draghi. Italia in zona rossa e arancione, 11 regioni rosse, le altre in arancione a parte la Sardegna che rimane bianca, misure in vigore sino al 6 aprile. Dal 15 marzo passano in area rossa le regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento che si aggiungono a Campania e Molise che restano rosse. Quasi tutte le altre saranno arancioni: Abruzzo, Calabria, Liguria, Toscana, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta. La provincia di Bolzano è formalmente arancione ma a livello locale continua con restrizioni da zona rossa. Controllo in corso sui dati della Basilicata.
Un lockdown Pasqua dal 3 al 5 aprile con tutta l’Italia con misure da zona rossa che costa oltre 400 milioni a ristoranti, pizzerie ed agriturismi con quasi 7 milioni di italiani che tradizionalmente quel giorno consumano il pranzo fuori casa. Niente classica gita fuori porta di Pasquetta e meno indotto, secondo una stima effettuata dalla Coldiretti in riferimento alle chiusure nei weekend e nel ponte di Pasqua proposta dal Comitato tecnico scientifico (Cts) per fronteggiare la diffusione dei contagi Covid che continua a crescere anche per via delle varianti. L’impatto sui bilanci della ristorazione con le chiusure del fine settimana primaverili che cubano in questo momento l’80% del fatturato già ridotto al minimo dallo smart working, dall’assenza di turisti e dalle chiusure forzate nelle zone a rischio che hanno devastato i bilanci e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze si fanno anche sentire direttamente sui fornitori di cibi e bevande.
Una prospettiva che rischia di aggravare le difficoltà della ristorazione e travolgere a valanga – sottolinea la Coldiretti – interi settori dell’agroalimentare Made in Italy. Dall’inizio della pandemia si stima per vino e cibi invenduti per un valore di 11,5 miliardi. Numeri impressionanti, analizzando nel dettaglio si calcola che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare e circa 200 milioni di bottiglie di vino non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali con decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori.
La speranza è che la campagna di vaccinazione possa invertire questo trend. “Questa è la mia prima visita in un sito vaccinale. Entrando qui si capisce che ne usciremo, e ne usciremo grazie a voi e grazie a tutti coloro che aderiranno a questa campagna vaccinale”. Ha commentato il Presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento al Centro vaccinale anti Covid dell’Aeroporto di Fiumicino. Vaccinazioni che dovrebbero consentire le aperture nei locali della ristorazione dove sono state adottate importanti misure di sicurezza fatte rispettare agli avventori. Distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso, misure che potrebbero consentire di tornare alla normalità.
1 Commento
Spero di arrivare a quel momento in cui i vaccinati saranno i più e si potrà riprendere a lavorare sul serio. Spero: perché ora vado a lavorare per fare debiti non per guadagnare, e non posso fare altrimenti per non perdere quei pochi clienti che mi sono rimasti, con la speranza che gli altri ritornino.
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