“Le distanze con i competitor si mantengono ampie, ma diversi indicatori ci mostrano come il vino italiano in Cina possa essere non lontano da un punto di svolta. A partire dal suo posizionamento, con il prezzo medio che cresce proprio nell’anno in cui scende in doppia cifra quasi per tutti”. Lo ha detto, oggi a Firenze al convegno sul commercio internazionale di vino organizzato dall’Accademia dei Georgofili, la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta.
“Nei primi 10 mesi di quest’anno – ha proseguito Ballotta a commento delle ultime rilevazioni dell’Osservatorio Paesi terzi – l’Italia cresce nel Paese-locomotiva per le importazioni mondiali di vino di quasi il 20% in valore, in linea con i diretti competitor. La Francia invece frena e chiude con un valore di poco superiore al 5%, determinato soprattutto dalla vistosa discesa del suo prezzo medio (-11,6%)”. Un calo quello del valore al litro – come segnala l’Osservatorio di Business Strategies realizzato in collaborazione con Nomisma Wine Monitor – che a eccezione di Italia (+3%) e Cile (+42,9%) ha coinvolto anche gli altri Paesi produttori, con l’Australia a -12,7% e la Spagna a -21,2%. Per Ballotta: “Un altro elemento significativo è l’incremento in Cina della domanda di sparkling, a +30,4%, con l’Italia – oggi quinto Paese esportatore verso il Dragone e secondo nella categoria spumanti – che dovrà essere pronta a intercettare questa nuova domanda di bollicine, così come negli ultimi anni è riuscita fare in tutto il mondo”.
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É una società fiorentina impegnata in percorsi di sviluppo delle piccole e medie imprese dei settori dell’agroalimentare e del lusso made in Italy sui mercati esteri. Le 500 aziende enologiche assistite da Business Strategies, che rappresentano tutte le regioni italiane, producono complessivamente oltre 100 milioni di bottiglie all’anno e esportano il 70% nei principali mercati stranieri.
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