A due settimane dall’inizio delle ostilità, continua ad allungarsi la lista delle multinazionali food&beverage che scelgono di boicottare il mercato russo. A muoversi fra i primi è stato Coca-Cola, che ha spiegato così la sua decisione: “I nostri cuori sono vicini alle persone che stanno subendo gli effetti inconcepibili di questi tragici eventi in Ucraina”. Le ha prontamente fatto eco un comunicato ufficiale di Pepsi: “Annunciamo la sospensione della vendita di Pepsi-Cola e dei nostri marchi globali di bevande in Russia, tra cui 7Up e Mirinda. Sospenderemo inoltre gli investimenti di capitale e tutte le attività pubblicitarie e promozionali in Russia”.
A tal proposito Sergey Voronchikhin, vicedirettore del birrificio russo Vyatich, ha dichiarato in un’intervista che Vyatka Kvas potrebbe sostituire Coca-Cola e Pepsi sul mercato russo.
La Kvas o Kvass è una bevanda fermentata tipica della Russia, normalmente ottenuta dalla fermentazione di pane e cereali, che ha un tenore alcolico solitamente molto basso o in alcuni casi anche senza alcol.
“Vyatka Kvas sostituirà Coca-Cola e Pepsi. Come abbiamo capito, il mercato sarà riformattato verso le bevande russe, quindi ci sarà un aumento della gamma, del numero di bevande analcoliche e un aumento della produzione di kvas. La cosa principale è che l’acquirente si orienti correttamente”, ha detto Voronchikhin.
Anche Heineken e Carlsberg (proprietaria di Baltika, il marchio di birra più diffuso in Russia), icone della birra, sospenderanno ogni attività commerciale e promozionale sul territorio russo, devolvendo in beneficenza parte dei profitti. Sarà comunque garantito – ha precisato Carlsberg – il lavoro per gli 8.400 dipendenti degli otto birrifici firmati Baltika, nella città di San Pietroburgo che “continuerà a operare come un’azienda separata”.
Per quello che riguarda invece il settore Spirits, Diageo e Pernod Ricard hanno sospeso le vendite in Russia per protestare contro l’invasione.
Non solo bevande, anche i grandi marchi della ristorazione hanno provvisoriamente abbandonato la Russia. McDonald’s, per esempio, ha annunciato la chiusura temporanea dei suoi 850 punti vendita, con lunghissime code fuori dai ristoranti di Mosca, una forsennata corsa all’ultimo Big Mac e prezzi inauditi per la rivendita online dei prodotti (anche a 50.000₽ pari a quasi 400€ per un menù).
Citizens of #Russia began to resell leftover food from #McDonald‘s #Despair 🍔 pic.twitter.com/dVJlH49eo5
— Maria Drutska 🇺🇦 (@maria_drutska) March 9, 2022
Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha fatto sapere proprio in tal senso che sono stati stanziati 500 milioni di rubli per sostituire in sei mesi o al massimo in un anno i 250 punti vendita di McDonald’s della capitale con ristoranti simili che avranno fornitori al 99% russi.
Yum! Brands, altra società operante nel mercato della ristorazione con i marchi globali KFC, Pizza Hut e Taco Bell, ha fermato tutti gli investimenti e lo sviluppo in Russia.
Anche Starbucks, che ha sospeso tutte le sue attività commerciali in Russia, nonché la spedizione dei prodotti e i bar gestiti da terzi condannando con una nota ufficiale “gli orribili attacchi della Russia in Ucraina”.
Tra le ultime multinazionali Food&Beverage che hanno annunciato sanzioni troviamo Mars, azienda americana produttrice di snack dolci (tra cui Mars, Twix, Snikers, M&M’s, Bounty) che ha annunciato sul proprio sito la sospensione delle importazioni e delle esportazioni con la Russia. Mars opera da oltre 30 anni sul mercato russo con un personale di oltre 6000 persone. L’azienda ha fatto sapere che non sospenderà completamente le operazioni nel Paese, ma che ridimensionerà notevolmente l’attività e anche che tutti i ricavi dell’attività in Russia saranno devoluti in beneficenza per cause umanitarie.