© Riproduzione riservata
Una bandiera tricolore in giro per l’Italia, per l’Europa, per il mondo: il lavoro di Rudi Carraro si può raccontare essenzialmente così. Dalle prime esperienze nella “sua” Padova al grande salto all’Artesian Bar di Londra fino ai riconoscimenti internazionali e il ruolo di Brand Ambassador per Gruppo Montenegro, il denominatore comune è sempre stato infatti l’eccellenza italiana. Da intendersi come approccio alla vita e al mestiere, ma anche come prodotto e filosofia professionale più in generale.
Per Beverfood.com abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, ripercorrendo i suoi primi passi nel mondo del bartending fino ad arrivare alla miscelazione contemporanea che vede spirits storici e territoriali come Amaro Montenegro e Select Aperitivo protagonisti ben al di là dei confini nazionali.
Rudi, come e quando nasce la tua passione per il mondo del bar?
“Sono sempre stato affascinato dal mestiere, non lo dico tanto per dire. Ogni volta che andavamo al bar con gli amici o la famiglia, ammiravo a bocca aperta il rito della preparazione dei caffè e dei cocktail al banco. Grandi film come ‘Cocktail’ hanno fatto il resto, creando dentro di me me il mito del bartender che vive in un ambiente surreale, fatto di divertimento e di risate. Ancora prima di finire le scuole superiori, nei fine-settimana ho iniziato così a lavorare nei bar del mio paese, continuando questo percorso anche durante e dopo l’università. Le prime mansioni sono arrivate in cucina, poi sono passato alla sala e infine al tanto desiderato bancone. Ma andiamo con ordine, quando ho iniziato avevo appena 18 anni…”.
Com’è stato il primo approccio a questo mondo tanto suggestivo quanto esigente?
“Sono partito da una caffetteria nel centro di Padova, dove mi occupavo delle colazioni. Quel locale chiudeva alle 16 e mi mancava la parte serale, quindi mi sono guardato intorno e ho iniziato a gestire la proposta aperitivo di un’altra struttura. Lavoravo la mattina e la sera, ma non contento mi sono avvicinato anche al mondo della notte. È proprio nelle prime esperienze in discoteca che ho cominciato infatti a togliermi lo sfizio di preparare i drink. È stato un periodo intenso, nel quale ho dato tutto, ma avevo solo 20 anni e vivere il contesto dell’ospitalità da mattina a mattina mi piaceva davvero tanto. Ho capito che questo era proprio quello che volevo fare da grande”.
“Grande”, lo sei diventato eccome lontano dall’Italia.
“Poco tempo dopo c’è stata la possibilità di andare a Londra e non ci ho pensato due volte, stravolgendo i miei piani (e la mia vita, anche se ancora non lo sapevo) in appena tre giorni. Ricorderò sempre che mia mamma mi chiese: ‘Rudi, quanto starai via?’. Avevo preso un biglietto solo andata e non potevo certo sapere cosa risponderle. Ebbene, quella che sembrava l’esperienza di un’estate alla fine è durata ben 10 anni. Nella capitale del Regno Unito ho iniziato subito a lavorare, ero a Notting Hill al ristorante Osteria Basilico e svolgevo per la prima volta il ruolo di BarBack. Piano piano il mio inglese è migliorato e così sono entrato in sala, rapportandomi coi nostri ospiti e acquisendo molta più dimestichezza. L’esperienza successiva è arrivata in una vineria, dove gestivo il bancone bar e ho sicuramente imparato qualcosa in più sul vino, anche se ancora non riuscivo a fare quello che volevo: i cocktail”.
La svolta è arrivata da Artesian Bar.
“Proprio così. Avevo sempre visto l’Artesian Bar come qualcosa di irraggiungibile, ma quel semplice sogno è diventato in poco tempo realtà. Vi dico la verità: Artesian Bar per me era il paese dei balocchi! Mi sono ritrovato, all’inizio come BarBack ovviamente, a fare da bere in un tempio della miscelazione londinese e internazionale, con Alex Kratena e Simone Caporale nei panni di pazienti e abili maestri. Con loro due si è creato fin dal primo giorno un feeling davvero incredibile, si è accesa una scintilla che ci ha portati a lavorare tutti insieme nello stesso posto finché non abbiamo deciso all’unanimità di andarcene”.
Durante i tanti anni all’Artesian hai e avete fatto scorta di riconoscimenti: qual è quello che ti porti dietro con maggiore orgoglio?
“Ce ne sono stati davvero tanti negli ultimi anni, soprattutto dal 2012 al 2016. Ci tengo a precisare che non facevamo questo lavoro per titoli o premiazioni, ma perché avevamo voglia di innovare e far sentire bene il cliente. Siamo riusciti a creare un ambiente divertente e informale in un hotel 5 stelle, questa è stata la nostra principale virtù insieme a cocktail originali e riconosciuti a livello internazionale. Le premiazioni che ricordo con maggiore nostalgia sono in ogni caso quelle di ‘Tales of the Cocktail’, non tanto per il premio in sé ma per l’atmosfera che si creava dentro la nostra squadra, anzi la nostra famiglia. Direi che il premio ‘Best Bar Team’ ha visto premiati tutti i nostri sforzi collettivi”.
Non solo da barman, anche come Brand Ambassador ti stai togliendo grandi soddisfazioni.
“Nel 2016 ho iniziato a collaborare con Gruppo Montenegro, per me rappresentare due brand storici italiani in giro per il mondo come Amaro Montenegro e Select Aperitivo è un vero motivo d’orgoglio. A noi italiani piace condividere la nostra nazione, la nostra storia e il made in Italy, io stesso sono molto fiero delle mie origini e mi piace raccontarle agli altri. Oggi sono contento, in particolare, di vedere quanto Gruppo Montenegro sia cresciuto tanto all’estero quanto in Italia. Basti pensare che un’icona come Amaro Montenegro è entrata nel mondo dei cocktail o che Select Aperitivo si sta mettendo in scena come l’aperitivo Premium di Venezia. Persino a Singapore, Miami, Los Angeles, San Francisco… Pensate che sono stato il primo dipendente di Montenegro che non viveva in Italia e negli anni ho visto fare un bel salto a questa azienda: ci sarà pure un motivo, d’altronde, se nella divisione internazionale originariamente eravamo in 4 e adesso siamo in 15! Credo tanto nel lavoro di Gruppo Montenegro, così come in Amaro Montenegro e Select Aperitivo come singoli prodotti, e non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il futuro dopo questa infausta pandemia. Noi, comunque, non ci siamo mai fermati”.
Chiosa inevitabile: quali drink ami bere nel tuo tempo libero? Partendo proprio da Amaro Montenegro e Select Aperitivo…
“Da buon veneto quale sono non potrei non amare lo Spritz veneziano fatto con Select Aperitivo. D’estate è quasi d’obbligo, in quanto drink fresco che ti disseta e ha sempre il suo perché. Altrimenti, mi piace molto bere e preparare per i miei ospiti un twist sul Manhattan con Amaro Montenegro: un cocktail speciale in cui Amaro Montenegro porta un’ulteriore spinta aromatica al naso e alla bocca. Ogni tanto, però, ricordiamoci di bere anche un bicchiere d’acqua: mi raccomando (sorride, ndr)“.
Per maggiori info: gruppomontenegro.com
© Riproduzione riservata