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Un sorso di eccellenza toscana, dal carattere amarcord. È stata sviluppata proprio con l’obiettivo di far conoscere il passato e far risplendere il presente la linea Vintage di “Liquori Morelli – Antica Grapperia Toscana”, il celebre liquorificio nato a Forcoli (Pisa) più di 100 anni fa.

 

 

“China”, “Amaretto della Torre”, “Rabarbaro”, “Sambuca” e “Amaro Arancia” sono infatti delle vere e proprie gemme che appartengono inevitabilmente alla storia, al territorio e alla tradizione, ma che allo stesso tempo si sposano alla perfezione col gusto contemporaneo. Degli evergreen, insomma, che fanno indubbiamente della qualità la loro più invidiabile virtù. Una qualità a 360°, assicurata in ogni minimo dettaglio: dalle eleganti etichette alle bottiglie rètro, passando ovviamente per le materie prime, fino all’impeccabile risultato del prodotto finale. Oggi come ieri. Non è certo un caso, d’altronde, se l’azienda capitanata attualmente dagli esperti e ambiziosi fratelli Luca, Paolo e Marco Morelli ha saputo confermarsi e reinventarsi nel corso degli anni (e dei secoli) con grande successo, tra l’Italia e il resto del mondo. Si spiega così, in ottica linea Vintage, la scelta di reinterpretare quella stessa bottiglia ideata dal Cavaliere Leonello Morelli, fondatore del liquorificio nel lontano 1911, la cui cura dell’immagine, insieme a doti gustative e commerciali non comuni, continua a ispirare un’azienda che guarda sì al passato, ma anche al presente e soprattutto al futuro. Senza mai snaturarsi, rispettando i capisaldi che ne definiscono l’identità, ma riuscendo a inserirsi al contempo all’interno di un mercato internazionale sempre più dinamico e trasversale. Con un’offerta ampiamente all’altezza di ogni esigenza e ogni palato, composta da grandi certezze e pure alcune scommesse vincenti.

 

 

Merita un approfondimento, proprio in quanto a scommesse vinte, la curiosa storia dell’“Amaro Arancia”. L’ultimo figlio della linea Vintage di Morelli è nato infatti… per errore. Proprio così. Un giorno, alla fine dell’imbottigliamento dell’etichetta “Amaro Etrusco”, avanzarono per caso cinque o sei litri di Amaro e un dipendente, credendo di riversarli nel recipiente di stoccaggio, per sbaglio li mise in quello di un altro prodotto, l’“Arancino 30°”. Per ben due anni questo bidone rimase sigillato e inutilizzabile, in quanto il prodotto danneggiato doveva essere smaltito. Ma Marco Morelli decise comunque di dargli una possibilità. Avuta notizia da suo fratello Paolo di questa situazione, prima di un viaggio all’estero scelse infatti di prelevare dieci bottigliette e farlo testare in Germania, Svizzera e Belgio. Il risultato, lontano da ogni pronostico, fu straordinario: non solo il feedback fu di totale gradimento, ma gli ordini superarono di gran lunga lo stoccaggio del prodotto e pertanto l’azienda dovette analizzarne la composizione per poter ricostruire subito il processo produttivo. Ciò comportò anche alcuni piacevolissimi problemi, in primis il fatto che fu necessario definire in tempo praticamente record la bottiglia, il tappo e l’etichetta, e fu proprio così che si pensò di ripartire da una vecchia bottiglia presente nel museo aziendale. Ebbene, oggi, quell’amaro nato per errore ha una produzione media di circa 3.000-4.000 bottiglie. Chi l’avrebbe mai detto? Sicuramente Marco Morelli.

 

 

Un caso da studiare e insegnare nelle scuole di marketing. Quasi a dire: non tutte le ciambelle nascono col buco, ma non per questo quelle sulla carta sbagliate non possono essere valorizzate, apprezzate e vendute con profitto. Lo dimostra alla perfezione l'”Amaro Arancia”, lo dimostrano i molteplici prodotti di una della realtà più interessanti del nostro Paese a livello di distillati. Liquori freschi e convincenti, dal respiro mondiale, senza mai dimenticare però il luogo dove tutto è iniziato. Basti pensare all’“Amaretto della Torre”, creato da un’intuizione del Cavaliere. Fu proprio lui a intuire infatti che per un’efficace strategia commerciale a livello italiano era necessario geolocalizzare la produzione, e dunque che il riferimento alla vicina Torre di Pisa avrebbe permesso un immediato legame territoriale e culturale. Un maestro, un genio, un precursore… Che, fin dai suoi esordi, ha permesso a “Liquori Morelli” di propugnare il concetto di territorialità che soltanto in seguito si è diffuso illimitatamente nel mondo del food and beverage. Ecco svelato uno dei segreti di un “Secolo di qualità”.

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