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Umbria eccellenza vinicola italiana. Parola di Forbes, la prestigiosa rivista statunitense di economia e finanza che, in un lungo articolo a firma di Per e Britt Karlsson, tesse le lodi del Sagrantino di Montefalco, le cui uve sono coltivate da secoli sulle pendici delle colline umbre.

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L’Umbria – recita Forbes – è una meravigliosa regione italiana. Tanti i commenti a riguardo, come del resto per gran parte della bellissima l’Italia. E questo è un dato di fatto. Se aggiungessi, però, che l’Umbria ha anche dei vini sbalorditivi? Ok, li hanno anche molte altre regioni italiane. Ma indiscutibilmente l’Umbria ha alcuni vini veramente rari. L’Umbria è una piccola regione, ma con differenti tipologie di vino. Nel sud, i vigneti sono sparsi attorno alla graziosa città di Montefalco. Qui il Sangiovese, come nella vicina Toscana, è coltivato e utilizzato per produrre il Montefalco Rosso. Ciò che ne deriva, sono vini molto gradevoli e convenienti. Ottimi da tavola, leggeri ed eleganti nello stile.

Tuttavia la grande sorpresa arriva dal Sagrantino. Questo vitigno è utilizzato solo in piccola parte a Montefalco. Ma i suoi vini sono mozzafiato. Alcuni lo paragonano al Barolo del Piemonte, altri alla  grande uva del Sud Italia, l’Aglianico. “Il Sagrantino deve essere domato”, dice un coltivatore, il che significa che questo prodotto deve invecchiare davvero tanto. E dopo aver gustato una serie di vini del 2011, l’annata recentemente messa in vendita, sono assolutamente d’accordo. Anche se ovviamente tutto dipende dal produttore. Ognuno ha un diverso modo di trattare l’uva. E in realtà, alcuni vini del 2011 sono già molto gradevoli. Mi piace la struttura del vino. Non mi piace l’eccessiva  dolcezza e morbidezza. Quindi il Sagrantino è la mia qualità d’uva preferita.

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La famiglia Lunelli della TENUTA CASTELBUONO (con una fantastica cantina chiamata Carapace) ha alcuni trucchi. “Il Sagrantino è potente”, spiega Marcello Lunelli, “e vogliamo conservare la sua tipicità, ma rendendolo rotondo e dolce. Otteniamo tannini morbidi grazie alla vendemmia tardiva e all’attenzione durante le operazioni di fermentazione. Infine, usiamo grandi botti di rovere al posto di piccole barrique”. Il Sagrantino del 2010 della Tenuta Castelbuono ha la giusta quantità di tannini con una fresca acidità, quel che ne deriva è un vino molto gradevole. Se si conserva per 10 anni, ne guadagnerà in struttura, come l’annata 2004 che ho assaggiato. Ancora fresco, ancora strutturato, con note di tabacco e  intensi aromi fruttati.

Peter Heilborn della TENUTA BELLAFONTE ama il Sagrantino. “E’ un vitigno complesso, ma anche interessante perché ha molta personalità. O ti piace o non lo fai”, questa è la sua opinione. Sono d’accordo. I vini con personalità non sono apprezzati da tutti. E in questo caso è una buona cosa perché la produzione di Sagrantino di Montefalco è piuttosto piccola, proviene infatti da una superficie di soli 7 ettari.

Marco Caprai della cantina ARNALDO CAPRAI è il più famoso produttore della zona e anche il pioniere della fama del Sagrantino. Quando ha iniziato nel settore, nel 1970, il Sagrantino era un vino dolce, un passito. Alcuni anni più tardi grazie al duro lavoro e a esperimenti con diversi innesti, diverse potature e una collaborazione con l’Università di Milano, il Sagrantino è emerso come un vino secco. Nel 1992, al  Sagrantino di Montefalco DOCG è stata  assegnata la più alta classificazione dei vini italiani.

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Dopo aver tanto sentito parlare di tannini “aggressivi” prima di venire qui, sono stato davvero sorpreso di trovare così tanti vini eleganti. Come il Sagrantino 2009 di Filippo Antonelli della cantina ANTONELLI SAN MARCO. “Il 2009 è stato certamente un anno molto caldo, ma questo è il nostro stile”, dice, ” noi preferiamo sempre l’eleganza”.

A BOCALE, Valentino Valentini ha una piccola produzione da 4 ettari e mezzo. Per il suo Sagrantino usa grandi botti da 1000 litri per l’invecchiamento. “Il 2009 è stato l’ultimo anno di lavoro con barriques”, dice, “non mi piace il sapore di legno in un Sagrantino”. A Bocale, tuttavia, la macerazione, dura 60 giorni, che è un tempo lungo. Ma i vini non sono affatto aggressivi, solo intensi e con un sapore molto persistente. Il Sagrantino di Montefalco 2011 di Bocale è elegante e con aromi profumati. Ma i tannini possono essere chiaramente sentiti e anche se ho potuto berlo con piacere, accompagnato da una grigliata, questo è davvero un vino da bere “sdraiati in cantina”.

Il 2011 è stata l’annata messa in vendita questa primavera. Le regole sul tempo minimo di invecchiamento dei vini prima della vendita sono tra le più severe in Italia. Un Sagrantino di Montefalco deve invecchiare almeno 37 mesi prima di poter essere immesso sul mercato. E almeno 12 di questi mesi devono essere spesi in botti di rovere. In un mondo con sempre meno pregiati vini da tavola, adatti a un consumo veloce, il Sagrantino di Montefalco è una rarità.

PRODUTTORI RACCOMANDATI DI SAGRANTINO DI MONTEFALCO E ROSSO DI MONTEFALCO

Forbes (USA), 17/08/15, Per e Britt Karlsson  (www.forbes.com/sites/karlsson/2015/08/17/why-the-next-wine-in-your-wine-cellar-should-be-a-sagrantino-di-montefalco/)

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