Competitive Data ha completato come ogni anno l’analisi dei bilanci delle prime 270 società di capitali appartenenti al settore del Caffè, per il triennio 2014-2016.
RICAVI IN SENSIBILE AUMENTO
I ricavi complessivi registrano una crescita del 8,9% nel 2016, e risultano pari a 4.666,7 milioni di euro, con le regioni del Nord Ovest che ottengono la crescita più sostenuta (+13,4%), seguite dalle regioni del Sud e Isole (+7,6%), Centro (+5,4%), ed il Nord Est (+3,1%).
A livello regionale è il Piemonte che mostra la crescita maggiore, +17,3%, mentre la flessione più marcata spetta al Molise, – 1,4%.
Se guardiamo all’EBITDA emerge un ottimo risultato per Sud e Isole (+16,6%), quasi a pari merito con il Nord Ovest (+16,5%), seguite dalle regioni del Centro (+9,0%), mentre volgono in negativo quelle del Nord Est con una flessione dell’1,4%.
Raggruppando le aziende per classi di fatturato otteniamo una crescita maggiore nel cluster di fatturato superiore ai 30 milioni di euro, con +4,5%, seguite da una variazione positiva del 3,5% dalle aziende con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro, mentre crescono del 2,5% le aziende con fatturato compreso tra 10-30 milioni di euro.
IN FLESSIONE (O NORMALIZZAZIONE) GLI UTILI
Per quando riguarda gli utili, il dato cumulato del 2016 è di 173.950.000 euro, con una sensibile flessione dell’ 80,0% rispetto al valore del 2015. E’ da ricordare però il grande peso che hanno avuto sul risultato del 2015 le plusvalenze di Lavazza.
L’incidenza degli utili sul fatturato è del 3,1% nel 2016, in forte calo rispetto al 16,3% del 2015, per i motivi sopra descritti, ma anche rispetto al 2014 ( erano il 4,2%).
Nel 2016 c’è una lievissima flessione delle aziende che chiudono l’esercizio in utile, sono pari a 231, contro le 232 del 2015.
GLI INDICI DI REDDITIVITA’
Aggregando i bilanci delle società che realizzano nel settore una quota superiore al 50% dei ricavi si ottiene il bilancio somma settoriale, dal quale vengono calcolati i valori medi di riferimento con cui confrontare le performance aziendali.
ROE ai massimi dell’ultimo triennio
Il ROE medio nel 2016 è stato del 9,2%, in crescita costante nell’ultimo triennio, era il 7,8% nel 205 ed il 7,6% nel 2014.
L’indice, che è dato dal rapporto tra Utile e Patrimonio netto, rappresenta la redditività per i soci.
Il ROI si riporta sopra il 10%
Il ROI evidenzia la capacità di generare reddito operativo, cioè il risultato ottenuto senza considerare gli oneri finanziari, il reddito della gestione straordinaria e le imposte, utilizzando al meglio, e in modo efficiente, gli investimenti.
Il ROI medio è stato del 10,7% nel 2016, in aumento rispetto al 9,1% del 2015, e di poco superiore al 10,5% del 2014.
Migliorano i margini sulle vendite
Il ROS è il margine operativo sulle vendite. La media del 2016 è stata del 8,0%, (era il 6,8% nel 2015). Questo significa che per ogni euro di ricavi, tolti tutti i costi operativi, quello che rimane sono 8 centesimi.
Segue lo stesso andamento l’EBITDA medio rispetto al fatturato, o margine operativo lordo, passato dal 13,6% del 2015 al 14,4% del 2016, ma leggermente inferiore rispetto al 14,5% del 2014.
RISCHIO FINANZIARIO STABILE
Il rapporto di indebitamento, o leverage, rappresenta indirettamente la proporzione esistente tra risorse proprie e risorse di terzi utilizzate per finanziare gli impieghi ed è pari al rapporto fra totale capitale investito e il patrimonio netto, misurando il cosiddetto “effetto leva”. Nel 2016 il rapporto di indebitamento evidenzia un valore di 1,95, stabile rispetto al 1,94 del 2015, ed in un’area di sostanziale equilibrio finanziario.
L’incidenza media degli oneri finanziari sul fatturato è stata dello 0,6%, anch’essa in miglioramento rispetto allo 0,7% del 2015.
Il report completo e personalizzabile è disponibile all’indirizzo