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Ph: Martino Dini
Ci sono eventi che per la loro natura straordinaria e l’incredibile rarità con cui si verificano, sono reputati al limite dell’impossibile: dai doppi arcobalieni, ai fulmini globulari, spesso il confine tra l’improbabilità statistica e l’inrealismo è così sottile da portarci a prendere posizioni simili a quelle di San Tommaso.
Eppure raro non vuol dire impossibile, anzi, spesso vuol dire speciale. Il famoso scrittore americano Marc Twain nacque nel 1835, durante il passaggio della cometa di Halley in prossimità della terra, e muorì il 21 aprile del 1910, in concomitanza con il passaggio successivò dell’asteroide.
Può dunque capitare qualcosa di così raro da essere difficilmente immaginabile, ed al contempo così entusiasmante da valer la pena di andarlo a vedere di persona. A Villa A Sesta, piccolo paese in cui abitano all’incirca 60 persone, sorgono oggi ben 2 ristoranti stellati: La Bottega del Trenta con la stella da ormai 20 anni, e L’Asinello, fresca nuova entrata nella Guida Rossa.
Se pensate che sia questo il doppio arcobaleno di cui si parla nell’introduzione ( e ce ne sarebbero di cose da dire, si tratta probabilmente della densità Stelle per abitante più alta al mondo), vi state sbagliando: il vero fatto raro di cui vale la pena di parlare è proprio L’Asinello, un ristorante capace di cambiare da solo la percezione che abbiamo di solito del ristorante stellato tradizionale.
Questo piccolo ristorante, ricavato all’interno di quella che fu una stalla (da qui il curioso nome) contiene in se tutti gli elementi che dovrebbero far innamorare della cucina, e si pone attraverso la sua nuda semplicità in una posizione disarmante, che si avvicina più all’entusiasmo fanciullesco che al timore reverenziale che spesso la ristorazione di alta fascia impone.
Senio Venturi e Elisa Bianchini, marito e moglie, sono i titolari e le anime pulsanti di questa realtà, lui in cucina e lei in sala. Nulla di più. Nessun servizio in doppio petto, nessuna pretesa di apparire. Una genuinità che unisce il buon gusto e l’eccellenza nel servizio alla tradizione ed al rustico originale di queste terre.
Un ristorante con un’anima che traspare anche dalle proposte della cucina, un menù che varia con le stagioni, e dove trova un ruolo da protagonista la cacciagione, come dimostra l’ amuse bouche composto da macaron di capriolo, cannolo di fagiano e pistachi, pralina di fegatini e cipolla rossa, ed tronchetto di cinghiale e cacao.
La grandissima attenzione traspare anche dalla scelta delle materie prime, eccellenti e degnamente cucinate, come dimostrano sia la quaglia, caldarroste, animelle che il piccione glassato alla china e castagniaccio.
Molto interessante l’idea di riproporre un classico della cucina toscana come le pappardelle al ragù grosso di Lepre, tanto quanto la sperimentazione dei sapori presente nel risotto mandorla e fagiano
Nota piacevole anche sui dolci, dove spicca il “Mela e Stracchino”, vero e proprio dessert signature dello Chef, ispirato alla meranda povera che gli veniva proposta in famiglia durante la sua infanzia.
Ultima nota sulla cantina, che conta più di 200 etichette, con proposte del territorio a cui negli anni Elisa ha aggiunto una interessante varietà di referenze extra regionali e straniere (molto carina l’idea di segnalare la distanza geografica tra la tavola ed il vigneto), ed in cui spiccano alcune chicche introvabili altrove come il 100% Cabernet Sauvignon dedicato a Telonius Monk.
Se ormai siamo tutti abbituati ad un’idea stereotipata delle caratteristiche che deve avere l’Alta Cucina, l’Asinello è il posto giusto per far pace con l’anima più sincera della cucina, andando a spogliarsi di tutti i costrutti mentali e mettendo finalmente al primo posto il gusto come senso principale. Un piccolo miracolo chiantigiano, forse raro, ma straordinariarmente possibile.
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