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E’ appena andata in archivio la quarta edizione di Live Wine, il Salone Internazionale del Vino Artigianale che ha riunito al Palazzo del Ghiaccio di Milano dal 3 al 5 marzo il gotha della categoria. Milano è una piazza importante e anche il vino artigianale non si sottrae all’attrazione della metropoli meneghina. Per giudicare una manifestazione i bilanci si tirano a bocce ferme. A caldo gli organizzatori Christine Marzani e Lorenzo de’ Grassi si sono giudicati soddisfatti.

”Le aspettative sono state ampiamente soddisfatte, con numeri importanti e una format di degustazioni e incontri andati bene. Un’edizione notevolmente internazionale del Salone del Vino Artigianale sia in termini di espositori, con Austria, Spagna, Francia e Slovenia, sia per quanto riguarda il pubblico. Ma siamo soprattutto felici della soddisfazione dei nostri espositori che è la cosa più importante per chi organizza una manifestazione di questo tipo, con le serate Live Wine Night, organizzate in diversi ristoranti e enoteche della città, che hanno permesso a produttori e consumatori di incontrarsi in un ambiente conviviale e di avere un confronto più”. Noi di Beverfood siamo stati al Live Wine e vogliamo fare un’analisi a forza quattro su questa edizione numero 4, con focus su numeri, ristorazione, distribuzione e novità.

NUMERI

190 espositori, vasto pubblico di privati e professionisti del settore. 4.000 visitatori di cui quasi 1.000 operatori, ristoranti, enoteche, sommelier professionisti e distribuzioni internazionali, 165 espositori di cui 160 le cantine (25% estere) e 5 le distribuzioni. Circa 900 i vini in assaggio, 18 banchi dedicati al cibo di qualità artigianale, 300 giornalisti e blogger accreditati. Questi sono gli ingredienti che confermano un interesse in crescita verso il comparto del vino artigianale. Sono rimaste fuori dal Palazzo del Ghiaccio le polemiche a nostro avviso sterili che molto spesso imperversano in questo specifico settore del vino che da nicchia si sta trasformando in un eldorado. Bastava fare un giro tra i banchetti di degustazione per vedere gente interessata, volti felici, mano strette che sanno di terra e di verità. Da segnalare l’aumento degli addetti del settore, professionisti e media, segnale che ormai si è sdoganato il bere artigianale, perchè molto spesso è sinonimo di bere bene.

RISTORAZIONE STELLATA

Grande interesse e partecipazione alla tavola rotonda “Vini Stellati” tenuta da Stefano Caffarri che ha visto come relatori Luca Gargano, patron di Velier e ideatore del marchio Triple “A”, Vincenzo Donatiello, sommelier del tre stelle Michelin Piazza Duomo di Alba e Thomas Piras, sommelier e co-proprietario del neo-stellato Contraste di Milano. “Prima della new wawe di questa generazione è stata la ristorazione di alto livello e una certa stampa a non accettare e combattere i vini naturali che invece hanno trovato terreno fertile con le generazione più giovani”– le parole di Luca Gargano. “Preferisco vendere sessanta bottiglie di vini naturali e tre di grandi marchi per far funzionare il ristorante, manteniamo quel margine di chi viene e compra etichette blasonate- il commento di Vincenzo Donatiello- Ma le cose stanno cambiando, per esempio in Piemonte credo che grazie al riconoscimento Unesco ci sarà un boom, ci aspettano vent’anni di lavoro, il nostro è un lavoro strano siamo sotto esame due volte al giorno.” Leve economiche, professionisti preparati, la vera partita si gioca sui livelli più bassi nella ristorazione di fascia media. Altro punto delicato il bio che sta avvicinando le lobby dei produttori e termini come biologico e biodinamico sono entrati nel gergo comune. Tra poco saranno tutti bio perché va di moda, spiegano i relatori, il vero obiettivo sarà andare a scovare quelle realtà migliore espressioni dei territori, grazie anche a una stampa giovane e illuminata. Sulla relazione tra numero di bottiglie e filosofa, secondo Thomas Piras la questione è superata. “Ci sono aziende e me ne vengono in mente alcune in Francia che rispettano alcuni requisiti di produzione al naturale facendo centinaia di migliaia di bottiglie, quindi il tema secondo me non è questione di tirature, di grande e di piccolo ma di vini fatti bene”.

La tavola rotonda “Vini Stellati”

DISTRIBUZIONE E VINI NATURALI

Anello di congiunzione tra ristorazione e vino è rappresentato dal mondo della distribuzione, dove sui naturali non manca pluralità. Al Live Wine sui cartelli espositivi c’è sia il nome del produttore che del distributore, che con queste tipologie di vini ha una valenza ancora maggiore. “Lavoriamo con dei prodotti non continuativi, con piccole e mutevoli realtà, se non hai chi ti riesce a spiegare questi vini con competenza e conoscenza perché ha visitato l’azienda e conosce tutto, difficilmente riesci a proporre questi vini nel tuo locale”– spiega Raffaele Bonivento di Meteri, realtà distributiva che si definisce il più grande tra i piccoli distributori con circa 60 aziende e 300 referenze, secondo cui “sarà il Wine pairing a far conoscere questi vini, in particolare stranieri, perché nessuno scommetterebbe mai una serata con una bottiglia di vino che non conosce, mentre così al bicchiere su diluisce il rischio”. Filosofia simile per Vinai, attiva da ottobre 2016, un lavoro di selezione e ricerca di Chiara Ripani e Tommaso Carboni, con una sezione dedicata all’Austria . “Non vendiamo una sola referenza senza essere stati in cantina a visitare l’azienda, in questa edizione di Live Wine abbiamo presentato due cantine dopo il nostro girogavare in Austria”. Mauri Cecchi di GluGu Wine, una delle realtà più ricercate a questo Live Wine ci ha rilasciato una dichiarazione al volo mentre stava spiegando alcuni dei suoi vini rappresentati. “La nostra è una selezione al naturale sulla base di quello che ci piace, anche se una zona già coperta se un vino per noi merita lo inseriamo a catalogo”. I clienti seguono i distributori in maniera fideistica, un lavoro che anche nell’era del digitale sta riscoprendo il valore della ricerca e della scoperta.

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NOVITA’ DAL LIVE WINE

Non sono mancate le novità tra i produttori a questa edizione numero quattro del Live Wine. Ai desk abbiamo incontrato tanti volti conosciuti, ma tra le new entry non è passato inosservata la presenza di Nevio Scala. L’ex mister del Parma ha aperto insieme al figlio un’azienda agricola che porta il suo nome a Lozzo Atestino, in provincia di Padova sui Colli Euganei. Abbiamo assaggiato il Gargànte, uvaggio 100% Garganega, bianco rifermentato in bottiglia. Un vino brioso e frizzante come quel Parma di Nevio Scala che non dava respiro agli avversari sui campi da gioco, oggi in versione vigneron ci ha parlato dei suoi progetti in vigna e in cantina con una filosofia che ha sposato subito il naturale con l’adesione a Vinnatur. “Abbiamo in cantiere molti progetti, ci piacerebbe valorizzare alcuni vitigni autoctoni come fatto con la Garganega, il prossimo vino in uscita dovrebbe essere un Moscato vinificato secco”.

Nevio Scala insieme al figlio

www.livewine.it

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