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A inizio anno si era sollevato un polverone dai granelli (o dalle bollicine) fittissime: per il lancio della nuova location, la catena Vagabond Wines aveva installato un vero e proprio bancomat all’esterno di una vecchia banca di Londra. Al posto delle banconote, il distributore erogava Prosecco, almeno secondo le idee dei proprietari. Enorme il favore dei londinesi, ben minore quello degli amanti e degli addetti ai lavori italiani.
“Vendere bollicine alla spina e descriverle come Prosecco non è in alcun modo previsto dal disciplinare vigente”, aveva commentato Stefano Zanette, presidente del Consorzio di Tutela del Prosecco. Una truffa, insomma, tanto da costringere Vagabond Wines, titolare di otto enoteche in giro per il Regno Unito, a rimuovere la APM (Automated Prosecco Machine). Successo, parziale almeno, che sta avendo un seguito tutt’altro che da ridere: l’europarlamentare Mara Bizzotto ha infatti definito l’attività pubblicitaria dell’azienda come “lesiva della legislazione comunitaria”, in quanto manchevole di rispetto della struttura del DOP, richiedendo l’intervento della Commissione Europea, che si è pronunciata.
La Denominazione di Origine Protetta è riservata per Prosecco, Prosecco frizzante e spumante, con area di produzione registrata in Veneto e Friuli Venezia-Giulia. Secondo il disciplinare, il Prosecco deve essere commercializzato in bottiglie di vetro che rispettano un iter e dei requisiti di etichetta rigidissimi. Proprio questa infrazione è stata alla base della lettera di Bizzotto alla Commissione Europea, in data 12 febbraio, nella quale veniva condannata la pratica marketing di Vagabond Wines. “L’uso della denominazione Prosecco per un vino servito alla spina è passibile di condanna per frode, in quanto ingannevole per i consumatori e foriero di enormi danni d’immagine per i produttori: questo comportamento è contrario alle normative EU sul rispetto delle denominazioni DOP per i prodotti agroalimentari”.
Secondo Bizzotto, lo stesso Consorzio di Tutela del Prosecco si sarebbe immediatamente attivato per la rimozione, poi effettivamente avvenuta, del distributore, sottolineandone la pericolosità in termini di immagine. “Si richiede alla Commissione un intervento perentorio e rapido, per prevenire l’installazione di macchine simili”, aveva concluso l’europarlamentare, ponendo una domanda diretta: “Come intende la Commissione preservare l’operato di eccellenza degli artigiani italiani, e migliorarne la reputazione, a fronte dei continui tentativi di frode sul territorio europeo e mondiale?”.
La risposta è stata firmata da Janusz Wojciechowski, Commissario Europeo per lo Sviluppo dell’Agricoltura, facente veci della Commissione in data 3 aprile: è responsabilità di ciascuno Stato Membro “adottare le necessarie misure per prevenire l’utilizzo illegale di denominazioni geografiche, all’interno dei propri confini”. Considerando la particolare situazione del Regno Unito, ancora alle prese con la Brexit, “è richiesto alle forze dell’ordine locali di intervenire in caso di infrazione delle regole circa l’utilizzo della dicitura Prosecco”. Vagabond Wines non ha comunque pubblicato alcuna risposta, stante anche la chiusura temporanea a causa della pandemia da COVID-19.
Non si tratta peraltro della prima volta in cui Bizzotto richiede l’intervento della Commissione per questioni relative all’errato uso di Denominazioni. Già nel 2015 si era espressa duramente contro il costume dei pub britannici, che servivano Prosecco alla spina e presunti prodotti aromatizzati al Prosecco, come chips, dolci o bustine di tè.
fonte: beveragedaily.com
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