Dalla città del Palio a quella della Regata. Dalla regione del Negroni a quella dello Spritz. Dalla sua Siena a una Venezia tutta da scoprire (passando a dir la verità anche per la capitale e per Parigi). Lorenzo Di Cola, bartender classe ’88, rappresenta sicuramente una delle più interessanti novità all’interno del nuovo corso della miscelazione veneziana.
Oggi Bar Manager de Il Palazzo Experimental, nuovo hotel boutique di Venezia con cocktail bar (Experimental Cocktail Club) e vista sul Canal della Giudecca, si è raccontato ai nostri microfoni a margine della Venice Cocktail Week dello scorso dicembre, presentandoci nel dettaglio il suo Signature “Melting Pot” con Nardini Bitter Chinato, Intrigo Vermouth e Adriatico Amaretto. “Sono nato a Siena nel 1988 e, pur trascorrendo tutta la mia giovinezza a Roma, ho sempre frequentato la mia città nel periodo più bello dell’anno, ovvero quello del Palio”, si presenta il nostro Anfitrione.
Come ti sei avvicinato al mondo del bar?
“Sono sempre stato attratto dalla miscelazione e credo che la curiosità sia una della caratteristiche che più mi contraddistinguono. Così, mentre seguivo il mio percorso universitario, mi sono presto messo alla prova anche dietro al bancone. Prima nelle piccole realtà cittadine, poi in alcuni piccoli cocktail bar romani. La svolta è arrivata però con la mia decisione di intraprendere un’esperienza all’estero a Parigi, che mi ha dato una visione differente dal punto di vista di ingredienti e tecniche di lavoro, oltre a una diversa attitudine gestionale del bar”.
Dal Palio alla Regata, ne hai fatta di strada… Cosa ti ha portato fino a Venezia?
“Perché Venezia? Non mentirò, il primo motivo è stato sentimentale: la mia compagna già viveva nella Serenissima e non è stato difficile per lei convincermi a raggiungerla. In secondo luogo, Venezia è una città magica e ideale per me: amo camminare e perdermi fra le sue vie, scoprire ogni giorno un percorso nuovo, imparare sempre qualcosa. Il parallelismo con Siena, con le dovute proporzioni, non è così lontano. Sono due città storiche e molto attaccate alle proprie tradizioni, entrambe uniche e autentiche”.
Che ambiente hai trovato a livello bar?
“Venezia è una città complessa, in una situazione di normalità è invasa da una moltitudine di turisti e l’offerta che moltissimi locali offrono è da sempre molto improntata sulla quantità rispetto alla qualità. Quando sono arrivato ho trovato solo pochi bar che proponevano un concetto di miscelazione internazionale e questo è un paradosso considerando che la città è principalmente raggiunta proprio dalla clientela estera. Sono un grande amante dei bar d’hotel e Venezia ne è piena, ma al mio arrivo avevano ancora quell’alone di austerità e timore che scoraggiava i consumatori più casuali. Oggi credo che si stia cercando di ringiovanire – il mio Experimental è non a caso totalmente costruito intorno a questa filosofia – e aprirsi a un pubblico sempre più giovane e curioso”.
Il tuo Signature “Melting Pot” è stato sicuramente fra i cocktail più apprezzati nella recente Venice Cocktail Week.