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Lorenzo Romano, gattopardo fiorentino, reinventa tre generazioni di cucina tradizionale


«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» recita la più famosa frase del Gattopardo. Proprio come un moderno Tancredi, il giovane chef Lorenzo Romano – fiorentino, classe ’89 – ha voluto così sovvertire le regole della cucina tradizionale, ma solo per scomporla e riassembrarla secondo diversi canoni estetici, seppur con immutati valori qualitativi.

Lo storico ristorante della sua famiglia, nato come “Trattoria Tre Soldi”, è diventato oggi “Insolita Trattoria”, con questo iniziale aggettivo aggiunto proprio allo scopo di dimostrare il diverso approccio, incentrato sulla ricerca dello stupore e la sfida alle percezioni visive. Già, perché visitare il nuovo corso del ristorante significa cimentarsi col concetto di deception gastronomica, ossia della ricerca di preparazioni e accostamenti inusuali che inducano il commensale a rivedere le proprie certezze in tema di percezioni visive.

Il divertissement gourmet di Lorenzo si basa proprio sull’illusione, con piatti insoliti come il cheese’nt burger (in cui il formaggio è sostituito da una sfoglia di peperone) o il macaron di fegatino fino al manifesto della cucina dell'”Insolita Trattoria”, il ceci n’est pas un tomate, un finto pomodoro che strizza l’occhio al surrealismo e cita René Magritte. Un pomodoro che pomodoro non è, ripieno di burrata con gel di pomodoro, pane e olive. L’effetto sorpresa viene mantenuto anche dalla carbonara, realizzata con crema pasticciera e il tuorlo d’uovo grattato come fosse bottarga, in un gioco di inversione delle parti tra latticini e uovo, o  nella tartare, in cui il tuorlo è in realtà una sferificazione di mango.

“Porto avanti una cucina quasi surrealista – spiega Lorenzo Romanolibera da schemi e limiti. Il fatto di essere autodidatta mi ha dato la possibilità di costruirmi un percorso del tutto personale, non legato alle tecniche tradizionali ed agli usi classici”.

Per non svelare fin da subito tutti i trucchi dello chef, non possiamo che consigliarvi di finire in bellezza con la mela verde (che, ovviamente, mela non è): non potrà che sorprendervi!

 

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