Ma se ti invito a bere un drinc in via Plinio a Milano tu cosa risponderesti, ci vieni? Era con questa domanda che nel 2016 Luca Marcellin interrogava amici e conoscenti. Circa tre anni dopo quello che era un semplice sogno è diventato realtà. Il Drinc, uno dei locali più in voga nella Milano miscelata, nato dalla volontà e tenacia di Luca Marcellin. Classe ‘82, uno dei migliori interpreti del barteding italiano, con esperienze in Bar in Hotel Cinque Stelle Luxury in giro per il mondo. Il ritorno in Italia alla guida della parte bar del Four Season di Milano nel 2011, poi nel 2016 l’inizio di una nuova avventura trasformandosi da barman in piccolo imprenditore.
Ma quando è scattata la molla? “Di fatto tutti quelli che fanno questo lavoro prima o poi ce l’hanno il sogno del cassetto di aprire un locale in proprio. Da quando avevo sedici anni faccio questo mestiere, quattordici anni in giro per il mondo nei bar degli hotel di lusso mi avevano messo duramente alla prova. Ero stanco più che del lavoro da bancone, di quello che sta dietro, del lavoro di preparazione, del non staccare praticamente mai, allora ho pensato tanto vale fare qualcosa di mio per mettermi alla prova”.
VIA PLINIO 32
I giri in moto nel poco tempo libero per cercare la location giusta, poi una volta trovato quello che poteva essere lo spazio adeguato, Luca fa ricerche empiriche. Appostamenti di sera in zona, per vedere i flussi di persone in quella via Plinio che oggi conosce molto bene, ma sino a tre anni fa era una via come un’altra, per lui piemontese originario di Pinerolo ma cresciuto al Sestriere. “Sapevo dove non volevo essere, ovvero sui Navigli, una zona che per il mio target è troppo movimentata. La ricerca quindi è stata fatta in maniera quasi casuale, quando ho trovato questo posto ho capito che era quello giusto vedendo come girava, si tratta di una zona semi-centrale, con un livello medio alto di popolazione residente milanese. Siamo un po’ a metà strada tra il bar di quartiere e il cocktail bar ricercato, sicuramente da noi ci devi venire apposta ed è quello che volevo”.
Luca racconta il suo Drinc come se fosse una parte di sé. La clientela abituale, la squadra di ragazzi, i giovani e bravi Saverio Casella e Sara Cassano, i dettagli, fondamentali per chi vuole fare questo lavoro. Si è subito affermato come un locale di tendenza, anche perché il focus è stato chiaro sin dall’inizio, anche quando le cose magari sembravano girare non per il verso giusto. “Quando apri un locale tuo devi sempre mettere in conto che le cose che hai pianificato e organizzato non sempre andranno nella direzione in cui tu credevi. Io caratterialmente sono una persona molto orgogliosa, per cui quando mi sono trovato imbarcato in questa nuova avventura non mi sono lasciato abbattere dalle avversità che ho trovato sul mio cammino. Devo dire che sin da subito ho avuto le risposte che cercavo dalla clientela, che viene qui per stare bene e soprattutto ritorna, grazie a un passaparola fondamentale e l’attenzione giusta dai media di settore quando ho aperto perché ero un nome affermato e venivo da esperienze rilevanti. Il primo anno peraltro ho ancora firmato la carta del Four Season, una consulenza che mi ha dato ulteriore visibilità”.
COCKTAIL & CONVERSATION
Un nome tanto semplice quanto efficace, Drinc come il suo fondatore con cui è facile entrare subito in sintonia. Il claim del locale è Cocktail & Conversation. Per emergere ha cercato solo di essere se stesso e portare tutta la sua esperienza accumulato in giro per cinque continenti nel suo piccolo Drinc, 26 posti a sedere in 40 metri quadri di sala, arredati con gusto e con amore.
“Ricordo ancora che la cosa che mi stupì sin dall’inizio era il commento dei clienti, ci dicevano come siete educati. Sembra una banalità, ma al Drinc appena entri ti prendiamo la giacca, ti accogliamo come se fossi in un posto di lusso anche se in realtà è un locale piccolino. Qui non trovano spazio grandi compagnie o gruppi di ragazzi chiassosi, il livello di rumore deve sempre essere controllato, vogliamo essere riconosciuti come un posto dove si sta bene e si viene a bere un buon bicchiere con la possibilità di fare due chiacchiere. Se il locale è pieno chiediamo di aspettare per potersi sedere ed essere serviti e riveriti, una strategia chiara sin dall’inizio che sta ripagando“.
Sullo sfondo una bottigliera con circa 450 referenze, in prevalenza molte tipologie di gin, ma un lavoro con i principali player della distribuzione senza legarsi a doppio filo a nessun in particolare, se non al gusto di Luca e dei suoi clienti che devono trovare il loro gusto.
ATTENZIONE, COCCOLE E FORMAZIONE
Le chiama coccole Luca le attenzioni verso la sua clientela. Un’acqua aromatizzata, una caramella per i fumatori tra un bicchiere e l’altro, un’essenza per le coppie romantiche, ci sono stati amori nati al Drinc che ritornano con la famiglia allargata. Dettagli che fanno la differenza. Come la drink list, un menù che cambia una volta l’anno. La Drinc list è simile a una tavolozza di colori per richiamare il mondo del design, con 17 signature cocktail, un analcolico, un cocktail del destino e un focus sui gin con 6 gin tonic con diverse referenze anche di tonica. Una serie di cocktail classici con dei twist, spaziando da delle rivisitazioni e in mezzo anche qualche best sellers, come C’era una volta il Negroni, tributo doveroso al centenario del Negroni. Proprio a Firenze Luca Marcellin ha avuto l’esperienza di fare da coach al vincitore della Campari Barman Competition 2019 Stefano Cattaneo, un’esperienza unica che gli ha dato ulteriore entusiasmo anche nel percorso formativo.
“E’ stata una bellissima esperienza, quando ha vinto Stefano non so se fosse più contento lui come barman oppure io come coach, quello che è certo che una realtà come Campari Academy fa davvero molto per la crescita e la valorizzazione dei ragazzi che si affacciano al mondo della miscelazione, formando dei professionisti per metterli nelle condizioni di lavorare al meglio“. Al Drinc i cocktail vengono servizi con degli stuzzichini originali e sfiziosi, mentre dal martedì al giovedì stanno lanciando una proposta di piatti in collaborazione con il ristorante accanto. Perchè questo ormai è diventato un punto di riferimento del quartiere e le collaborazioni nascono anche per caso.