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Luca Simonetta fa sold-out a “Urbano”. Cucina e divertimento in pairing con Monkey Shoulder


Un’altra serata firmata Velier, la Firenze post-Coronavirus torna finalmente ad animarsi e a riportare sempre più i cittadini fuori dalle mura di casa, ovviamente nel rispetto più rigoroso dei protocolli di sicurezza.

Come da “Urbano food&spirits”, ristorante alle porte del quartiere di San Frediano che ieri sera ha ospitato con successo Luca Simonetta, brand ambassador di Monkey Shoulder (Blended Malt Scotch Wiskhy). Il risultato? Ottima organizzazione del solito Massimiliano Prili, locale pieno (serata sold-out) e pairing di qualità tra cocktail e cucina. Una notte speciale che Beverfood.com si è fatto raccontare direttamente dallo stesso bartender lombardo.

Luca, innanzitutto questa è la tua prima serata post-COVID?
“No, per fortuna avevo già fatto un paio di serate dopo il lungo lockdown, ma questa è la mia prima volta in assoluto a Firenze. Quindi possiamo comunque festeggiare! Vi dirò, non è stato facile tornare dietro al bancone e adattarsi al nuovo protocollo, uso della mascherina in primis, ma è stato davvero bello al contempo rivedere i colleghi e riprendere a stupire i clienti coi miei drink”.

Il protagonista indiscusso della serata, ieri, è stato Monkey Shoulder: ci racconti qualcosa in più su questo scotch?
“Monkey Shoulder è il nostro whisketto da miscelazione, ci puntiamo tantissimo e cerchiamo di avvicinare non solo gli appassionati, ma anche una clientela che non ha mai bevuto questo tipo di distillato. Per l’Italia quest’anno abbiamo poi anche una versione torbata, molto rock ‘n’ roll e molto funk, che ha avuto già grande successo”.

Un prodotto che si sposa bene con tanti tipi di cocktail differenti: dal Rob Roy all’Old Fashion…
“Monkey Shoulder è un prodotto versatile e assai utile in miscelazione. Alla serata da Urbano ho voluto quindi proporlo in diversi cocktail e, soprattutto, al fianco di sapori totalmente contrastanti tra loro. Siamo partiti con l’antipasto a base di fiore di zucca ripieno di ricotta di burrata e porcini secchi, con un crostino di alici e marinate, per il quale ho preparato un ‘Cocco Monkey’ con Monkey Shoulder Smokey, lime e acqua di cocco. Il primo piatto, picio fatto a mano con aglione, rigatino e briciole di pane profumato al lime, come da tradizione è stato servito con del vino, mentre il coniglio ripieno alle prugne, servito con la sua salsa e verdure di stagione si è abbinato alla perfezione col mio ‘Monkey Plum’, una variante del Rob Roy con vermouth infuso alle prugne”.

E per il dessert a cosa hai pensato invece?
“A un ‘Chocolate Old Fashion’ realizzato con Monkey Shoulder, zucchero e bitter al cioccolato, visto che il dessert era proprio gelato al cioccolato e peperoncino. Direi che il pairing è stato nel complesso molto divertente, con un bel gioco tra assonanze e contrasti. Nell’antipasto, per esempio, mi sono voluto legare più a una filosofia asiatica, col tipico contrasto cocco-alici, mentre nel secondo abbiamo lavorato maggiormente sulla continuità”.

La serata non è certo finita dopo il pairing, proseguendo fino a tarda notte con la tua speciale drink list after-dinner.
“E anche qui mi sono sbizzarrito! Ho fatto un ‘Monkey Spank’ a base di Monkey Shoulder, succo d’ananas, Velvet Falernum, Chartreuse verde, succo di lime e Spray Monkey Shoulder Smokey, e un ‘Detox Monkey’ con Monkey Shoulder, Clairin Communal, Cachaça Yaguara Branca infusa all’ananas, Bitter Aromatic, acqua di cocco e Sirop de Canne Neisson. Senza dimenticare infine lo ‘Smokey Lazy Fashioned’ preparato con Monkey Shoulder Smokey, Aromatic bitter e zucchero”.

Ultima domanda, inevitabile, sui piatti di “Urbano”: come ti sei trovato?
“Direi benissimo. Prima di ieri ero stato a Urbano soltanto come cliente e avevo mangiato un’ottima tartare, durante questa serata ho confermato tutte le mie buone sensazioni. Urbano è un ristorante che potrebbe stare a Milano o in qualsiasi altra grande metropoli, un locale con una sua anima che offre un’esperienza completa dall’aperitivo fino al dopo-cena. Esattamente ciò che serve alla ristorazione, dal mio punto di vista, dopo il Coronavirus”.

Foto di Alessandro Rella

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