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Nell’occhio del ciclone, ma stavolta non per una nuova acquisizione in portfolio o un qualche investimento milionario. Ab InBev, indiscussa leader nel settore birra (Corona e altre nelle proprie fila), si è infatti vista intentare una causa legale per aver fornito, a quanto pare, false informazioni nella vendita dei propri prodotti.

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I querelanti sono due statunitensi dello stato di New York, Tanya Cooper e Joseph Rose, che lo scorso 11 settembre si sono fatti portavoce di una class action composta da oltre cento firmatari. L’accusa è quella di pubblicità ingannevole: la linea Ab InBev Rita, che include le varianti Margarita, Mojito, Rosé e Sangria sarebbe stata spacciata per quello che non è. Secondo Cooper e Rose, basandosi sulle etichette, ci si aspetterebbe che le lattine contengano rispettivamente tequila, rum e vino.

Nel documento depositato si legge inoltre che se i querelanti fossero stati al corrente della reale natura dei prodotti, non li avrebbero acquistati o si sarebbero comunque aspettati di pagare molto meno di quanto fatto. Cooper, che aveva acquistato una cassa da dodici lattine delle varianti Margarita e Mojito, ha inoltre affermato di essere convinta di trovare alcool nelle bevande, perché i nomi dei cocktail citati erano anche sostenuti dalle immagini sul packaging. La variante Margarita, ad esempio, vede raffigurato sulla lattina il classico calice a sombrero con una crosta di sale. Rose le ha fatto eco parlando della versione Spritz.

La relazione parla inoltre di una scorretta esposizione delle informazioni necessarie: invece di presentare chiaramente sull’etichetta i dettagli del contenuto, i prodotti Margarita hanno una dicitura stampata sul fondo della cassa, “dove nessun consumatore guarderebbe prima dell’acquisto”, che segnala come la bevanda sia a base di malto, con caramello colorante e aromi naturali. “I querelanti e i membri della class action sono stati danneggiati dai prodotti dell’accusato, perché non hanno ricevuto ciò per cui hanno pagato e come risultato hanno perso denaro”.

La causa intentata coinvolge solo le casse di prodotto, e non la vendita e la pubblicità della gamma Ritas venduta in lattine singole. La richiesta è quella di portare AB InBev in tribunale perché corregga i suoi contenuti e paghi una non specificata somma per danni e spese legali. Un portavoce del colosso ha espresso come la causa sia “priva di alcun fondamento e per questo si provvederà a difendersi”.

Non è peraltro l’unica situazione legale in cui AB InBev si viene a trovare: un tribunale distrettuale della California ha infatti aperto una porta per un processo per violazione di copyright, intentato dal brand di abbigliamento Patagonia. Lo scorso anno Patagonia ha avviato l’iter burocratico, accusando l’azienda birraria di aver creato un logo “incredibilmente simile” per sponsorizzare i propri prodotti, e “approfittare dell’enorme visibilità” che Patagonia ha ottenuto nella sua quarantennale attività.

fonte: thedrinksbusiness.com

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