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Certe storie non si raccontano, si tramandano. E quando una storia dura da cinque generazioni, il confine tra passato e futuro diventa sottile. Al Moebius di Milano – spazio di sperimentazione e culto per gli amanti del buon bere – la Distilleria Bonaventura Maschio ha svelato, qualche giorno fa, due creazioni destinate a riscrivere il rito dell’aperitivo: Bitter Maschio e Vermut Bonaventura. Un debutto che non è solo un ritorno alle origini, ma una dichiarazione d’intenti.
Fondata alla fine dell’Ottocento a Gaiarine, tra il Piave e il Tagliamento, la Distilleria è sempre stata un crocevia di saperi, un laboratorio dove la tradizione incontra la ricerca e la continua sperimentazione. Qui tra alambicchi di rame e legno stagionato, sono nati distillati che hanno segnato epoche. E oggi, nel 2025, l’azienda torna a far parlare di sé con un Bitter che affonda le radici negli anni Cinquanta e un Vermut che profuma di Venezia.
Due prodotti, dunque, che non sono semplici omaggi al passato, ma l’espressione di una visione: ridare all’aperitivo italiano il carattere che merita.
«L’idea era chiara: raccontare l’aperitivo italiano nella sua essenza più autentica, riportandolo alle sue radici più profonde. E una di queste radici l’avevamo già in casa: un Bitter che producevamo negli anni Cinquanta. All’epoca, il sigillo era in metallo, poi dal 1959 arrivò la fascetta che conosciamo oggi. Non volevamo semplicemente rievocare un’estetica vintage, ma recuperare l’anima stessa di quel Bitter, che all’epoca era un concentrato di aromi e profumi», così Andrea Maschio, AD dell’azienda, introduce il primo nuovo arrivato in casa Bonaventura.
Il Bitter Maschio non è solo un bitter, è il bitter, o forse sarebbe meglio dire “Un Bitter Bitter”. Caratterizzato da un rosso vibrante che cattura lo sguardo ancor prima del palato, è ispirato ai toni accesi degli anni d’oro della pubblicità italiana, quando le réclame dipingevano scenari sognanti e i manifesti coloravano le strade. La bottiglia, slanciata ed elegante, richiama la sobrietà del vetro satinato di un tempo, con dettagli in rilievo che restituiscono al tatto una sensazione quasi artigianale.
E continua Maschio:
«Poi, in qualche modo, ci siamo orientati su due strade diverse. Da un lato, i profumi più aromatici, quelli caratterizzati dagli agrumi, hanno iniziato a diventare sempre più intensi, grazie anche allo zucchero che, come un messaggero, esalta i profumi. Dall’altro, l’amarezza, spesso derivante da radici come genziana e china, tendeva a coprire i profumi più delicati, creando un contrasto forte. I bitter più amari risultavano più cupi, mentre quelli più aromatici e solari erano generalmente più dolci.
La nostra intenzione era quella di tornare ad un equilibrio, unendo solare e amaro, e per questo abbiamo scelto una tonalità di rosso vivace, simbolo perfetto di questo incontro tra la luminosità e la profondità».
Al naso, le note fresche di agrumi e menta anticipano un sorso che è pura architettura del gusto: la genziana e la china regalano profondità e persistenza, mentre una sottile nota vanigliata riequilibra l’amaro, donando una chiusura armonica e avvolgente.
Il Vermut Bonaventura, invece, è un viaggio nella Venezia mercantile, quella delle spezie e delle sete preziose, dei mercanti che solcavano l’Adriatico portando con sé il profumo di terre lontane:
«L’altra radice, quella del Vermut, non nasce dentro l’azienda, ma è profondamente radicata nel nostro territorio: Venezia. Venezia è sempre stata una terra di incontro, un crocevia di culture e spezie, il punto di partenza di un flusso continuo di aromi verso l’Europa. È stata una delle prime città ad attribuire al vino un’attenzione speciale, un luogo dove, nei bacari, il vino non era solo una bevanda, ma un’esperienza. La malvasia, vino importato dai quattro angoli del Mediterraneo, divenne il simbolo della ricchezza e della qualità».
Come ribadito dall’AD dell’azienda, inoltre, l’idea prende avvio proprio da Venezia, caratterizzata da una tradizione legata sia alle spezie che alla commercializzazione del vino. Da qui l’idea di unire questi due elementi per creare un vermut che fosse il più lontano possibile da Torino e che fosse – al contempo – autenticamente veneto:
«L’obiettivo era conferire al vermut una grande densità e struttura. Venezia per me è sinonimo di ricchezza, oro, colori e opulenza. Per questo motivo, abbiamo scelto di aggiungere del vino passito, per evocare la sensazione di submaturazione, con note di frutta disidratata e uva passa, mantenendo però un amaro molto deciso, per fare in modo che il vermut rimanesse autentico e potente».
L’etichetta, con la sua grafica dorata su sfondo ambrato, evoca la ricchezza cromatica della Serenissima, mentre la forma della bottiglia richiama le antiche fiaschette da viaggio, simbolo di scambi e commerci. La base di uva Glera appassita conferisce una morbidezza vellutata, mentre l’assenzio, il macis e il coriandolo si intrecciano in un bouquet speziato e balsamico. Il finale, persistente e nobile, è un omaggio alla china calisaya e alla salvia sclarea, che aggiungono profondità e carattere.
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Il Moebius, con la sua anima sospesa tra ristorante d’autore e cocktail bar sperimentale, è stato il palcoscenico ideale per questa anteprima. Un luogo che, come Bonaventura Maschio, sfida le convenzioni per dare vita a qualcosa di unico. E in un settore in cui il dettaglio fa la differenza, questi due nuovi protagonisti sono pronti a imporsi, non solo nei migliori locali, ma nella memoria sensoriale di chi cerca nel bicchiere una storia da raccontare.
Ma c’è di più. Quello che rende davvero speciale questa creazione è la sfida dietro il processo: Andrea e Anna Maschio hanno dedicato un intero anno alla ricerca dell’equilibrio perfetto. Il Bitter Maschio doveva essere deciso, ma mai prepotente, mentre il Vermut Bonaventura doveva mantenere il suo carattere veneto senza sacrificare la struttura necessaria per integrarsi nei cocktail.
Il risultato è una sintesi perfetta, un incontro armonico tra amaro e aromatico, tra radici e sperimentazione.
+ INFO: www.primeuve.com
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