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L’Area Studi di Mediobanca presenta l’aggiornamento annuale dell’indagine sul settore vinicolo italiano. Il faro è puntato su 122 società produttrici con fatturato superiore ai 25 milioni di euro nel quadriennio 2009-2013. Oltre al mercato italiano lo studio include l’analisi aggregata di 13 tra le maggiori imprese internazionali quotate con fatturato superiore a 150 milioni di euro e l’esame dell’andamento dell’indice mondiale di Borsa delle imprese vinicole quotate tra il 2001 e il 2015.

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Tra i punti di rilievo: il forte il contributo delle vendite estere sul fatturato italiano nel 2014; il solido aumento degli investimenti (+10%) nonostante la flessione dello 0,4% per l’intera economia; lo sviluppo del mercato asiatico (+16,9% le vendite sul 2013); la performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo in crescita del 336,5% da gennaio 2001; le attese prudenti per il 2015 (il 50% degli intervistati si attende una crescita delle vendite ma sotto il 5%). L’indagine completa è disponibile per il download sul sito www.mbres.it

Continua la corsa dello spumante italiano all’estero

Nonostante le vendite domestiche in Italia siano rimaste invariate rispetto al 2013, il fatturato estero dei maggiori produttori con passaporto italiano cresce del 2,8%, trainando il fatturato complessivo a un +1,4%. Gli spumanti confermano il trend positivo dello scorso anno e guidano la crescita con un +4,1% sul 2013 sospinti dall’estero (+6,2%). Gli spumanti si riconfermano primi anche nella classifica degli investimenti tecnici segnando un +58% rispetto al 2013. In generale tutto il settore rimane vivace con investimenti tecnici in crescita del 10%: un risultato ancora più significativo se paragonato alla contestuale contrazione dello 0,4% dell’intera economia.

Dal 2014 più export in Asia

Solo il 5% del fatturato estero del vino italiano è realizzato in Asia ma c’è da scommettere che presto questo dato dovrà essere aggiornato visto che nel 2014 l’Asia si è rivelata la destinazione che ha incrementato maggiormente le vendite con un +16,9%. Energica anche la crescita del Nord America (+6,1%), dove si realizza il 32% dell’export, mentre rallentano le esportazioni italiane di vino nei paesi UE (+1,7% sul 2013), che tuttavia si confermano la prima piazza estera per il vino italiano assorbendo il 50% dell’export totale. In flessione invece le esportazioni in Africa, Medio Oriente e gli altri Paesi Europei (non nell’UE) che calano del 3,3%, per una quota pari all’11% del totale; il residuo 1% delle esportazioni va in Sud America.

Chi vince tra i top seller?

Al vertice della graduatoria 2014 per fatturato si riconferma primo il Gruppo Cantine Riunite-GIV con 536 milioni di fatturato. Nonostante le flessioni rispetto al 2013, al secondo gradino del podio rimane Caviro con 314 milioni, segue Campari (209 milioni). Cresce invece il fatturato del Gruppo Antinori a 180 milioni (+4,8% sul 2013) che si colloca in quarta posizione davanti alla cooperativa Mezzacorona, quinta a 171 milioni (+5%). Record di crescita nel 2014 spetta alla forlivese Mgm che passa da 66 a 73 milioni (+10,1%), seguita da Ruffino che sale da 75 a 81 milioni (+8,4%). Se invece si considera la proiezione estera la medaglia d’oro va a Ruffino, che realizza all’estero il 92,9% del fatturato, seguita da Masi Agricola (90,5%) e da Fratelli Martini (89,5%). La più grande azienda nostrana, Cantine Riunite-GIV, supera la cinese Yantai Changyu che continua ad arretrare, e si attesta sesta a livello mondiale (preceduta dalla cilena Viña Concha y Toro).

Il Veneto davanti a tutti

La classifica dei produttori in base alla forza dei loro bilanci vede in testa la veneta Botter. Seguono l’emiliano-romagnola Cantine Turrini, Masi Agricola, anch’essa veneta, e la toscana Ruffino. Veneto e Toscana registrano i ROE maggiori, rispettivamente del 9,8% e del 5,3% nel 2013.

…Che aspettative per il 2015?

L’82% degli intervistati non prevede un calo delle vendite per l’anno a venire, ma sono solo il 9% gli ottimisti che prevedono una buona annata nel 2015 con crescita delle vendite superiore al 10%. Nell’insieme prevale quindi la prudenza e senza gli exploit del 2011 e 2012: il 50% degli intervistati ritiene di non poter accrescere le vendite del 2015 oltre il 5%; ma l’euro debole forse darà una mano.

La Borsa brinda alla prima matricola italiana

Il 2015 ha portato con sé un avvenimento importante: la prima quotazione di una società vinicola italiana, l’Italian Wine Brands, controllante della Giordano Vini, nel mese di gennaio. Secondo l’analisi della performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo elaborato da Mediobanca, investire nel vino sembra essere stato un ottimo affare. Il dato che emerge infatti è che da gennaio 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 336,5%, un risultato ben al di sopra delle Borse mondiali che hanno segnato un più modesto progresso dell’87%.  Infine le migliori performance dei titoli vinicoli in termini relativi (ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) sono segnate dal Nord America (+447%) e dalla Francia (+74%). Tuttavia non tutte le piazze hanno registrato un dato positivo: Australia -17,1%, Cile -30% e Cina -65%.

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