Dopo l’annata record del 2015 ci si aspettava per il 2016, climaticamente meno favorevole dell’anno precedente, una frenata nei consumi di birra che invece sono riusciti a mettere a segno un ulteriore aumento dello 0,8 % a volume. Secondo le stime di Assobirra, l’associazione nazionale dei birrai italiani, i consumi totali di birra nel 2016 si sono assestati intorno ai 18,9 milioni di hl e quelli procapite si sono ora portati a 31,1 litri/anno.
Secondo le indicazioni IRI relativi alla moderna distribuzione nei primi mesi del 2017 è proseguito in modo ancor più deciso l’aumento dei consumi e, tenuto conto delle impennate di temperatura dei mesi estivi , è facile immaginare che il 2017 possa chiudere con un aumento di notevole rilievo.
IL QUADRO DI SINTESI DEL MERCATO
Secondo le stime di Assobirra, gli impianti presenti sul territorio nazionale (15 birrifici industriali e oltre 800 tra microbirrifici e brew pub artigianali ) hanno prodotto nel 2016 un volume complessivo di 14,5 milioni di ettolitri di birra, contro 14.0 milioni dell’anno precedente. Di questi 2,6 milioni di hl (cioè oltre il 18% del totale produzione) sono stati esportati, e, quindi la parte disponibile (11,9 milioni di hl) è destinata a soddisfare la domanda interna rappresentando circa il 63% del totale consumi interni (19 milioni di litri) . La parte rimanente per soddisfare la domanda interna è costituita naturalmente dalle importazioni di birra che nel 2016 sono ammontate a ca. 6,9 milioni di hl (cioè ca. il 37% del totale consumi), in crescita di oltre 200.000 hl rispetto al 2015.
L’Italia si conferma come decimo produttore europeo, molto distante però dai big quali Germania, Regno Unito, Polonia e Spagna e dietro anche ad altri Paesi di grande tradizione brassicola come Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Francia e Romania. Bene anche la produzione di malto, che come sempre viene interamente assorbita dall’industria italiana e si è ormai portata intorno ai 700.000 quintali prodotti nelle due principali malterie Saplo di Pomezia (Roma) e Agro Alimentare sud di Melfi (Potenza).
LA PENALIZZAZIONE FISCALE DEL SETTORE BIRRARIO
Il 1° gennaio 2015 è scattato l’ultimo aumento sulle accise della birra deciso dal Governo nel settembre 2013. Così, in soli 15 mesi le accise hanno subito tre aumenti – ad ottobre 2013, gennaio 2014 e gennaio 2015 – che ne hanno portato il valore dagli iniziali 28,2 a 35,6 euro per ettolitro: +30%. A seguito degli ultimi aumenti, oggi l’Italia applica un’accisa sulla birra fra le più alte d’Europa. Rispetto a quelle di Germania e Spagna, ad esempio, le accise italiane sono rispettivamente il quadruplo e il triplo. Ma c’è una ulteriore aggravante: nei pochi Paesi europei in cui la fiscalità sulla birra raggiunge livelli analoghi o superiori a quelli italiani, anche le altre bevande alcoliche sono soggette a una tassazione relativamente elevata. In Italia, invece, la birra è l’unica bevanda da pasto ad essere soggetta ad accisa, mentre l’accisa sul vino è pari a zero e quella sui superalcolici inferiore alla media UE. Una discriminazione evidente, un’autentica “anomalia” che provoca una serie di effetti negativi sul settore birrario e su tutta la sua vasta filiera. sulle bevande alcoliche.
I CONSUMATORI
I 18,9 milioni di hl di birra consumati nel 2016 hanno segnato un aumento di circa l’1% rispetto a 18,7 milioni di hl consumati nel 2015. Di pari passo è cresciuto il consumo pro capite che si è ora portato a 31,1 litri/anno. In un Paese come l’Italia, a forte tradizione vinicola, la birra si è conquistata stabilmente un suo spazio e tende ormai a competere senza alcun soggezione con la bevanda vino anche in occasione dei pasti. In realtà il consumo di birra in Italia si sta ormai avvicinando sempre più a quello del vino. Quest’ultimo è stimato per il 2015 intorno a 20,5 Mn di hl. a fronte dei 18,7 Mn di hl della birra, che però tende a crescere mentre i consumi di vino tendono a diminuire. In ogni caso la birra è oggi la bevanda alcolica preferita da chi ha meno di 54 anni. Il 71% degli italiani maggiorenni dichiarano di consumare birra. Di questi, 16 milioni sono donne. La birra piace sempre più alle donne: trent’anni fa solo 2 italiane su 10 bevevano birra, oggi l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo pro capite (solo 14 litri) e un approccio a questa bevanda nel segno della moderazione e del consumo a pasto.
Secondo le analisi pubblicate da Assobirra nei sui Report, la birra è una compagna ormai assidua delle abitudini alimentari degli italiani (e, in misura crescente, delle italiane). Si rafforza la dimensione domestica della birra: in estate, fra le bevande alcoliche, è di gran lunga la più presente in frigorifero (quasi 50% del totale) e, fra tutte le bevande, è seconda soltanto all’acquaminerale. La birra chiara rimane di gran lunga la più gradita dagli italiani: 3 su 4 dicono di preferirla perché buona, leggera e adatta a tutte le occasioni. Una preferenza che aumenta ulteriormente fra il genere femminile. Inoltre tutte le indagini più recenti indicano che la Birra è sempre più percepita come bevanda naturale, leggera e sana, facilmente digeribile, versatile e conveniente. Quello che ancora manca è un retaggio culturale che passa attraverso l’educazione ad una Birra di qualità, la degustazione del prodotto e l’allargamento dei momenti di consumo.
Per un’ampia panoramica sul mercato della birra in Italia si rimanda all’annuario Birritalia; www.beverfood.com/downloads/birritalia-2017-18-download-pdf/