Il consuntivo delle vendite delle bibite sul mercato italiano della grande distribuzione a fine 2014 evidenzia, secondo le rilevazioni di IRI – Information Resources, un forte calo sia nei volumi che nei valori. Le vendite a volume del totale comparto bibite (gassate, funzionali e lisce) sono state pari a 1.358 milioni di litri nei canali Iper+Super+LSP, con un perdita di ben il -7,7% rispetto al 2013, che a sua volta aveva chiuso con un calo del -5,5% rispetto al 2012. A valore c’è stato un recupero prezzi medi intorno al 2,5-3%, comunque non sufficiente a compensare il calo volumi. A valore le vendite 2014 si sono fermate nei canali in questione a 1.352 milioni di euro con un calo del 4,8% rispetto al 2013, che a sua volta aveva accusato una perdita del 4% rispetto al 2012.
Queste tendenze, proiettate a livello dell’intero universo del mercato (iper+super+LSP, discount, retail tradizionale, horeca e vending), porta ad una stima indicativa dei consumi intorno ai 3.200 milioni di litri nel 2014, con un consumo procapite di appena 53 litri/anno, uno dei più bassi a livello europeo. Il calo delle vendite e dei consumi ha interessato tutti i segmenti del beverage, con l’unica eccezione delle “altre bevande piatte” (tisane fredde, caffè freddo, acqua di cocco, ecc) che però rappresentano solo un piccolissima nicchia del mercato. Perfino gli Energy drink, che ci avevano abituato a continui tassi di sviluppo, si sono bloccati sul piano dei volumi e hanno accusato una lieve perdita a valore. Per non parlare degli integratori salini (sport drink e prodotti similari) che continuano ad essere in caduta libera ed ora rischiano di essere sorpassati a valore dagli Energy drink.
Come rileva IRI “Il comparto delle bevande dissetanti è una delle voci dove il consumatore ha maggiormente «razionalizzato» il proprio basket di spesa. Qui hanno agito in forma combinata sia fattori legati al reddito, sia la relativamente alta crescita dei prezzi e, per ultimo, le stesse anomalie climatiche che hanno compromesso il mercato nel pieno della stagione estiva. Tuttavia parte del calo è strutturale ed ascrivibile al cambiamento dello stile di vita delle famiglie che sta penalizzando soprattutto il mondo delle bevande gassate. In questo anche il progressivo invecchiamento della popolazione gioca un ruolo non trascurabile nel lungo periodo. Per il prossimo anno ci aspettiamo un calo più limitato (sempre al netto di possibili anomalie del clima) anche grazie al raffreddamento dei prezzi medi al dettaglio”. Va infine ricordato che a differenza delle bibite, il mercato delle acque minerali, pur in una situazione climatica negativa, ha chiuso il 2014 con una crescita dei volumi dell’1,4% (Dati IRI). E’ evidente che l’acqua minerale viene considerato dagli italiani una bevanda di necessità cui non rinunciare neanche nei momenti di congiuntura difficile, con una percezione più salutare delle bibite, che vengono invece vissute come prodotti edonistici e, in quanto tali, più facilmente sacrificabili in momenti difficoltà economica.
IRI