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Secondo i dati IRI, nel 2017 le vendite di acque minerali in Italia nei canali delle moderna distribuzione sono balzati a circa 9,5 miliardi di litri con una crescita dell’8%. La calda estate del 2017 ha favorito la crescita dei consumi, ma in realtà le vendite sono aumentate in tutto l’arco dell’anno. Anche negli altri canali le vendite di acqua minerale sono state positive, anche se a livelli più bassi delle GDO e, quindi, il totale delle vendite e dei consumi interni  (distribuzione moderna, retail tradizionale, horeca e vending)  può essere stimato intorno ai 13,5 miliardi litri, portando il consumo pro-capite al record di 225 litri/anno.

 

Storicamente l’acqua minerale è stata sempre la bevanda analcolica confezionata più consumata dagli italiani. Anche le vendite delle altre bevande analcoliche hanno mostrato segnali positivi nell’esercizio 2017 (complice anche le condizioni climatiche favorevoli) , ma con tassi di crescita largamente inferiori a quelli delle acque minerali. Questo conferma ancora una volta che è in atto una tendenza di fondo verso lo spostamento di consumi dalle bibite e succhi alle acque minerali. In realtà questo trend non è specifico del mercato italiano ma è in atto, a volte con tassi ancor più consistenti,  nei mercati del beverage  dei principali paesi ad alto consumo di soft drinks. L’acqua confezionata risulta vincente rispetto alle altre bevande analcoliche perché non contiene zuccheri, idrata in modo naturale, non crea intolleranze di nessun tipo,  va bene per tutte le età e per tutte le occasioni di consumo e, oltretutto, è molto più economica delle altre bevande. Perfino sul mercato USA,  patria storica delle bibite sodate, dove si sono sempre consumate quantità enormi di cole e altre sode, il consumo di acque confezionate ha superato ormai il consumo delle bibite sodate.  Sullo scenario mondiale ci sono altri Paesi che esprimono consumi procapite di acqua confezionata più alti dei nostri, come alcuni Emirati Arabi, l’Arabia Saudita,  il Messico e la Thailandia.  Ma in questi Paesi prevalgono le acque confezionate trattate, cioè sottoposte a procedimenti di depurazione, mentre da noi la quasi totalità dell’acqua confezionata consumata è rappresentata da acqua minerale,  per le quali  manteniamo la leadership mondiale dei consumi.

 

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LE VENDITE NELLA DISTRIBUZIONE MODERNA

 

Secondo i dati IRI nel 2017 le vendite di acque minerali nei canali della distribuzione moderna sono volati a 9,5 miliardi di litri, di cui 7,7 miliardi nei canali iper, super e altre superfici a libero servizio e quasi 1,8 miliardi di litri nel canale discount, con tassi di crescita a volume intorno all’8% in tutti i canali. Il mercato è cresciuto anche a valore ma con un tasso del 7,8%, leggermente inferiore a quello dei volumi. A valore il mercato dell’acqua minerale nella moderma distribuzione è ormai prossimo ai 2 miliardi di euro con prezzi medi, abbastanza bassi, intorno a 0,21 euro/litro.

 

 

 

IL MIX DEI CONSUMI

 

La quasi totalità delle acque confezionate vendute in Italia è rappresentata da acque minerali, mentre le c.d. acque di sorgente e le acque trattate sono del tutto marginali e sono veicolate prevalentemente nel segmento delle acque in boccioni. Le acque piatte (lisce – non gasate, comunemente dette naturali)  rappresentano la categoria più consumata dagli italiani con una incidenza di oltre il 70% sul totale dei consumi in casa, ma la categoria che ha meglio performato è quella dell’acqua effervescente naturale che rappresenta oltre l’11% del totale, superando ora, anche se di poco, il volume dell’acqua gassata. Più marginale è il ruolo dell’acqua minerale leggermente frizzante che conta solo per il 4,8% del totale e, per di più con un prezzo medio più basso.. Le acque gassate e quelle effervescenti naturali  tendono ad essere preferite maggiormente nell’ambito della ristorazione per la loro più elevata capacità digestiva. Un segmento a parte, molto minoritario ma ad alto valore aggiunto, è quello delle acque cd funzionali, cioè con ingredienti particolarmente indicati per particolari funzioni salutistiche, come ad esempio l’Aquavitamin di San Benedetto e Fonte Essenziale di Ferrarelle. Più in generale tendono a svilupparsi i posizionamenti “salutistici” che mettono in evidenza il contenuto significativo di alcuni sali “bènefici” (calcio, magnesio, potassio…) o la caratterizzazione alcalina di alcune acque con ph elevato.

 

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LE VENDITE PER CANALE

 

Il canale di vendita più importante nelle moderna distribuzione per le acque minerali è quello dei supermercati che assorbe oltre il 56 % del totale volumi e quasi il 70% del valore. Al secondo posto per i volumi si colloca il canale discount con il 18,4%, ma con una incidenza a valore di solo il 12,7 %. Segue il canale LSP e infine gli iper. L’insieme di questi canali del moderno reatil  assorbono circa il 70% del totale vendite, mentre il rimanente 30 % è distribuito nel retail tradizionale (compreso il porta a porta), nell’horeca e nel vending , raggiungendo un volume complessivo delle vendite intyerne pari a 13,5 miliardi di litri. L’italia è anche un Paese fortemente esportatore di acque minerali. Tenuto conto di un saldo netto (esportazioni – importazioni) di circa 1,4 miliardi di litri, possiamo pervenire ad una stima globale delle produzione di acque minerali in Italia intorno ai 14, 9 miliardi di litri, record storico del settore.

 

 

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