Se è vero che il solo Prosecco Doc fa oltre la metà del totale, i numeri dicono che il fenomeno ha strabordato dai confini storicamente posti sopra la linea del Po: dall’Emilia Romagna alla Sicilia, è ormai tutto il Paese a mostrare il desiderio insopprimibile di volersi cimentare con le bolle. Perché con una quota export del 70% si può andare veramente lontano…
Poco più di 750 milioni di bottiglie, di cui oltre 600 milioni a denominazione di origine, con una propensione all’export di oltre il 70%. Da una parte il gigante Prosecco, che da solo fa oltre la metà del totale e i due terzi delle Do-Ig, e all’estremo opposto l’80% di denominazioni che non superano i 2.000 ettolitri di imbottigliato, per un quantitativo che rappresenta solo l’1% del totale. Una produzione fondamentalmente sbilanciata sui bianchi, con solo il 4% del totale in rosa e numeri ancor più piccoli per i rossi, concentrati per lo più in piccoli areali e in denominazioni “bandiera”. L’utilizzo, infine, di una varietà enorme di vitigni: oltre alla Glera, mattone dei Prosecchi veneti e friulani, e agli internazionali, come Chardonnay e Pinot nero, cocktail di base per i metodo classico, sono piccoli-grandi protagonisti i vitigni locali, come Lambruschi, Trebbiani, Moscati, Falanghine, Grechetti, Malvasie, Grillo, Nero d’Avola, Negroamaro e Vermentini.
Una dimostrazione inequivocabile che la “febbre da spumante”, accesa dal successo planetario del Prosecco, ha contagiato tutto lo Stivale, spingendo moltissimi territori a cercare (o creare ex novo) la propria vocazione alle bollicine. La fotografia dello spumante italiano presentato nel nuovo “Dossier Spumanti” è stata resa possibile grazie all’elaborazione dei dati che l’Osservatorio del Vino UIV ha ricavato presso gli organismi di certificazione italiani, enti preziosissimi non solo per la loro quotidiana attività di controllo delle produzioni, ma anche per la certosina opera di catalogazione e riordino di dati che rivelano – una volta saldati insieme – la potenzialità di uno strumento straordinario a disposizione di tutto il settore.
Come detto, gli imbottigliamenti di vino spumante in Italia sono ammontati nel 2020 a 5,6 milioni di ettolitri, pari a 750,6 milioni di bottiglie da 0,75. A questo numero si arriva sommando 438 milioni di bottiglie di spumante Doc (58%), di cui 417 milioni di Prosecco Doc, 182 milioni di Docg (24%), 6 milioni di Igt (1%) e il resto di varietali e comuni, questi ultimi stimati (in quanto fuori dai circuiti di certificazione) attorno ai 107 milioni di pezzi. A livello di territorio, e restringendo l’analisi ai prodotti DopIgp-varietali, il più grande bacino produttivo è ovviamente il Veneto: qui non si parla di ubicazione territoriale del produttore, ma di origine territoriale del vino, per cui è più corretto dire che gli spumanti veneti (3,9 milioni di ettolitri, pari a 528 milioni di bottiglie) sono quelli.
A livello di territorio, e restringendo l’analisi ai prodotti DopIgp-varietali, il più grande bacino produttivo è ovviamente il Veneto (tabella 2 e grafico 2): qui non si parla di ubicazione territoriale del produttore, ma di origine territoriale del vino per cui è più corretto dire che gli spumanti veneti (3,9 milioni di ettolitri, pari a 528 milioni di bottiglie) sono quelli più prodotti, con una quota dell’82% del totale (per comodità si considera in questa classifica il Prosecco Doc un prodotto di origine veneta, anche se la produzione è spalmata anche in Friuli e quote importanti di imbottigliamento si registrano in regioni come Piemonte e Lombardia).
Seguono gli spumanti piemontesi (69 milioni di pezzi, l’11% del totale) e quelli lombardi, con una quota del 3%, equivalente a 21,3 milioni di bottiglie. Sopra l’1% di quota altre due regioni: Trentino (12 milioni) ed Emilia-Romagna (8,8 milioni). Da lì in giù solo due regioni sono sopra il milione di pezzi: Friuli-Venezia Giulia (1,3) e Sicilia (1 milione tondo), mentre tutte le altre presentano numeri ancora piuttosto piccoli, comprese big come la Toscana, che con lo spumante denota invece pochissima dimestichezza