Sul mercato svizzero della birra vige da alcuni anni una situazione di quasi duopolio con due giganti (Carlsberg ed Heineken) che assorbono il 75% delle vendite totali nella confederazione. Nella Svizzera germanofona si trovano una ventina di birrerie regionali – spesso a gestione famigliare – di dimensioni relativamente importanti: sono questi i cosiddetti “nani” del mercato. Restano poi le “formiche” del mercato, ossia i produttori artigianali. Il numero delle micro-birrerie (ca. 200 secondo alcune stime) è infatti cresciuto molto rapidamente nell’ultimo decennio e le vendite sono raddoppiate negli ultimi 3-4 anni.
A prescindere da queste previsioni, “la quota di mercato delle piccole birrerie elvetiche continua ad aumentare: stanno raggiungendo una massa critica interessante, anche se attualmente rappresentano meno del 2% del totale del settore”, fa notare Laurent Mousson. Concretamente, si parla comunque di quantità molto contenute. “In Europa esiste una nicchia di mercato molto creativa, che offre diverse possibilità. È proprio ciò che avviene in Svizzera, dove il 2-3% del mercato garantisce il 90% della diversità”. In particolare: bevande più concentrate, miscele inedite, densità rare, gusti e aromi nuovi. Questo valore aggiunto offerto dalle piccole birrerie è salutato dal resto del settore: Marcel Kreber giudica in modo estremamente positivo il loro contributo in termini di diversità. Un vantaggio per il consumatore e per la birra svizzera in generale, segnatamente a livello d’immagine. Pur considerando tali aspetti positivi, questo tipo di birra elvetica varca raramente i confini nazionali, essenzialmente per motivi di costo. A parte qualche eccezione soltanto il 2% della produzione svizzera totale è esportata.
Fonte: www.swissinfo.ch/ita/societa/La_birra_in_Svizzera_e_sempre_frizzante.html?cid=7556400