Di Matteo Minelli fondatore di Birra Flea e Vicepresidente di AssoBirra
Se è stato un anno difficile per tutto il comparto birrario, il mondo delle birre artigianali ha sofferto in modo particolare con una perdita della produzione e del fatturato superiore al 70%, oserei dire anche l’80%. Lo stop della ristorazione ha bloccato i consumi, canale prioritario per i micro-birrifici che si reggono sul rapporto con i distributori diretti.
Parliamo di un settore costituito in gran parte da realtà imprenditoriali giovanili, che contava prima della crisi più di 850 produttori da Nord a Sud con circa 3000 addetti. A seguito della pandemia la produzione ha segnato un calo del 31% (361.000 hl del 2020 contro i 523.000 del 2019), e ha visto anche la chiusura di diverse imprese che purtroppo non sono riuscite a mettere in campo le forze necessarie per sopravvivere. La birra artigianale ha continuato ad accompagnare gli appassionati nei consumi casalinghi con nuove formule rese possibili dall’e-commerce e dalla delivery, grazie alle quali il settore ha provato a reinventarsi. Ma gli sforzi non sono bastati: sono stati soltanto un palliativo che ha dato un po’ di ossigeno alla catena produttiva ma che non è stato sufficiente a compensare la riduzione del fatturato.
Per sostenere questi birrifici, come AssoBirra ci siamo attivati facendo pressione sulle forze politiche e, nell’immediato, interrompendo il pagamento della quota associativa per l’anno in corso. Per il prossimo futuro, invece, cercheremo di mettere risorse importanti per essere pronti alla ripartenza e affrontare le nuove sfide, dalle fiere agli eventi e quant’altro necessario per continuare a valorizzare il prodotto birra. Ma la cosa più importante per calmierare le perdite subite è quella di riuscire a dare seguito a misure ad hoc a favore dei micro birrifici, perché se il 70% è ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti, il colpo di coda non è ancora arrivato e l’effetto della crisi sarà sicuramente prolungato nel tempo.
In questa direzione abbiamo avanzato al Governo le nostre richieste che riteniamo fondamentali per tutelare il settore da qui ai prossimi 2-3 anni. In particolare, chiediamo un’Iva agevolata fino al 2023 per i birrifici artigianali, l’estensione dell’attuale regime forfettario per il pagamento delle accise e la sospensione di queste ultime fino alla fine del 2022. Questo permetterebbe ai birrifici di avere liquidità a disposizione per riprogrammare le attività in ottica di ripartenza. Chiediamo, inoltre, l’abrogazione di norme sulla birra che sono ormai obsolete e anche la costituzione di un fondo perduto per i produttori di birra artigianale che consentirebbe di far ripartire il settore che oggi sta vivendo una crisi davvero profonda.
Non dimentichiamo che il mondo delle birre artigianali negli ultimi anni, grazie alla diversità dei prodotti, ha portato una ventata di novità nel mondo della birra con una curiosità sempre maggiore da parte dei consumatori verso il prodotto e un’accresciuta cultura. Nel nostro settore, la qualità e l’eccellenza della birra e l’efficienza dell’impresa sono strettamente connesse al territorio in cui si vive e produce, e questo binomio è un elemento distintivo sia per l’Italia, perché considerato elemento centrale di una strategia di sviluppo locale, sia verso i mercati esteri per l’apprezzamento della birra italiana. Oggi più che mai, la birra artigianale deve riuscire a mettere in evidenza la sua italianità, che si deve tradurre in una peculiarità capace di coinvolgere tutta la catena produttiva a partire dalle materie prime. Non solo quindi stile italiano, ma anche materie prime tutte italiane.
Per questo chiediamo che la birra artigianale sia regolamentata legislativamente come in Europa e, insieme alla conquista normativa, è indispensabile trasmettere il concetto di birra come prodotto agroalimentare. In altre parole, siamo convinti che ‘raccontare’ quello che si riesce a fare da produttori nel mondo della filiera sia fondamentale e possa rappresentare un cambio di cultura importante affinché il consumatore acquisisca sempre più consapevolezza di ciò che consuma. Un passaggio cruciale, che imprimerebbe nuovo valore al prodotto birra e farebbe da volano per i microbirrifici con un impatto positivo su tutta la filiera.
In questo senso, l’informazione al consumatore finale insieme alla volontà di favorire la crescita di cultura imprenditoriale per i microbirrifici giocano un ruolo determinante. Auspichiamo che nei prossimi mesi il dialogo aperto con il Governo si traduca in misure concrete volte a salvaguardare un settore, quello della birra artigianale, che riveste importanza nell’economia nazionale, insieme a tutto il comparto della birra, ma anche nell’immagine del Paese quale prodotto agroalimentare di eccellenza del territorio. Ugualmente, come AssoBirra, ci impegneremo per riuscire a dialogare e muoverci con unità d’intenti con le associazioni di categoria che rappresentano la birra artigianale in Italia, perché solo il gioco di squadra può riuscire a far ripartire il settore e guardare dunque ad un futuro di crescita.
+ info: Report Assobirra 2020 www.assobirra.it