Rufus è uno di quei cocktail bar che in questo perdiodo non è certo stato fermo, anzi: tra ottimi cocktail e proposte audaci, ha sfruttato gli ultimi mesi. Ne abbiamo parlato con loro bevendo un ottimo Penicillin, a base di Big Peat.
Milano riparte, prima di tutto dagli spazi esterni.
“Questa necessità di stare fuori ha avvicinato Milano alle grandi città europee, con una nuova attenzione per gli spazi outdoor. Da parte nostra, speriamo di dare continuità al servizio all’esterno perché, passando fuori da un locale e vedendo la gente che si gode quell’esperienza, sei molto più stimolato a unirti. Non esiste più la paura di aprire la porta e andare a scoprire qualcosa che non conosci”.
Come vi siete riorganizzati durante questa emergenza?
“Nel primo anno, ve lo dico sinceramente, non abbiamo puntato troppo sul delivery. Ci siamo presi una sorta di periodo sabbatico, come tanti altri hanno fatto. Durante il secondo lockdown abbiamo puntato invece sul servizio da asporto, anche se questo non si sposava troppo bene con la nostra filosofia. Come possiamo offrire la nostra qualità in plastica? È stato complicato, ma tra le cose su cui abbiamo puntato di più (e che ci hanno dato risultati positivi) ci sono sicuramente stati i drink da passeggio. Il cliente prenotava al telefono e noi gli facevamo trovare pronti i cocktail da portare via, è stato un esperimento utile e ben riuscito”.
Quale futuro vedete, a breve termine, per il bartending e per Milano più nello specifico?
“Diciamo innanzitutto che adesso vediamo finalmente la luce. Prevedo un’estate piena e spero anche consapevole da parte del pubblico. Mi auguro che ci sia voglia di divertirsi, questo sì, ma con la giusta testa. Dopo due anni di restrizioni ed emergenza, credo che la gente abbia imparato la lezione… E Milano, la capitale italiana dei drink, dovrà essere proprio il motore della ripartenza”.
foto: MikeTamasco_Ph