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Un miliardo in più nel 2022: il boom degli spirits in Asia


Ancora una volta, la ricerca del benessere psicofisico influenza le scelte di mercato e le abitudini di consumo. Anche quando si tratta di prodotti raramente accostati a uno stile di vita sano e sportivo. Le proiezioni però parlano chiaro: il settore degli spirits nella zona Asia-Pacifico è destinato a una crescita sensibile nei prossimi quattro anni, trainata dalle nuove necessità di soggetti che cercano “soluzioni in linea con la salute e l’integrità fisica”.

PROIEZIONI – Le previsioni parlano di un CAGR (Compound Annual Growth Rate), o tasso annuo di crescita composto, del 5.4%: si tratta di un indice che rappresenta il tasso di crescita di un certo valore in un dato arco di tempo, relativo quindi al periodo 2017-2022. Una fetta di mondo che vedrà il valore del proprio mercato degli spirits gonfiarsi dai 398.2 miliardi di dollari del 2017, ai 517.2 miliardi di dollari del 2022, secondo le ricerche di GlobalData. A questa crescita progressiva hanno contribuito una incrementata attenzione alla qualità della vita, il sempre maggiore utilizzo dei social networks e un deciso cambio di rotta verso una richiesta di prodotti di maggior qualità. Meno contenuto alcolico e più attenzione alla provenienza o all’artigianalità: GlobalData addirittura suggerisce ai produttori di “intercettare il trend proponendo spirits che abbiano ingredienti benefici o dalle proprietà curative”.

SPECIALITY – Australia, Hong Kong, Cina e Nuova Zelanda sono gli stati protagonisti della crescita del mercato della regione, e nei prossimi anni ci si aspetta un incremento significativo del numero di donne consumatrici. Peraltro, la sotto-categoria in maggiore espansione è quella dei cosiddetti speciality spirits, distillati regionali o a forte carattere territoriale, quindi meno noti al grande pubblico e ben distanti da importanti brand di produzione e distribuzione. Addirittura nel 2017 il 79% del valore totale degli spirits nella regione in questione derivava dagli speciality spirits; al secondo posto il whiskey con il 12.6%.

QUALITÀ SU QUANTITÀ – Parag Telsara, analista dei consumi per GlobalData: “I consumatori hanno spostato la loro attenzione su scelte informate e basate sul benessere e la salute, perciò sono più inclini ad acquistare prodotti etichettati come a basso contenuto alcolico, con ingredienti tradizionali o distillati con tecniche storiche. Percepiscono questi prodotti come più sani e di maggiore qualità rispetto a quelli appartenenti al mercato di massa”. Di conseguenza è pressoché inesistente l’ingerenza di un solo brand nel mercato della zona: i cinque marchi principali (Jinro, Red Star Er Gau Tou, Niu Lan Shan, Ruang Khao e Officer’s Choice) si sono spartiti appena il 10% del valore totale delle vendite del 2017. I sei canali chiave di distribuzione nella fascia Asia-Pacifico sono ipermercati e supermercati, negozi al dettagli (convenience stores), locali specializzati nell’enogastronomia, e-commerce, distributori automatici e rivendite generalizzate.

IN CRESCITA – “I consumatori di questa area geografica, specialmente in Australia e Nuova Zelanda, sono disposti a rinunciare alla quantità per la qualità, e cercano spirits che vengano venduti in partite limitate. I produttori dovrebbero quindi concentrarsi su questa categoria come target, implementando botaniche, erbe e spezie native del territorio, per proporre un’esperienza di consumo autentica. Il movimento dei cocktail bar è in fortissima espansione, e di conseguenza la domanda di distillati è destinata a un ulteriore impennata”.

 

Fonte: beveragedaily.com

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