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Sono due piaceri che si possono condividere, quello di andare a cena e al cinema, all’interno del ristorante dell’Anteo di Milano. Miro Osteria del Cinema alza il sipario e ha riaperto i battenti, pronta a ospitare tanti affezionati anche per Natale, guardando un buon film magari accompagnato da una proposta gourmet. L’obiettivo è stato quello di riportare a nuova luce un palazzo che ha fatto la storia del cinema sotto la Madonnina, grazie alla passione di Andrea Vignali e Michele Siepi, i due soci fondatori grandi appassionati di cibo e di cinema.

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Miro Osteria del Cinema si trova all’interno di uno dei primi cinema d’Italia protagonista della rivoluzione culturale del dopoguerra, proiettando opere neorealistiche di forte impatto sociale e i film stranieri, per anni oscurati dal regime. L’osteria è stata ricavata per una sessantina di coperti su due livelli nello spazio che negli anni ’30 era destinato al palco, ai camerini degli artisti e alle luci del Cinema d’Annunzio. Una grande quinta illuminata accoglie chi entra, vero e proprio sipario di un cinema. Intorno il palcoscenico è color rosso porpora, come si usa a teatro, mentre nella sala principale nella parte superiore, un tavolo sospeso apparecchiato, è una installazione che vuole essere un invito ad accomodarsi.

La proposta del menù si lega tout court al linguaggio cinematografico, un pairing dal prologo per gli antipasti, accostando al primo tempo e secondo tempo, sino all’epilogo per il gran finale sui dolci. Non mancano dei titoli icona, come Ratatouille, piatto con zucchine, melanzane e pomodori, L’amore è cieco, tartelletta con zucchine, provola affumicata e basilico, Ciak, il dessert con cioccolato, pop corn, mango, lampone, piatti che cambiano con la stagionalità degli ingredienti. La lista dei vini ha una sezione dedicata ai personaggi del cinema che sono anche produttori di vino, oltre anche qui a rimandi alla settima arte.

A dicembre sarà possibile accedere anche il giardino interno, un luogo nascosto che fa parte del complesso dell’antico convento benedettino del 1496, dominato da un fico selvatico, il “fico del partigiano”, cresciuto in altezza per scavalcare il muro di quello che fu il Palazzo del Fascio e arrivare alla luce. Si tratta di un rifugio all’aperto recuperato dopo un intervento, luogo dove bere cocktail, tra antichi cimeli e bobine storiche riportate alla luce, magari sorseggiando un Vesper Martini, il preferito dell’amato James Bond e diversi altri cocktail “da star” in lista, quando cala la sera sul telo a cielo aperto vengono proiettati tanti classici del cinema.

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