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Per non interrompere la fortunata serie delle competizioni di Miscelazione Futurista organizzata dalla Giulio Cocchi in questi anni con il coinvolgimento dei più creativi barman della nazione e delle case storiche della liquoristica italiana, l’edizione 2020 diventa digitale e si allarga a un pubblico internazionale.

I candidati a esser nominati Miscelatore Record Digitale 2020 dovranno cimentarsi nella creazione di polibibite secondo i dettami tracciati nel primo Novecento da Filippo Tommaso Marinetti e soci per comporre opere d’arte liquide da bere. Due seminari di racconto e istruzione sono stati trasmessi via etere nei giorni scorsi da Fulvio Piccinino e da Roberto Bava, rispettivamente scrittore ed editore della “bibbia” sul tema, il libro “La Miscelazione Futurista – The Futurist Mixology” edito da Cocchibooks.

Fino al 30 giugno, chi vorrà mettersi alla prova, potrà ideare una polibibita (cocktail) originale seguendo i dettami del Neomanifesto della Miscelazione Futurista, filmarne l’esecuzione e – inviando all’email la propria performance – potrà essere pubblicato sulla pagina Facebook della casa astigiana e votare e far votare la propria creazione. Le cinque polibibite più votate (numero dei like ottenuto sulla pagina e giudizio della giuria tecnica) accederanno a una finale virtuale che si terrà il 21 luglio di fronte a una giuria internazionale di professionisti e giornalisti del settore. La finale decreterà il Miscelatore Record Digitale 2020, erede dei Miscelatori Futuristi di inizio Novecento come Marinetti, Barosi, Balla, Depero.

Mai come quest’anno questo stile di miscelazione che esalta l’italianità degli ingredienti (“Noi vogliamo l’uso di prodotti italiani sia liquoristici che gastronomici, per le nostre polibibite” recita al punto 6 il Neomanifesto della Miscelazione Futurista) rivela un’attenzione preziosa verso i prodotti della tradizione nazionale, aiutandone il rilancio anche all’estero. Per tre edizioni infatti, nel 2016, 2017 e 2018, una competizione serrata ha eletto a Torino il Miscelatore Record Nazionale facendo del capoluogo sabaudo (che i Futuristi chiamavano “Futuropoli” per la sua avveneristica architettura industriale e della sua cucina) la capitale indiscussa della Miscelazione Futurista. ll titolo è andato rispettivamente alla barlady Cinzia Ferro, autrice della polibibita Svetta, a Elisa Favaron con La Sfacciata e a Salvatore Vita che ha creato la polibibita L’Elettrodisiaca nell’ultimo grande evento svoltosi al Museo dell’Automobile.

 

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LA MISCELAZIONE FUTURISTA

La Miscelazione Futurista è stata riscoperta in questi anni grazie agli studi del barman ed esperto Fulvio Piccinino e all’opera infaticabile di Giulio Cocchi insieme ad altre case storiche della liquoristica italiana (in particolare hanno sostenuto negli anni questa operazione culturale Campari, Fabbri, Luxardo, Nardini, Pallini, Strega, Tassoni e Vecchia Romagna).  Dal 2014, in moltissimi seminari in giro per il mondo (dal Tales of the Cocktail di New Orleans al MoMa di New York, dal Bar Convent di Berlino al Salone del Gusto di Torino passando per L’Athens Bar Show fino alla Cina) Cocchi e Piccinino hanno diffuso il verbo futurista raccogliendo curiosità e consensi. Nell’ottobre 2014 è stato dato alle stampe un volume bilingue italiano e ingelse “La Miscelazione Futurista – La risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta”, ristampato nel 2016, che racconta l’avventura della Miscelazione Fururista e ricrea le polibibite classiche ed è diventato in brevissimo tempo la Bibbia dei neomiscelatori futuristi, proclamato da New Orleans tra i 10 migliori libri al mondo sul tema del bere miscelato.

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Giulio Cocchi: dal 1891, vermouth e spumanti 100% piemontesi

LA STORIA – Giulio Cocchi era un giovane e creativo pasticciere di Firenze che, a fine ‘800, in viaggio in treno verso Torino, scese ad Asti per denunciare il furto della sua valigia. Stando alla leggenda, Giulio si innamorò della figlia del proprietario di uno dei bar affacciati sulla centralissima piazza Alfieri; sembra che il suo amore fosse ricambiato, visto che ancora oggi quel bar è conosciuto come “Il Cocchi”, punto di riferimento per gli astigiani.

Affascinato dalla tradizione enogastronomica piemontese, Giulio Cocchi scoprì in Asti la capitale del Moscato e una diffusa tendenza ad aromatizzare i vini con erbe e spezie. Vi stabilì nel 1891 la sua attività specializzandosi nella creazione di vini aromatizzati e spumanti, come il metodo italiano Asti Docg o il metodo classico piemontese, oggi Alta Langa Docg. In particolare, creò ricette originali per il Barolo Chinato, diversi tipi vermouth e l’Aperitivo Americano, ottenendo successo e fama in breve tempo.

L’idea di Giulio Cocchi, eccezionale per l’epoca, fu di aprire rivendite autorizzate dove far degustare i suoi prodotti. Nel 1913 c’erano già sette filiali di degustazione Cocchi in Piemonte, che in breve diventano 12. Il nome e i prodotti Cocchi divennero presto celebri in tutto il mondo, come dimostrano i documenti delle esportazioni.

Dal 1978 la Giulio Cocchi fa capo alla famiglia Bava, produttrice di vini in Monferrato e Langa, che ha modernizzato l’azienda ponendo le basi per quello che è tornato a essere un marchio di culto nel mondo. Tra i risultati degli ultimi 30 anni, la difesa del Barolo Chinato dall’oblio e il rilancio del Vermouth di Torino: lo storico Vermouth Cocchi è stato infatti propulsore della rinascita internazionale della denominazione “di Torino” tra i vermouth di alta gamma. Forte anche l’attenzione per il mondo degli spumanti di qualità, sia metodo classico che metodo italiano, e l’impegno per la creazione e valorizzazione della Docg Alta Langa, di cui Cocchi è tutt’ora uno dei paladini più impegnati.

A definire lo stile Cocchi sono la semplicità e l’autenticità: la qualità del vino e degli ingredienti, l’esperienza tecnica centenaria e una passione e una creatività che non sono mai venute meno negli anni.

NOVITÀ 2020: Vermouth di Torino Dry Cocchi Savoy – Nel 2014 Giulio Cocchi aveva collaborato con Erik Lorincz (all’epoca head bartender dell’American Bar del Savoy) e Declan McGurk (bar manager) per la creazione di un prodotto unico, che intrecciasse la tradizionale arte italiana della vinificazione e della botanica con la profonda conoscenza della miscelazione del team di barman del Savoy. A questa seconda edizione aggiornata hanno dato il loro fondamentale apporto Maxim Schulte (The American Bar) ed Elon Soddu (The Beaufort Bar).

Il logo SAVOY, raramente concesso a un prodotto, è stato aggiunto alla base dell’etichetta originale vintage del Vermouth Dry di Giulio Cocchi degli anni Quaranta. La bottiglia è già oggetto di collezione per i barman di tutto il mondo in pellegrinaggio al Savoy.

PREMI E RICONOSCIMENTI – Dal 2012 la Giulio Cocchi è iscritta nel Registro nazionale delle Imprese Storiche d’Italia. Nel 2020 Cocchi con il suo Storico Vermouth di Torino domina la classifica di categoria dell’Annual Brands Report di Drinks International come Top Selling e Top Trending brand. L’Alta Langa Totocorde di Cocchi ha ottenuto il riconoscimento di “Grande Vino” nell’ultima edizione della guida Slow Wine.

+info:
Ufficio Stampa: Marianna Natale

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