Nel fare un blend e tagliare un vino non c’è nulla di male. Il blend è un’arte che deve essere accompagnata da competenza che non può fare a meno di naso, palato e grande sensibilità. Il blend va visto, per certi versi, come un quadro, una composizione musicale che cerca l’armonia nelle sfumature delle tinte e nel concerto delle sue note. Una sintassi di profumi e gusti coordinati dall’esperienza e dalla sensibilità personale.
“Tagliare” il vino è un’operazione antichissima che ha diversi scopi. Si taglia il vino quando si vuole creare un prodotto che possa piacere ad un certo mercato. Vini morbidi e suadenti possono essere confezionati utilizzando uve adeguate in grado di soddisfare questa esigenza. Si mescolano i vini per nascondere difetti o, ancora, per creare un vino dal particolare carattere in grado di emozionare al primo sorso. È BLEND quando a essere mescolato è il 50% del vino come, ad esempio, quando trovate la metà di Merlot e il rimanente di altre uve. È TAGLIO quando a essere utilizzato è solo un 15% del totale del vino. Un sangiovese tagliato con un 15% di Merlot concesso da disciplinare non può essere considerato blend.
Qualche esempio di blend famoso? Dal “Sassicaia” al “Tignanello”, dall’ “Ornellaia” al “Solaia”, fino al classico “taglio bordolese”, ovvero una miscela di uve famose in quel di Bordeaux, Francia, cui i vini sopra citati spesso fanno eco. I vitigni più utilizzati sono quelli internazionali: Chardonnay, Sauvignon, Merlot e Cabernet Sauvignon sono quelli più conosciuti dal grande pubblico e spesso utilizzati per migliorare, smussare le asprezze dei vitigni autoctoni. Ma un blend può essere fatto anche con sole uve autoctone, dove il Ciliegiolo si intreccia col Sangiovese o col Montepulciano d’Abruzzo.
Per saperne di più:
www.vinitalyclub.com/it/esplora/blog/che-cos-e-un-blend