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Cocktail per sorprendere le donne, ma in realtà quello che emerge è un modo di bere sempre più trasversale che ha abbattuto i classici stereotipi di genere. E non da ultimo il mondo della miscelazione ha registrato di recente un costante aumento della presenza di donne dietro al bancone, a sdoganare un universo professionale storicamente maschile.
L’8 marzo è l’occasione per riflettere su questi temi con i protagonisti della mixology della Capitale e scoprire che forse sono finiti i tempi in cui a farla da padrone erano quasi esclusivamente Cosmopolitan e Mimosa. E allora cosa bere per questa giornata speciale?
Il viaggio parte con un nome iconico nel panorama della mixology internazionale, Matteo Zed Bar Manager del The Court: “Non mi piace creare drink a chiamata. Un drink è come un piatto, nasce dapprima da un’ispirazione, poi da un lavoro mentale ed infine un lavoro tecnico, dunque prendo seriamente la costruzione di un cocktail tanto da non fare qualcosa di rosso o rosa giusto per farla. Inoltre la donna moderna oggi non la si può rappresentare con qualcosa di delicato, o dolce o beverino. Sicuramente ci sono quelle che incontrano questo tipo di gusto, ma ormai non si può più fare una distinzione di genere in materia. La donna sa bere, sa scegliere il brand che le interessa e soprattutto ama i drink con più personalità come un Negroni o un Martini Cocktail. Tra l’altro servirebbe più presenza femminile dal mio punto di vista dietro al bancone. Io le prediligo, sono ad oggi più preparate, appassionate, organizzate e leali dei maschietti dal punto di vista lavorativo”.

“Un Martini cocktail adesso è bevuto anche dalle donne nonostante sia per eccellenza il drink secco e forte – sottolinea Mattia Capezzuoli alla guida dello Stravinskij Bar dell’Hotel de Russie – alla stregua di Old Fashioned o Negroni. Certo ce ne sono alcuni che anche a livello cromatico possono ricordare la femminilità come il Cosmopolitan o il Clover Club ma se ne dovessi dedicare uno andrei sull’Elderflower Sour, fruttato e floreale dalla bevuta molto piacevole. Ma soprattutto il tocco femminile è davvero speciale nella mixology e nel servizio perché riesce a cogliere sfumature e dettagli che altrimenti verrebbero persi”.

Sull’otto marzo ritorna Donnie Boy Comparone, Bartender e consulente per la mixology: “Molte donne scelgono di celebrare questa giornata per supportarsi reciprocamente e ricordare l’importanza della solidarietà femminile. Festeggiare con un cocktail non è solo un atto di unità tra di loro, ma anche un piccolo gesto con cui condividere il lusso di prendersi cura di sé in un mondo sempre più frenetico. Ada Coleman è stata una figura pionieristica in un periodo in cui la professione di barman era dominata da uomini. È stata una delle prime donne ad avere una carriera di successo in un settore prevalentemente maschile e ha contribuito a elevare il mestiere del barman a un livello di rispetto e prestigio lavorando come head bartender nell’American Bar del Savoy Hotel di Londra, uno dei locali più prestigiosi della città, dal 1903 al 1926. Il suo lavoro è ancora oggi ricordato e celebrato, e l’Hanky Panky è un classico che si trova nei menu di bar e ristoranti di tutto il mondo. È un cocktail che combina gin, vermouth rosso e un po’ di Fernet-Branca. L’emergere di bartender donne come role model contribuisce a ispirare molte ragazze a entrare in un settore che offre opportunità di carriera e indipendenza economica, specialmente in un contesto in cui la parità economica è un tema centrale. Infatti questa professione permette di lavorare in ambienti dinamici offrendo l’opportunità di viaggiare, incontrare persone e diventare parte di una comunità”.

E a proposito di presenza femminile, Magdalena Rodriguez Salas, Bar Manager dell’Hi-Res, evidenzia come “Oggi non esiste più quella differenza tanto marcata come prima, siamo tutti aperti e ricettivi nel provare e sperimentare grazie al lavoro portato avanti dai media e dagli eventi. Direi piuttosto che attualmente si predilige qualcosa di sartoriale, su misura sebbene dalla mia esperienza noto che le ragazze gradiscono drink più beverini. Dunque una gradazione meno impegnativa o addirittura proposte alcohol free. In questa evoluzione l’apporto è stato dato anche da tante colleghe dietro al bancone che hanno sdoganato un mondo storicamente maschile connotato dal grande impegno lavorativo. L’8 marzo è una giornata dai grandi valori simbolici e il mio suggerimento è di festeggiarlo con un immortale champagne cocktail, in stile French75, con quel tocco sparkling che può introdurre una bella cena”.

Sull’importanza del celebrare questo momento ritorna Riccardo Rossi, Bar manager di Freni e Frizioni: “Credo che alle donne piaccia trascorrere e festeggiare una ricorrenza fuori casa così come piacerebbe agli uomini. Non ho pensato ad un drink in particolare ma vi posso dire che negli anni la differenza tra maschili e femminili si è assottigliata sempre di più. Ci sono tante donne che ne gradiscono uno più forte come un cocktail Martini o un Negroni così, come ci sono tanti uomini che magari bevono più dolce e fruttato. Un cocktail che proporrei però è un French 75, una sorta di Gin Sour con l’aggiunta di champagne. Ovviamente mi viene da pensare anche al Mimosa per via del fiore che di solito si regala in quest’occasione ma, almeno in Italia, è un un pò desueto. Credo che lo Spritz sia il cocktail che accomuna quasi tutti, poi ultimamente vedo da parte delle donne una richiesta maggiore di drink con tequila come il Margarita o simili. Vorrei invece evidenziare come in quanto alla professione, in Italia secondo me siamo ancora leggermente indietro rispetto ad altri paesi, UK e USA su tutti dove dietro un bancone si vede più o meno lo stesso numero di bartender femminili e maschili. E’ un lavoro che ti permette ogni giorno di fare esperienze nuove, di conoscere nuove persone e di lavorare in team e questo credo sia un plus indipendentemente dal sesso e se svolto in locali professionali si possa arrivare ad ottenere anche una buona remunerazione”.

Seguono lo stesso mood le riflessioni di Alessandro Gosti bar manager di Chapter: “Negli ultimi anni la cultura della mixology sta prendendo piede e si è in qualche modo radicata nelle scelte di svago quotidiane quindi si nota anche in celebrazioni di eventi come appunto la festa della donna. Al giorno d’oggi credo che la distinzione maschile/femminile, per descrivere un cocktail sia ormai superata e spesso fallace. Bere dolce viene considerato spesso tipico del secondo caso ma in realtà è una questione di abitudine, per scegliere secco o amaro bisogna saper abituare il palato”.

A narrare l’evoluzione di questo settore Samantha Parente e Claudia Bonavita, bar manager, di Follis: “Si può dire che dopo 13 anni di questo lavoro, sicuramente qualcosa è cambiato, ma non nel modo di bere. Sono mutati gli stereotipi. Come ad esempio il famoso Cosmopolitan considerato un drink non da uomini, lo è diventato solo perché rosa e perché bevuto nella serie tv Sex and the City ma in realtà è comunque secco, aspro e dritto. Quindi non attinente. Negli ultimi anni, fortunatamente, il ruolo del bartender viene visto non un lavoro squisitamente maschile. Certo non una professione leggera, considerati gli orari lavorativi tipicamente notturni e altre problematiche connesse. Ma abbiamo capito, spero tutti, che anche una ragazza può sostenere dei ritmi lavorativi importanti se non magari avere comunque un occhio molto attento nei dettagli in generale. Perché si sà la donna è la donna. Perciò secondo me per questi motivi aumenta il numero della componente femminile che si avvicina al mondo della mixology, vedendo appunto il valore che stiamo acquisendo. E sempre un ringraziamento va alla famosa Ada Coleman la prima bartender che nel 1903 ci ha fatto da apri pista col suo famosissimo Hanky Panky”.

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